12. felice, dannatamente felice

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Venerdì 25 novembre

Per l'evenienza Karime e Lucas avevano preso il pulmino di loro nonno in prestito. Un veicolo molto largo da otto posti, adatto a contenere quel gruppetto di persone.

Eric si sarebbe perso la gitarella perchè impegnato con la sua ragazza.

Alle 18 di quel pomeriggio, i ragazzi si radunarono tutti, davanti al parcheggio del condominio dei due fratelli. Lucas sarebbe stato alla guida, affiancato da Dorian, il suo migliore amico.
Nei posti dietro, Karime, Joel e George per la prima fila. Dietro di loro, nella seconda, Timothee vicino al finestrino sinistro, in corrispondenza di Lucas, e accanto a lui Theodore e Arthur.

Timothee era molto entusiasta per quel fine settimana di tranquillità, amava trascorrere le giornate immerso nella natura. Dopo aver caricato i bagagli e aver salutato tutti i loro genitori, partirono per quell'avventura, che si sarebbe rivelata breve ma intensa.

Theodore cercò di fare conversazione con l'amico alla sua sinistra e il ragazzo alla destra. Discuterono del più e del meno, con le solite battute cretine di George e i doppi sensi colti da Dorian, che si rivelò molto simpatico, sotto quella sua aria da duro.

Lucas era attento alla strada, anche se ormai, a furia di andare in quel posto, la sapeva a memoria.
Il vento autunnale scompigliava i capelli di Karime, che se ne stava accoccolata su Joel e si godeva i paesaggi che la bella campagna offriva.

Il timido non ebbe poi troppa difficoltà ad inserirsi nelle conversazioni, parlarono di musica, di viaggi, e di ragazze, anche se quest'ultimo argomento non lo attirava ed interessava molto.
Stessa cosa per Lucas, gay dichiarato, che le ragazze, seppur belle, non le pensava nemmeno.

Dallo specchietto retrovisore potè ammirare la bellezza di Timothee. Quest'ultimo non riconosceva quanto carino fosse, con quelle iridi caramellate e i capelli che continuavano a crescere facendo da contorno al suo viso allungato. Era proprio un bel ragazzo, ma non solo all'esterno, aveva delle belle teorie sulla vita, leggeva libri, studiava. Era raro che nella loro epoca esistessero ancora ragazzi interessati a questo tipo di cose. Quel suo modo di essere lo rendeva affascinante, rapiva la sua mente.
Timothee, accortosi di essere osservato, rivolse l'attenzione a Lucas, che, essendo stato scoperto, abbassò gli occhi imbarazzato.

Il timido però provò a guardare il ragazzo da un altro punto, lo specchietto sinistro della macchina, nella direzione in cui egli era seduto. I suoi folti capelli chiari, tenuti su dalla gelatina svolazzavano qua e là con il vento. Le mani strette attorno al volante e il suo immancabile giubbotto di jeans, a fasciare le belle spalle. Sorrise a quella vista, non si era mai interessato così ad un ragazzo.
Ma continuava a ripetere alla sua testa, 'anche gli amici si guardano così', provando ad ingannare la sua mente.

. . . .

Arrivati in campagna, Lucas parcheggiò aprendo poi le portelle ai ragazzi.
Cominciò a prendere le valigie ed i borsoni dal cofano, distribuendo ad ognuno i propri bagagli.

<<Timothee, tieni>>, disse porgendo al ragazzo la sua roba.
<<Grazie!>>, rispose con un sorriso impacciato che venne subito ricambiato.

Si spostarono verso l'interno, dove un forte odore di chiuso si fece spazio nelle loro narici.

La casa era quasi completamente in legno, ad eccezione delle finestre ampie bianche. Alberi, cespugli, piante facevano da decorazione. Appena entrati scorsero quella che era la cucina. Un grande bancone di legno, fornito di lavandino, cucina, forno doppio, e vari armadietti pieni di stoviglie. Accanto era posizionato un tavolo lungo, tanto grande da ospitare circa una dozzina di persone. Anche le sedie erano di legno, con morbidi cuscini di stoffa poggiati sopra. Le pareti erano ricoperte di piastrelle nella zona cucina, e nella sezione pranzo erano fatte di finti mattoni.

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