26 - Il gioco è iniziato

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"Filippo II di Francia, detto il Guercio." iniziò Thomas "forse non è il caso di chiamarlo così se lo vediamo... mhh... soprannominato Augusto! Si dava poca importanza dicevano."

"E' nato in Agosto e ha vinto tantissime inutili guerre." entrò nella grandissima camera da letto matrimoniale che avevano per quell'epoca e iniziò a cercare vestiti dentro l'armadio.

"Spiegami come fai ad avere abiti medievali qui."

"Tommy! Ogni postazione dell'Agenzia ha vestiti primitivi, dell'epoca greca e romana, orientali, medievali, rinascimentali e della rivoluzione roboumana del 2900. A volte mi dimentico che sei solo uno Stemma Arancione." sbuffò divertita Lea "Saremo mercanti del popolo, profilo basso. Non possiamo atterrare proprio sul punto delle coordinate non so per quale motivo, litiga tu con Headstritch io non ne ho più voglia. Partiremo da Beardeux e arriveremo in un paesino altrettanto sperduto, Chatelier. Siamo marito e moglie, io tengo Léa e tu Thomas Gerardieux, i nostri sono comunque nomi francesi se cambi l'accento."

"Okay." Thomas stava facendo mente locale. "Sei una donna, dovremmo vendere stoffe o lana... stoffe colorate mi ispira di più. Evita di fare la femminista, hai detto profilo basso no? Lascia parlare me. Ti prego Lea, pochi danni, lì danno la caccia alle streghe e una donna come te è facilmente additabile come strega."

Donna. Era una parola così grande da dire, Lea aveva appena diciassette, quasi diciotto anni, eppure era una donna, si. Lo era. Forse da quando aveva dieci anni, da quando aveva impugnato quella lama veramente maledetta, perché sporca di sangue innocente.

Thomas aprì la sua parte dell'armadio e trovò quello che gli aveva detto Lea. Una camicia, casacca e pantaloni di un tristissimo marrone unto. Si vestì e guardò Lea a lavoro compiuto. Sorrise.

"Ti prego. Abbiamo detto di non attirare l'attenzione e quella scollatura farebbe dimenticare a chiunque che hai anche degli occhi." borbottò arrossendo. Non era abituato a dire certe cose.

"Mi hai vista molto più scoperta" sorrise di rimando lei. "In discoteca." Thomas avvampò ancora di più.

"Copriti. Non voglio problemi con gli idioti di quell'epoca. E non voglio dover essere geloso."

"Sei geloso?" Lea alzò un sopracciglio mentre indossava l'illusione. Quella sua di sempre, i capelli castani e gli occhi azzurri di sua madre.

"Naturalmente." le lanciò un mantello. "Come minimo metti questo addosso. O ti allacci quella dannata camicia!"

La ragazza si abbottonò svogliatamente la camicia.

"Dovremmo fare un tratto di strada da soli, poi ci uniremo a una carovana di mercanti." Thomas stava osservando il percorso dalla mappa che avevano chiesto all'Agenzia e memorizzandola. Poi guardò Lea e le diede l'okay.

"Chiedo partenza per il 1223, Beardeux, Francia." annunciò lei all'auricolare. I viaggi nell'iperspazio erano ormai diventati un'abitudine anche per Thomas, che aveva smesso di stupirsi per il vortice inimagginabile di spazio e tempo che li circondava ogni volta per quella frazione di secondo che sembrava racchiudere l'eternità. Si ritrovarono all'interno di un'abitazione fatiscente, circondati da insetti e sporcizia.

"Quando abbiamo detto che la casa ci sarebbe servita solo per arrivare, ci hanno preso in parola." borbottò Lea sarcastica lisciandosi la gonna. "usciamo, abbiamo il carro fuori ed è ora di andare."

"Servirà una giornata di cammino, arriveremo questa sera." disse Thomas. Lì infatti era appena mattina. Era come aver attraversato più fusi orari contemporaneamente, solo che a loro non dava fastidio. L'ora è un'illusione, l'unica cosa che conta è il continuum. E la Storia.

Il fabbricante di dèiWhere stories live. Discover now