28 - La caduta degli dei

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All'inizio c'era la Terra naturalmente. C'erano anche tutti gli altri pianeti che giravano incapaci di formare la Vita. Non che la Terra se la stesse cavando meglio, continuava a far nascere tutti quei bellissimi vegetali e qualche animale piuttosto sballato e decisamente non pensante. Insomma, la situazione non era delle migliori e la Storia si annoiava così tanto. Se gli animali non pensavano, lei come faceva a creare qualcosa di carino? Aveva tante idee ingarbugliate in testa e non poterle attuare le faceva solamente diventare ancora più caotiche. Così quando i primi colonizzatori arrivarono non capirono nulla di quello che era successo fino a quel momento perché la Storia era tutta ingarbugliata. Ci misero così tanto tempo a sbrogliare la matassa, per fortuna non se ne accorsero, che il tempo non esisteva. Come faceva a non esistere il tempo? Non chiedetelo a me! Si dice che ancora esista un punto sulla Terra dove il Tempo ancora non esiste. Per saperne di più però dovreste riuscire a trovare un bambino presuntuoso di nome Peter Pan e ancora nessuno è riuscito a trovarlo. Ovviamente l'hanno visto i suoi sperduti, ma loro non tornano mai indietro e nessuno ci può riferire niente di quel luogo che si trova lungo la seconda a destra e poi dritti fino al mattino. Almeno così dicono le cartine, solo che non nessuno è mai riuscito a capire a cosa si riferisse quel lungo la seconda a destra.

Dove eravamo rimasti? Ah, naturalmente, i colonizzatori! Sappiamo veramente poco di loro, solo che venivano da un altro pianeta ed erano immortali. Per loro era normale colonizzare altri pianeti, il loro era decisamente sovrapopolato. Questi però erano diversi. Estrassero l'immortalità da loro e decisero di vivere per un po' e poi andarsene non si sa dove. Erano anche ottimi scienziati e la scienza del loro pianeta era così evoluta da permettere l'estrazione e lo scambio di un genoma senza uccidere l'individuo stesso. La Storia era tutta contenta, finalmente aveva qualcosa da fare. E con esseri pensanti non immortali! Non stava più nella pelle e la prima cosa che creò fu il Tempo. Era un'idea che le frullava nella testa da molto tempo ma non l'aveva mai messa in atto. A che scopo poi? Per degli esseri depensanti? Comunque creò il Tempo, il che a posteriori fu considerata una cattiva idea ma li per li era una novità interessante. Poi i colonizzatori subirono un processo di evoluzione e diventarono uomini, con il Tempo però dimenticarono tutto del loro pianeta natale. Dico con il Tempo perché per divertirsi un po' di più un giorno decise di eliminare tutti i ricordi utili. Quindi l'uomo iniziò la sua evoluzione. Il termine evoluzione riferito all'uomo ha dato molto da pensare a molte persone negli anni Duemila; infatti il passaggio da una scimmia (allora credevano questo) a un agglomerato di esseri con i pantaloni che lasciavano la caviglia scoperta d'inverno e che si lamentavano del freddo, non sembrava esattamente un'evoluzione. Anche nel 4002 fu ripresa questa idea, poi fu dimenticata. Gli uomini del 4002 pensarono che forse dagli inizio c'era stata un'involuzione, ma almeno nella loro epoca nessuno andava in giro con le caviglie scoperte d'inverno.

Il segreto dell'immortalità rimase comunque nascosto in quel punto del continuum dove ancora non esisteva il Tempo, ed era lì che erano bloccati Thomas, Lea, Alexander e Carnis, sul precipizio delle cascate di Reichenbach.

"Perché ci vuoi qui?" chiese Lea.

"Oh, no. Io volevo te qui. Lui è un effetto collaterale." rispose Alexander. Thomas alzò un sopracciglio.

"Se distruggi la Terra distruggerai anche te!" disse Thomas.

"Ecco, si vede che non pensi." Il Crirale sembrava quasi annoiato. "Qui il tempo non esiste! Io distruggo il continuum con questa leva che attiverà il virus nell'aria, la Terra fa boom e tutto torna a questo istante dove tutto è iniziato. Noi saremo la nuova razza. No, non te giocattolino, tu muori."

"Non te lo permetterò, Alexander." Lea si mise a scudo davanti tra i due ragazzi.

Alexander sospirò. Si era preparato così tanto per quel momento, ovvio che aveva pensato a come immobilizzare Neumalea. Esisteva solo un tipo di catene in grado di paralizzare completamente un Agente e lui le aveva appena lanciate contro la ragazza. Subito le molecole e gli atomi di quel congegno di dispersero nell'aria per poi andare a riagglomerarsi addosso alla ragazza.

