9. 'sei troppo in carne', le dicevano

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Sabato 12 novembre

Theodore era fuori casa di Timothee. Aveva ottenuto il suo indirizzo grazie a Karime ed era subito andato da lui per capire cosa fosse successo il giorno prima a scuola.

L'abitazione sembrava molto piccola e curata, con le piantine appese fuori dalle mura, le tende azzurrine appese alle finestre e la grande porta in legno di pino.

Bussò alla porta e una donna, probabilmente di una cinquantina d'anni gli aprì.

<<Ciao? Scusami, chi saresti?>>, chiese la signora al ragazzo.

<<Cercavo Timothee, deve aiutarmi con Scienze>>, rispose.

<<Sì, te lo chiamo!>>.

Aspettò qualche minuto e vide apparire sulla soglia il ragazzo timido.

<<Che ci fai qui?>>, chiese il giovane.

<<Sono venuto per quel compito di Scienze, ricordi?>>, disse l'altro.

Timothee sembrò non capire, poi ci ragionò su, era lì per parlargli. Voleva fingere di non saperne niente e farlo andare via, ma non era una persona così scortese.

<<Sì, mi ricordo. Vieni, entra.>>.

Theodore salutò la donna e seguì l'amico nella stanza.

Entrando nella sua camera, il ragazzo osservò l'arredamento. Una grande libreria di legno chiaro, piena di libri e dvd, era posta sulla parete destra accanto ad una poltroncina blu notte. Le tende verde militare rendevano l'atmosfera molto calda e accogliente. Il letto da una piazza e mezza, coperto da lenzuola bianche candide e piumone di un blu simile alla poltroncina.

Vari poster di gruppi musicali ricoprivano le pareti chiare, biglietti della metro erano sparsi sul comodino accompagnati da una lampada giallo senape.

<<Cosa c'è?>>, chiese cautamente il proprietario della camera.

<<Vuoi dirmi cosa è successo?>>, domandò Theodore.

<<Niente! Cosa ti importa?>>, rispose umiliato Timothee.

Il giovane invitò l'amico a sedersi sul letto assieme a lui, lo guardò negli occhi aspettandosi una spiegazione, ma questa non arrivò.

<<Va bene, non vuoi parlarne, ho capito. Ma devi farlo. Non ti sto costringendo, ma se non ne parli con nessuno non potrai mai sfogarti e vedere chiaramente le cose>>, spiegò il ragazzo, incoraggiando l'amico a buttare giù tutto ciò che lo preoccupava, che lo devastava e lo rendeva impotente.

<<Io non voglio parlarne! Non ho bisogno di nessuno di voi!>>, sbottò cominciando a scaldarsi.

Chinò il capo imbarazzato e frustrato. Odiava che quel ragazzo avesse capito molto di lui. Aveva lasciato che qualcuno si intromettesse troppo nella sua vita e aveva sbagliato.

<<Timothee..>>, lo richiamò mettendogli una mano sotto al mento per farsi guardare in faccia. <<dimmi.. cosa ti fa pensare che io voglia deriderti?>>, chiese con voce pacata.

<<Non lo so! Se vi state avvicinando a me è per un secondo scopo, ne sono sicuro. Vuoi fare finta di essere mio amico solo per scoprire di più su di me e andarne a ridere con i tuoi amici!>>, sbottò.

<<Ma che stai dicendo?! Come ti viene in mente? Se avessi voluto prenderti in giro lo avrei fatto da tempo, ti avrei fatto stare male da subito. Ma non l'ho fatto!>>.

Timothee provò ad interromperlo per dire la sua, ma il ragazzo lo zittì continuando a parlare.

<<So che non ci conosciamo, e non mi aspetto che tu voglia diventare il mio migliore amico. Ma se sto provando a farti sfogare è per un altro motivo!>>, continuò a raccontare. Theodore aveva un tono di voce basso e cercava di trattenere le sue emozioni.

<<Timothee, se ti sto dicendo questo è perchè mia sorella è morta!>>.

Il più timido si rabbuiò a quella confessione. Non si capacitava di averlo visto così sensibile e predisposto a raccontare della morte di una persona a lui cara. La prima volta che lo aveva incontrato si era accorto ci fosse qualcosa in quegli occhi scuri e bui del ragazzo di colore.

