04- Addestramento

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Lea lasciò Thomas da solo nell'appartamento e uscì a fare spesa. Il ragazzo si concentrò sulle foto appese in ogni angolo della casa: riconosceva quasi tutte le epoche ma non capiva chi fosse il ragazzo che stava sempre insieme a Lea nelle foto. Era alto, con i capelli neri e gli occhi verde acqua, un colore strano, mentre dai vestiti sembrava appartenere proprio al ventunesimo secolo. Non lo indossava infatti solo nelle foto scattate in quell'epoca, li aveva sempre addosso, sempre in quello stile trasandato, in più il tipo di macchinetta fotografica usata sembrava proprio del Ventunesimo, da quello che Thomas poteva dedurre guardando la qualità e lo stile delle immagini.

Entrò di nuovo in camera sua e, guardando sconfortato l'armadio, decise che avrebbe trascinato Lea a comprare qualcosa. Aveva in tutto tre camicie e ovviamente, la divisa dell'Agenzia. Completamente nera, senza alcun segno di riconoscimento, sembrava una normale tenuta total black, anche se nascondeva più armi di un arsenale.

Thomas sospirò e iniziò a mettere in ordine le sue cose. Una foto con un ragazzo sorridente dai capelli verdi, Lek, fu appesa sopra il letto, vicina a un'altra con la sua Classe alla Scuola; poi altre foto raffiguranti i posti dove era stato nel tempo e nello spazio, due casse modellabili e libri, libri, libri, la libreria di Lea non bastava e alcuni furono impilati per terra. C'era una simmetria inquietante in tutta quelle confusione, quel disordine, quei libri buttati per terra, le foto appese al muro, tutto era speculare, come se qualcuno avesse diviso la camera perfettamente a metà e avesse copiato un pezzo sopra l'altro.

Si buttò sul letto ad ascoltare un po' di musica classica, ecco, quella era una delle sue preferite: il volo del calabrone.

Chiuse gli occhi e provò a sognare, poi li riaprì. Davanti a lui c'era il soffitto, poi la porta, i sogni non venivano, solo calcoli ingombravano la sua mente. Un rumore strano, ma già ascoltato, arrivò alle sue orecchie: la chiave che si girava nella toppa.

Il riconoscimento del DNA dei loro armadietti all'Agenzia era molto più utile e meno faticoso, in più non rischiavi di perdere le chiavi.

"Il pranzo è pronto" gridò Neuma dalla cucina, rovesciando sul tavolo una busta marroncina e rossa e iniziando a tirare fuori dei pacchetti di carta, unti.

Thomas guardò confuso il piatto, iniziando a scartare l'imballaggio di quello che Neumalea aveva chiamato pranzo.

"Pronto?" disse, indicando sconcertato un hamburger con  patatine.

"Ebbene si, confesso, preso da Mc Donald's, prova."

Il ragazzo si buttò letteralmente sul pranzo. Era buono, niente a che vedere con i pasti della sua epoca, e all'Agenzia si attenevano a quelli. Mangiavi esattamente secondo lo stile della tu epoca, nel suo caso era una pessima cosa.

"Dopo pranzo inizieremo: l'addestramento cerebrale è roba seria."

"E' roba da Geniet." sbuffò lui, calcando la voce su roba, che in quella frase risultava quasi gergale. Si alzò da tavola per andare a prendere l'acqua, ma un murò d'aria si schiantò su di lui, facendolo barcollare.

"E' roba seria." ammiccò Lea "e divertente."

Thomas brotolò qualcosa sulla difficoltà di controllare l'aria e sul fatto che sarebbe potuta cadere l'acqua per terra, poi continuò a mangiare.

Appena finito il pranzo lo  fece stendere e cercò di farlo concentrare sul mondo attorno a lui.

"Gli uomini usano il dieci percento del loro cervello. Tu, pive, ne usi il cinquanta, come ogni neo - Agente. Io ti insegnerò a sfruttare il cento per cento del tuo ammasso di neuroni, ammesso che tu abbia un ammasso di neuroni, capito?"

Il fabbricante di dèiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora