Undici

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Skylar's POV:

Homecoming.

Oggi si parlava solo di questo a scuola. Le ragazze erano molto entusiaste, sussurravano e ridacchiavano dei vestiti con cui avrebbero riempito i loro armadi. Mentre i ragazzi osservavano spudoratamente le ragazze, decidendo a chi invitare per il ballo. Ogni singolo corridoio della Crestmont High era sommerso da tutto questo hype.

Era disgustosamente dolce.

Chi era come me avrebbe quasi vomitato arcobaleni e coriandoli solo guardando quei volti di adolescenti entusiasti. Non che fossi contraria a tutto questo, ma la mia mancanza di interesse per tali eventi mi rendeva molto meno entusiasta di chiunque altro.

"Con chi vai, Hanna?" Iniziai a parlare, tenendo il viso con le mani. Inclinando leggermente il mento, quasi sussultai alla forte luce del sole. Le lezioni di ginnastica erano sempre così tortuose.

"Nessuno?" Rispose, sembrando un po' confusa.

"Bene," cominciai, strizzando gli occhi prima di guardarla di nuovo. Eravamo entrambe sedute fianco a fianco su una delle panchine che circondavano il campo da basket. "Nemmeno io avevo intenzione di andarci."

"Non ci vai? Nemmeno con Alex?" Chiese.

Sbuffai in una risata. "Alex? Perché dovrei andare con lui? Sono abbastanza sicura che abbia già invitato una ragazza per il ballo."

Sarebbe stato troppo disgustoso essere l'accompagnatrice del tuo migliore amico, soprattutto all'homecoming. Ciò accadeva solo nelle storie in cui la migliore amica era sexy. Non avrei mai pensato ad Alex in quel modo.

Hanna mormorò qualcosa in risposta proprio quando il coach fischiò forte. Ci fece giocare a basket, il che non sarebbe stato male se solo la mia pelle non bruciasse come un vampiro sotto al sole.

Non capivo come potesse fare così freddo di notte e così spaventosamente caldo la mattina, soprattutto durante le lezioni di educazione fisica. Tanto che sudai senza nemmeno dover fare nulla.

Uscii dai miei pensieri quando vidi il pallone da basket in aria, librarsi verso di me. Ancora un secondo e mi avrebbe colpito in faccia, ma lo presi in tempo e lo lanciai nel canestro.

L'unico problema fu che non finì esattamente nel cestino.

Il coach fischiò annunciando la fine della partita. Strinsi le labbra in una linea sottile e cercai di evitare qualsiasi sguardo accusatorio da parte degli altri giocatori che erano diretti verso di me. E che se li avevo fatti perdere? E poi, chi aveva detto a quel tizio a caso di lanciarmi la palla?

Proprio mentre stavo per andare negli spogliatoi come tutti gli altri, venni fermata.

"Skylar, tu resta qui." Sentii la voce del coach.

Ero ufficialmente morta.

Asciugandomi i palmi sudati sul davanti dei pantaloncini da ginnastica, aspettai che tutti entrassero prima di dirigermi verso il coach.

"Sì, coach?" Chiesi senza fiato.

Se avesse voluto darmi una lezione sui fondamenti del basket, questa volta sarei morta sul serio. Il coach era un vecchio il cui scopo ultimo nella vita era suscitare dentro di noi, anche nelle persone come me, un immenso entusiasmo per lo sport. Non era necessario, ma non avrei potuto mai dirlo a lui.

"Ti dispiacerebbe aiutarmi a rimettere i palloni da basket nella stanza?" Chiese.

Espirai profondamente e annuii. "Certo."

Raccogliendo due palle tra le mani, sussultai leggermente all'impatto contro il taglio su quella ferita. Era guarito abbastanza rapidamente, ma faceva ancora male.

Bitter Heart | ✔ (Italian Translation)Where stories live. Discover now