CAPITOLI 23 - HIRAM

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"[...] Quando il destino seguiva i nostri passi,
come un pazzo col rasoio in mano."

(— Arsenij Tarkovskij, Primi incontri)


Io non credo in niente.
Non credo nelle stelle, non credo alle stupide superstizioni. Non credo nei folletti né ai trucchi di magia. Neanche in quelli che riescono bene, perché c'è sempre una spiegazione.
Non credo alle promesse delle persone senza un loro tornaconto. Non credo nel Karma.
Non credo in Dio. Non credo alla storiella raccontata ai bambini di un'entità superiore che è in grado di tutto ma non di far scomparire la fame, di far scomparire la guerra. Un'entità in grado di tutto, tranne che non far esistere esseri umani come me ma soprattutto come Ermak Volkov.
Non credo a niente, a parte il battito del mio cuore che si è fermato quando Ermak ha premuto quel grilletto.
Non credo a niente ma, credetemi, non finirà qui.

Non sono una persona romantica, non mi piacciono le cose sdolcinate e non sono in grado di esprimere apertamente i miei sentimenti.
Da bambino ero il più intelligente, il più bello ed anche il più in gamba della classe (ed è continuato così anche negli anni successivi, che sia chiaro) ma ero anche il più schivo, il più timido. Sull'ultimo aspetto ci ho lavorato per un bel po' di anni e in parte sono riuscito a superarlo, ma ho sempre fatto fatica ad esprimere i miei sentimenti. Preferivo farmele le donne, piuttosto che parlarci. Preferivo fare a botte con i coglioni piuttosto che ragionarci. Preferivo tenermi tutto dentro, piuttosto che dire a tutti come mi sentivo.
Questo fino a prima di incontrare Viktoriya. L'unica donna che è riuscita ad entrarmi dentro. L'unica donna che ha fatto a brandelli le mie barriere. L'unica donna che mi ha mentito così spudoratamente.

Sono ventinove ore da quando il mio cuore è morto.
Ventinove ore laceranti perché quel fottuto figlio di puttana ha fatto fuori mio padre. Ci ha fottuti per bene. Dico ci ha fottuti perché voglio credere che anche Viktoriya non ne sapesse niente, perché era con me. Ha vissuto la mia stessa paura.
O ha mentito anche in quello?
Viktoriya è arrivata nella mia vita e l'ha rivoluzionata. In tutti i sensi.
Neanche pensarla con questo nome mi aiuta. Non so più chi è. Non l'ho mai saputo.
L'ho amata ma non l'ho mai conosciuta. Non so quale sia la vera Viktoriya.
Ho provato ad amarla, ho provato a perdonare, ma non posso. Non posso fingere che non sia tutta colpa sua. Queste cicatrici non guariranno mai.
Stringo forte il pugno al pensiero di Viktoriya accanto al corpo di mio padre.
Non doveva andare così.

"E' stata una bella cerimonia, Hiram, per qualsiasi cosa sappi che noi siamo a tua completa disposizione." Una zia, di cui non ricordo neanche il nome, mi stringe forte la mano che stringevo in pugno.
In altre circostanze le avrei fatto notare che non ricordo neanche da quale parte della famiglia proviene, come potrei mai contare su di lei? Ma non oggi. Oggi annuisco e sorrido.
Quello che faccio da stamattina. Annuire e sorridere.
Non ho avuto altra scelta che fare oggi stesso l'ultimo saluto a mio padre. Non potevo scegliere diversamente, la Sebak oltre ad avermi tolto il suo affetto ha ben pensato di decidere anche per me.
"La tua vita è salva. E' tutto ciò che devi sapere per essere grato a noi, ad Ermak ." E' questo che mi ha detto una voce metallica al telefono dopo qualche minuto che Viktoriya è andata via dalla mia vita.
Dovrei essere grato per essere ancora vivo quando il fratello dell'unica persona che io abbia mai amato ha fatto fuori mio padre. Dovrei essere grato di aver vissuto in una bugia.
Dovrei essere grato di cosa? Per aver celebrato il funerale di mio padre "ucciso da un tossico in cerca di grana"? Sì, è stata questa la grande cazzata raccontata dalla Sebak. Raccontata da me. Perché è questo quello che la voce metallica mi ha detto di dire, ed è questo che l'uomo del bar si è assicurato che dicessi quando Viktoriya è andata via e sono arrivati gli sbirri.
Sospiro amareggiato.
Il ricordo di Viktoriya mi accarezza la mente, ma non posso fare a meno di pensare a mio padre.
Non so come farò senza di lui. Mi passo una mano tra i capelli buttati all'indietro e sto iniziando a prendere davvero in considerazione l'idea di iniziare a fumare.

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