"Naturalmente puoi liberarti, basta che capisci il codice." Alexander le lanciò il telecomando. Non ce l'avrebbe fatta e avrebbe visto morire Thomas pensando che se fosse stata più intelligente avrebbe potuto salvarlo.

Il Crirale si mise in posizione. Spade. Era così indecentemente squallido. Spade. Come se fossero stati nell'Ottocento o nel Medioevo, come se l'evoluzione non ci fosse mai stata. Ma non semplicei spade. Acciaio bombardato, letale, affilato come un rasoio. La lotta era una danza, tutti e due schivavano, paravano e attaccavano perfettamente. Sembrava la battaglia tra due esseri superiori, tra due titani, tra due dei. Thomas avrebbe potuto vincere su Alexander naturalmente, ma il criminale non aveva intenzione di perdere per nessun motivo e da dietro di Thomas, Carnis lo costrinse al muro. Alexander lo aveva messo all'angolo. Thomas lo guardò. Voleva guardare in faccia il suo assasino, voleva guardare la morte negli occhi. Si toccò involontariamente la cicatrice, sentendosi puntare al cuore la stessa lama che gli aveva sfregiato la faccia. Vide il colpo arrivare al rallentatore, come se il Tempo avesse deciso di renderlo un punto focale della Storia. Non chiuse gli occhi, no. Vide tutto. Vide una scheggia minuta frapporsi tra lui e il suo assassino, gli occhi disperati, un urlo in gola. Non gli arrivò mai quel colpo, lei era stata più intelligente. Thomas si abbassò a sorreggerla, per non farle toccare terra. Era stata Neumalea a liberarsi, a frapporsi tra lui e la fine, facendolo aveva pagato il prezzp più alto.

C'è bellezza nella morte di una dea, nella grazia con la quale il corpo si accascia e la bocca si apre in un sordo gemito di dolore. È come se tutta l'umanità se ne andasse di colpo e rimanesse solo l'alterigia eleganza di chi umano non è più.

"Lea... ti prego" sussurrò a quel corpo che respirava appena.
"Quella parola..." sospirò lei in un rantolo "quella che odio.. È vera.. Sono innamorata di te. È il mio testamento... ragazzino."
Poi chiuse gli occhi. Due metri più in là Alexander continuava a guardare la scena con occhi spalancati e distrutti.
"No... no..." continuava a dire.
Thomas abbracciò quel corpo riversò in modo scomposto su di lui, fino a macchiarsi tutto di sangue.
"Ti odio." le disse "sarei dovuto morire io." le lacrime che aveva trattenuto sgorgarono fuori disperatamente e quando alzò lo sguardo appannato dal pianto, vide la figura di Alexander in piedi, il viso perso e la spada abbassata. Thomas non aveva mai provato il desiderio di uccidere eppure in quel momento era lì, prepotente più del desiderio di morire. Quando il pugnale di Lea centrò il cuore del Crirale e Sophie scomparì nel nulla, scappando, Thomas capì che non c'era nulla di nobile nella morte di un assassino, come non c'era stato nulla di degno nella sua vita. Il corpo di Alexander cadde all'indietro scomparendo nella cascata. Thomas corse a disattivare il virus, poi si girò verso il corpo esanime di Lea. Piangeva, piangeva ma nel suo cuore non c'era nemmeno dolore. C'era il vuoto. Non poteva essere morta. No. Si avvicinò al bordo della cascata pronto per la caduta. Aveva avuto ragione Alexander. Era la caduta degli dei. Ma la Storia, il Tempo, il destino o qualche dio ancora più potente di loro, aveva deciso che Thomas non aveva nemmeno il diritto al dolore.
In un tonfo sordo si ritrovò nel Ventunesimo, steso sul letto come se nulla fosse successo, come se non fossero mai partiti, come se ancora la sua promessa potesse essere mantenuta.
Ti vestirai da punk, da rocker.
Quando torneremo. Dopo che tutto sarà finito torneremo qua. Noi due.
Con una sola, disperata differenza. Lei non c'era. Non era andata alla Stazione, o nell'Ottocento, o a girare per le stradine malfamate con il trucco intorno agli occhi e la sigaretta in bocca. Non era andata a comprare altri biscotti o a litigare con Headstrich vestita da diva. Non c'era. Non c'erano la sua risata sarcastica, i suoi capelli spettinati. Non c'erano i tacchi alti e i vestiti corti, non c'era la sua figura minuta, non c'erano le sue occhiate maliziose.
Non c'era.
Non ci sarebbe più stata.
Non era morta solo la leggenda, era morta Lea, la ragazza, la donna che sorrideva in faccia alla morte.
"Alla fine" disse Thomas a nessuno in particolare, guardando fisso il muro davanti a lui. "Alla fine eri un'eroina."

Il fabbricante di dèiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora