11 - SIAMO COSÌ FRAGILI CHE ANDIAMO MANEGGIATI CON CURA

21 3 0
                                    

La mattina dopo, nonostante i buoni propositi, non è cambiato molto.
Continuava a farmi paura, e, nonostante tutto, credo che se mi fossi alzato e non l'avessi trovata, sarei stato sollevato.Avrei pulito casa, cancellato ogni traccia di lei, altro che Richard Parker.Scambiavamo qualche frase di circostanza, nulla più.Mi chiedeva di cosa mi occupato tutto il giorno davanti al computer, se mi piaceva quello che facevo, e io rispondevo a monosillabi.Di lei non chiedevo nulla.Le passavo il cibo con l'empatia di un secondino.Un po' del giorno la passava dormendo.Era chiaro che non dormiva bene su quel letto orrendo, in un salotto inondato di luce dalla portafinestra, e che il taglio sul braccio e le ferite sulla schiena le facevano male.Allora le ho dato un libro, un blocco e dei pennarelli e le ho lasciato il tablet che tanto aveva già toccato e non avevo intenzione di toccare a mia volta.Forse sarebbero state cose adatte ad un bambino più che a lei.Ma ancora una volta mi ha ringraziato.Leggeva volentieri, e, per quanto mi seccasse fargli toccare le mie cose, gli ho lasciato i libri più brutti che avevo, in modo da poterli poi cestinare.E disegnava bene.Aveva guardato due cose su Instagram e YouTube, e devo dire che aveva una bella mano, oltre che una straordinaria sensibilità nell'accostare i colori.Però non siamo andati oltre.E, forse, la colpa è quasi tutta mia.Ad avvicinarci è stato un po' il caso.Una mattina mi sono preso addormentato.Avevo lasciato il cellulare in salotto, così avevo svegliato lei mentre me ne stavo bellamente a dormire.Con voce timida, senza bussare alla porta o gridare, mi ha chiamato piano.Mi sono collegato appena in tempo per iniziare una call urgente, quindi mi ha salvato da una figuraccia.E non ha battuto ciglio se il caffè le è arrivato alle dieci.Credo sia stata la prima volta che le sorridevo e le dicevo grazie.Poi qualche giorno dopo, è inciampata.L'ho vista cadere in avanti e ho immaginato la sua testa che si fracassava contro il piano in marmo del bancone snack.L'ho afferrata al volo, d'istinto, fermandola per un soffio.Mi sono reso conto solo dopo essermi assicurato che tutto andava bene, di averla toccata.Devo aver cambiato espressione.Lei se ne deve essere accorta, perché mi ha detto: "Stai tranquillo, non sono contagiosa."Sono stati due giorni lunghi.Covavo un rancore sordo nei suoi confronti.La paura sembrava soffocarmi e avevo il cuore che batteva più forte del solito per la tensione.Lei lo percepiva chiaramente.Non sorrideva più, ma a me non importava."Lasciami cadere, la prossima volta.""Come?""Lascia che batta la testa, così ti liberi di me. Se devi stare così, lo preferisco. Non ce la faccio più."E scoppia a piangere.E non so cosa dire.Una persona l'avrei abbracciata, ma lei.Sono stato lì.Immobile ad osservarla.Sarebbe bastato un abbraccio.È così che funziona con gli umani.Lo sai anche tu, no?Specie ora che non abbracci qualcuno da un secolo.Però non ce l'ho fatta."Ehi, Blue..."Riuscivo a dire solo questo.Piangeva talmente forte che copriva le mie parole.Sarebbe bastato abbracciarla, e lo sapevo bene.Ma non ci riuscivo, nonostante tutto.Lo sentivo, la parte non razionale di me lo sapeva, ma non ci riuscivo.Era uno scorpione, un crotalo, non un cane o un gatto.I cani e i gatti li abbracci, i crotali e gli scorpioni, no.