12 - Benvenuti nel Bronx di Perugia

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La mattina dopo Neumalea ancora dormiva quando Thomas stava già alla seconda ricerca. Aveva deciso di concentrarsi solo sulla missione e aveva momentaneamente lasciato da parte sia il programma per entrare nella stanza 42 sia la sera prima. In verità appena si era svegliato ci aveva pensato e si era chiesto perché lei dovesse fargli tutto quell'effetto. Si era ricordato la calca di gente, il rumore, il corpo di Lea contro il suo, le sue reazioni irrazionali, gli occhi di lei socchiusi mentre seguiva la musica e il suo sorriso. Ed era vero che quelo che le aveva detto, poteva pure dirgli che era bellissimo ma per lei non aveva importanza mentre per lui quelle parole significavano molto. La conosceva da quanto? Pochissimi giorni eppure dalla prima volta che l'aveva vista aveva pensato che la perfezione dovesse avere il suo volto, nonostante non avesse nulla di simmetrico. Aveva notato anche che la sua testa si stava abituando presto all'asimmetria, probabilmente grazie ance agli esercizi di controllo che faceva dopo aver fatto l'allenamento con Lea. Rise mentalmente a tutti quei suoi inutili pensieri irrazionali e si concentrò su quello che avevano detto all'Agenzia. UN Crirale del 2767 era in quell'epoca, in quella città in quel momento. Perugia non era grande ma quell'uomo sarebbe potuto essere dappertutto. Si fece dare informazioni sull'anno 2767 e scoprì che in quel periodo c'era una cruenta dittatura, tutti gli abitanti avevano un complesso che li faceva nascondere sempre da tutto per paura di trovarsi davanti la polizia e soprattutto in luoghi malfamati perché in questo modo speravano di avere più protezione. Un pensiero attraversò la mente di Thomas così velocemente che non riuscì a catturarlo subito. Si mise seduto a gambe incrociate sulla sedia e chiuse gli occhi cercando di capire cosa gli stava sfuggendo.

Quando apparve Neumalea poteva essere passato un minuto come un'ora e di più. Lei lo guardava confuso mentre si stropicciava il pigiama da uomo.

"Che ci fai già sveglio?"

Thomas stava per rispondere quandpo catturò quel pensiero.

"Oh." disse. Si alzò di scatto. Ovvio. Dannatamente ovvio, aveva avuto la soluzione sotto gli occhi tutto quel tempo e non se ne era reso conto.

Benvenuto al Bronx di Perugia - gliel'aveva detto proprio lei il giorno stesso che erano arrivati. Ecco perché l'Agenzia li aveva mandati lì in quel quartiere e su quelle case. Quelle parole continuavano a rimbombargli in mente. Non rispose a Lea, solo inziò a cercare una cartina di quel posto. La ragazza capì che stava su una pista e si sedette vicino a lui.

"I luoghi abitati da persone equivoche sono la soluzione, ecco perché siamo qui." le disse, iniziando a segnare le strade. Con sua grande sorpesa, Lea gli strappò la proiezione di mano.

"E' inutile che segni queste." gli disse cancellando alcune strada.

"L'hai detto tu che questo quartiere è malfamato e non posso che darti ragione." le rispose.

"Si, io ci sono stata cinque anni fa e allora potevi anche vivere una vita tranquilla, ora è peggiorato visibilmente. Siamo nel 2020 no? Comunque queste strade non ti serviranno a nulla. Il quartiere si divide in parte alta e parte bassa sia sal punto di vista geografico che non. Dal punto di vista geografico non ci interessa." fece scorrere via una linea. "e quelle altre informazioni l'Agenzia non ce l'ha. Io si. Ci ho vissuto per un po'."

"Ti piace proprio il ventunesuimo secolo!" borbottò Thomas seguendo però il ragionamento. "dimmi tutto."

"Esiste Ferro alta e Ferro bassa. Ferro alta non ci interessa, ci sono le ville, le case con i giardini, le signore che si possono permettere i gioielli d'oro vero e i signori che possono permettersi una Ferrari. E' una macchina costosa." gli spiegò. "hai detto che la chiave sono i posti malfamati. Ferro bassa." in tutto questo tempo aveva annerito parti di cartina. "Ferro bassa è tutta un'altra questione. Condomini e case popolari, nient'altro. Quando c'ero io i posti più malfamati erano questa fila di palazzi, questo parchetto, quest'altro." cerchiava i punti mentre faceva scorrere la cartina verso destra e in basso "e queste strade al lato prima del curvone. Penso che ora la questione sia peggiorata e che tutta Ferro bassa sia messa male quindi dovremmo estendere le nostre ricerche. Dimmi come sai che si trova qui."

Thomas le passò il file e lei annuì leggendo. "Sei un genio, perfetto! Non è l'unico quartiere con gente equivoca come dici tu, tra l'altro come ti è venuto in mente 'gente equivoca'" Lea rise "ma se l'Agenzia ci ha mandato qua ci sono ottime probabilità che si trovi in questo posto. Ora vado a fare colazione, vieni?"

"Non faccio colazione" urlò lui "Te l'ho già detto..."

"Ah, già me lo sono dimenticata." rispose Lea. Thomas entrò in cucina e alzò un sopracciglio.

"Okay" continuò lei. "Non me lo sono dimenticata, solo che la colazione fa bene."

"Sta zitta e passami una sigaretta." rispose lui. Neumalea prese un pacchetto e glielo lanciò.

"Non eri tu quello che non trovava il senso di fumare?" ridacchiò con un biscotto in bocca.

"La notte porta consiglio, dove sta l'accendino o come diavolo si chiama quel coso per farle funzionare?!"

"Accedino Tommy. E cerca di non fare queste uscite in pubblico."

"Sei tu quella che ieri si è messa a mischiare danze cronologicamente sbagliate in discoteca." le rispose lui uscendo in terrazzo e accendendosi la sigaretta

"Mi diverto, ne ho il diritto!" urlò Lea dalla cucina. "E puoi fumare anche qua dentro!"

Thomas rientrò e si sedette accanto a lei.

"Hai i capelli spettinati." sorrise lei come rendendosene conto iìper la prima volta.

"Succede." la verità è che quando pensava si passava costantemente la mano per arruffarsi i capelli e già immaginava il disastro in testa. Lea allungò il braccio e affondò la mano nell'ammasso bianco sulla sua testa per spettinarli ancora di più.

"Stai meglio così, fai decisamente meno paura."

"Disse la Geniet con gli occhi arancioni e i capelli grigi...."

"La prima volta che vidi un Generale avevo quattro anni e mi spaventai a morte. Mi sembrava così grande e terribile..."

"Non ti preoccupare" scherzò lui. "tu sei mingherlina e acida, non dai l'impressione di essere capace nemmeno a tirare un destro come si deve."

"Vogliamo provare." Lea lo provocò. Lui rise e si alzò per avviarsi verso camera sua.

"Mi fido tesoro. Vado a cambiarmi e tu vedi di sbrigarti, abbiamo un Crirale da trovare!"

Se avesse avuto la possibilità di vedere il viso di Lea si sarebbe sopreso del sorriso a trentadue denti che aveva appena fatto. In fondo avevano parlato di Alexander solo il giorno prima e lei si trovava in quella città e in quel quartiere maledetto. Ma nulla attirava Neumalea come un criminale da catturare, un ragazzo affascinante e sicuro di se e una pessima idea. Quel giorno si sarebbe gustata tutte e tre le cose.



Il fabbricante di dèiOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz