Quarantasei

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Skylar's POV

Quando mi svegliai, mi resi conto quasi immediatamente che non riuscivo a muovermi. Letteralmente.

Ci impiegai un po' per aprire gli occhi, felice che le tende fossero chiuse e che il sole non rovinasse come uno stronzo l'atmosfera. Tuttavia, quando provai a stropicciarmi gli occhi per spazzare via il sonno, scoprii che le mie mani erano incastrate sotto qualcosa di pesante. Un braccio pesante era appoggiato su di me, il quale, man mano che diventavo sempre più consapevole di ciò che mi circondava, apparteneva a Caden.

La mia schiena era premuta contro il suo petto e a quanto pare la me addormentata non aveva obiezioni al fatto che mi tenesse così vicino. Perché, mi resi conto, mi ero appena svegliata da un sonno davvero piacevole. Non che nemmeno la me appena sveglia avesse obiezioni.

Mi mossi un po' e mi girato lentamente, trovandomi faccia a faccia e deglutendo per la sorpresa quando lo trovai così vicino. Lo trovavo ancora un po' difficile da credere. Che fosse così vicino.

Ricordavo vagamente che c'era una distanza enorme tra noi, sul letto, quando ci sistemammo la notte scorsa. Caden mi aveva perfino promesso che non mi avrebbe toccato, non che io glielo avessi fatto promettere. Non avevo problemi con questo. Cavolo.

Tuttavia svegliarsi con questo era totalmente l'opposto. E, mi ritrovai a pensare mentre lo fissavo, sembrava così in pace quando dormiva. Sembrava così stanco la notte scorsa. Esausto. Speravo che avesse dormito un po' decentemente durante la notte.

Ora che le mie mani erano libere, mi stropicciai gli occhi ed emisi un piccolo sbadiglio. Quasi inconsciamente, la sua presa si strinse un po' intorno alla mia vita, attirandomi più vicino. Vidi le sue sopracciglia aggrottate in un cipiglio, ancora addormentato.

Stava avendo un incubo? Rimasi ferma sul mio posto, fissando. Per questo era passato così tanto tempo dall'ultima volta che aveva dormito bene?

Era l'ultima persona, però, da cui mi sarei aspettato che avesse degli incubi. Tutti temevano Caden Miller. Non era uno che si lasciava avvicinare facilmente. Cosa faceva paura a lui?

Sbattei le palpebre prima di sfiorare lentamente il lato del suo viso con le dita. C'erano così tante cose che ancora non sapevo di lui. C'era così tanto nascosto in un mistero.

Fu quando sentii squillare il telefono di casa al piano di sotto che uscii dai miei pensieri. Per un intero minuto lo ignorai. Ma poi capii che dovevano essere stati i miei, e se non avessi risposto, molto probabilmente mi sarei ritrovata a sentire una ramanzina sul fatto che dormissi troppo. Perché era ormai passato mezzogiorno e la mia famiglia era sempre stata mattutina.

Tutti tranne me, ovviamente.

Imprecando sottovoce, riuscii con cautela a staccare il suo braccio dalla mia vita e a rotolare via. Mi alzai dal letto e lo guardai, cercando di sistemare i cuscini. Era proprio accigliato, il suo viso ora era premuto contro il mio cuscino, ma ancora addormentato. Ci misi tutta me stessa per non tornare indietro e rannicchiarmi contro di lui.

Dio, perché mi faceva sentire cosi bene?

Soffocando l'impulso di sorridere ampiamente come una patetica sciocca, scesi le scale e risposi al telefono.

"Pronto?"

"Skylar, perché ci hai messo così tanto tempo?" Chiese mia madre con la voce da io-sono-sveglia-già-da-ore. "Stavi ancora dormendo?"

"No, mamma," brontolai. "Mi sono svegliata tipo ore fa. Ho anche già fatto colazione. Che succede?" Stavo facendo del mio meglio per sembrare pimpante in questo momento.

Bitter Heart | ✔ (Italian Translation)Where stories live. Discover now