È una legge di natura, in fondo."Ti prego Blue."Niente, piangeva a dirotto."Guardami Blue. Guardami, per favore..."Ha alzato gli occhi, pieni di lacrime.Mi rendo conto solo ora che te lo sto raccontando di non aver pensato nemmeno per un secondo a quanto liquido di contagio potessero spandere quegli occhi."Ascolta Blue.Io non ce la faccio.Vorrei non aver paura di te, ma ce l'ho.Ti ricordi quando avevo il coltello in mano?"Ha annuito, piano."Se ora prendessi un coltello e mi avvicinassi con faccia cattiva, avresti paura, giusto?"Ha annuito ancora, tirando su col naso."Ma adesso non ti faccio paura, vero?"Ha fatto segno di no con la testa."Ecco, io ti vedo come un coltello.Mi fai paura.Anche se non mi tagli, mi fai paura.""Perché mi hai salvato, allora? Non potevi lasciarmi?""Non lo so Blue.Non lo so.Non so se smetterò di avere paura.Non so come affronterò tutto quanto.Non solo tu. Il virus, la quarantena, tutto.Non so cosa penserò domani, tra un mese, tra un anno, di tutto questo.Vorrei avere risposte migliori, Blue, ma non le ho.Sono fragile.Fragile, ecco.Ed egoista, ecco.Perché so che sei fragile anche tu.Siamo fragili tutti, in questo momento.E preferiamo rompere le cose e le persone, per la paura di romperci e di finire in mille pezzi noi.Spiamo perdendo tutto, per prima la nostra umanità, Blue.Era una briciola della mia umanità, quella che ti ha afferrato prima.Ed è il massimo che posso offrirti, in questo momento.A te, a tutti, a tutto il mondo qui dentro e là fuori.È tutto quello che ho adesso, Blue.Posso solo chiederti scusa."E, se fosse umana, avrebbe spalancato le braccia dicendo: "Vieni qui."Invece ci siamo solo guardati.Ha sorriso e, ancora una volta, mi ha ringraziato."Cosa dici se metto su il the e apro i biscotti al cioccolato e pere delle occasioni speciali?"Ha tirato su col naso."Lo prendo per un sì."Le ho passato una salvietta per pulirsi il naso.Non ci siamo toccati, ma era forse la cosa più simile a un contatto, dopo che l'avevo presa al volo."Ti posso chiedere un favore?""Sì, dimmi pure.""Mi presteresti un altro libro? O un giornale vecchio.Lo so che te ne ho già chiesti tre, ma li ho già finiti.Una cosa che poi butti."Ci ho pensato un attimo."Tieni. Uto, di Andrea De Carlo, il mio preferito.""Non posso accettarlo, è il tuo preferito.""Questo non è un prestito, è un regalo."Ha sorriso.Ti ho detto una bugia, sai, quando ti ho raccontato che era sempre sorridente.Quello era un sorriso, più bello forse dei suoi occhi."Buonanotte allora.""Buonanotte? Sono solo le nove.""Come ogni sera.""Ti va di vedere un film?""Un film?""Sì, hai presente, quella cosa rettangolare lì sopra... chiamasi tele.""So cos'è un film. Ma io e te?""Io divano e tu branda, non ti allargare.""Va bene così, tranquillo.""Lo hai già visto Dirty Dancing?""No.""Perfetto. Anche perché tanto avremmo guardato quello.""Non lo hai mai visto?""Scherzi? Credo almeno cinquanta volte, e dico sul serio.""E perché lo vuoi rivedere, allora?""Perché, a prescindere dalle domande, lì ci sono tutte le risposte. E poi perché se per qualche motivo l'universo ha deciso che dobbiamo imparare o insegnarci qualcosa, è giusto partire dalle basi."E così abbiamo guardato il film.Io e la ragazza virus.E ci siamo fatti anche la camomilla, dopo.Insomma, non dico come te che magari oggi hai fatto la spesa o potato la siepe, che quelli in effetti sono altri livelli.Però, per me è stato piacevole condividere una cosa così semplice con qualcuno.Insomma.C'è chi ha un cane.Chi un gatto.Io invece ho una ragazza virus, che è tipo un crotalo dotato di buone maniere.O uno scorpione piuttosto arguto.Tipo un unicorno col corno avvelenato.Ma mi accontento.Perché restiamo fragili.Ma la sciocca illusione di non essere da soli, ci rende un pochino meno gracili, no?

COVID-GIRL: Blue, la ragazza virusWhere stories live. Discover now