12 -MI BASTEREBBE ANDARE SULL'ALTALENA

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Guardare i film insieme alla sera ci aveva avvicinato tanto.

In senso figurato, chiaro, perché le distanze continuavo a mantenerle.

Però serviva a conoscerci e forse un po' a capirci.

Non intendo capire cos'era Blue o cosa ci facesse proprio lì, a casa mia.

Però l'avevo vista piangere lacrime commosse con La foresta di pugnali volanti, e poi, dopo qualche perplessità inziale sulla trama, anche con City of Angels.

C'è posta per te lo ha trovato carino, riconoscendogli qualche ottima frase.

Certo, l'offerta in tele non era particolarmente ricca dato il periodo, e io non avevo Netflix o Sky.

Ma ci accontentavamo.

Faceva decidere a me io ogni tanto, tra due alternative quasi valide, le chiedevo quale preferisse.

Avevamo comunque gusti simili, ed ero quasi certo non fosse soltanto un modo per compiacermi.

Aveva un carattere forte.

Ma mi senti?

Sto disquisendo sul carattere della ragazza virus.

Però, in tutta onestà, le riconoscevo personalità, oltre che intelligenza.

Avevo condiviso gli spazi con svariate persone: dai viaggi alle convivenze infelici, dagli appartamenti universitari a quelli dettati da necessità lavorative e posso dire, senza ombra di dubbio, che Blue, per il momento, era stata la coinquilina migliore di chiunque.

Forse certo per una mancanza di aspettative: non mi aspettavo cucinasse o pulisse, o facesse i turni per qualcosa, anzi ero io per primo a impedirglielo.

E non c'era nessun tipo di tensione sessuale, anzi la evitavo come un'appestata.

Però era rispettosa ed educata.

Faceva le cose in punta di piedi, attenta a non invadere i miei spazi.

E, se mi dovessi chiedere se conosco qualcuno che ha vissuto davvero bene la quarantena, ti direi di sicuro che è lei.

Aveva a disposizione molto meno spazio di me, nulla più di un bagno condiviso e qualche metro quadro di salotto con i suoi rumori di frigorifero e vicini in corridoio e sempre illuminato.

Non poteva uscire non solo per la spesa, o per prendere aria sotto casa, ma nemmeno in terrazzo per non farsi vedere.

Però era ingegnosa, e si accontentava del poco che aveva, accogliendo ogni cosa nuova come fosse un dono prodigioso.

Si era ricavata un suo spazio, spostando il pezzo di divano che usava come letto, il mobiletto che faceva da piano d'appoggio, tavolino e libreria, la copertina sintetica che le avevo lasciato in modo da avere un piccolo angolino quasi intimo.

Aveva fatto una sorta di inventario.

Avevo fotografato l'interno dei miei mobili e glielo avevo passato sul tablet.

Aveva studiato e analizzato le foto, e mi aveva chiesto di poter usare delle cose che magari non mi servivano.

Vasetti vuoti e altri piccoli contenitori, una candelina profumata, un nastro che richiudeva non so quale vecchio pacchetto, pezzetti di carta da regalo.

Avevo scoperto di avere in casa cinque forbici e diciotto barattoli vuoti, una plastificatrice di cui mi ero scordato l'esistenza, quattordici quadernetti di varie fogge, due confezioni di pennarelli nuovi.

E così aveva fogli, un portapenne pieno di colori e qualche altro piccolo oggetto da poter usare liberamente.

Gli avevo lasciato anche qualche dischetto struccante, per farci delle palline di cotone da usare come tappi per le orecchie, un trucco che usavo io in viaggio quando volevo dormire tranquillo.

COVID-GIRL: Blue, la ragazza virusWhere stories live. Discover now