Ma non credeva che dietro a quel suo aspetto così vivo e spensierato ci fosse qualcuno che nascondeva il suo dolore agli altri. Il suo sorriso era una maschera, una terribile corazza che aveva imparato a costruire, era come Timothee. Avevano due modi di affrontare le cose, il primo si circondava di persone e cercava di mostrarsi sempre felice e sorridente; il secondo si isolava, si distraeva con i compiti e non permetteva quasi a nessuno di stargli vicino. Due anime sole, differenti, che anche se diverse si somigliavano.

<<E' morta cazzo! Morta! Veniva presa in giro a scuola perchè era cicciottella. Nessuno la voleva come amica, la lasciavano sempre da parte. Era un'anima libera, amava andare in discoteca, amava viaggiare, amava ballare ma nessuna compagnia di ballo la voleva con loro a causa del suo peso, 'troppo in carne' le dicevano>>. Continuò il discorso sotto lo sguardo attento e interessato di Timothee. Il ragazzo lo stava ascoltando, gli stava permettendo di sfogarsi.

<<Inizialmente non gliene importava del giudizio della gente, poi le prese in giro diventarono sempre più frequenti nel giro di un anno. Voleva migliorare il suo corpo, ed iniziò a dimagrire e dimagrire, a mangiare meno, a non assumere troppe calorie. Diceva di stare meglio, di sentirsi accettata, di voler diventare come le sue amiche, magre e belle>>.

Theodore cominciò a farsi scendere qualche lacrima, tremava. L'amico lo strinse incitandolo a continuare. Le parole cominciarono a mancargli, la vista gli divenne offuscata.

<<Qualche giorno dopo, io e mio padre tornammo a casa e lei non c'era. Pensavamo fosse da qualche sua amica, ma non era così. Era andata al teatro dove voleva unirsi ad una compagnia di ballo, il direttore le disse che non andava comunque bene, da troppo grassa era diventata troppo magra e non volevano facesse parte dei loro saggi. Lei disse a quell'uomo che aveva fatto di tutto per migliorarsi, ma non ci era riuscita. La trovarono morta in uno dei bagni del teatro!>>.

Si dimenò, pianse a dirotto, sfogò il suo dolore con una persona che a malapena conosceva.

La prima volta che notò Timothee, capì che era una persona sofferente, che per qualche motivo stava male e non permetteva agli altri di ferirlo.

Il ragazzo abbracciò il compagno, che appoggiò il capo sulla spalla dell'amico. Lo strinse come meglio poteva, con le sue esili braccia gli fece sentire un po' dell'affetto e dell'amore fraterno che gli mancava. Appoggiato su di lui pronunciò altre parole. <<Era bellissima cazzo! Era bellissima, ma la vita è una puttana, deve sempre far sparire le persone buone, mai i pezzi di merda!>>, affermò abbattuto.

Il timido accarezzò la schiena dell'amico facendo scomparire tutto il timore di essere ferito di nuovo. Il ragazzo piano a piano si calmò e rivolse il suo sguardo all'altro.

<<Timothee io non voglio che ti succeda questo, dico davvero! Se vuoi parlarmene, avere un amico di cazzate, io ci sono>>, ammise sincero il ragazzo.

Timothee annuì con un invisibile sorrisino, non gliene avrebbe parlato in quel momento, l'amico era troppo scosso per aver raccontato della morte di sua sorella, ma lo avrebbe fatto.

Secondo Theodore, Timothee non gli aveva detto molto ma gli aveva dato però, la possibilità di parlare apertamente, senza interromperlo. Si erano intesi con lo sguardo e avevano capito entrambi che sarebbero stati rocce gli uni per gli altri.

....

La signora Lemaire, chiese ai ragazzi se avessero voluto fare merenda con le fette biscottate e la crema di nocciole appena acquistata al supermercato, e i due acconsentirono affamati.

Qualche ora dopo ci sarebbe stata la serata karaoke ed era un'ottima scusa per distrarsi e sorridere un po' a ''quella puttana che è la vita'', come definita da Theodore.

Lonely SoulsWhere stories live. Discover now