16 - Il Passato 3 - Cosa porta il dolore

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Mi sento veramente cattiva quindi dovrete aspettare ancora un altro capitolo per scoprire quello che succederà a Lea e Thomas, perché sono nei guai e se saranno mai disposti ad essere sinceri tra di loro (e non è nemmeno detto che risponderò a tutte queste domande in un futuro prossimo *inserire risata malvagia qui*). Intanto godetevi questo capitolo sul passato;)


I giorni di addestramentosi susseguivano monotoni davanti a Lea. Vedeva gli altri bambini solo a pranzo e per dormire. Nel suo dormitorio non aveva nessuna amica, le altre bambine la guardavano male e irritate. Provavano a farle dei dispetti ma Lea li prevedeva tutti. La sera quando tutte si allenavano da sole davanti allo specchio con un computer che le correggeva, l'unica postazione dalla quale non si sentiva la voce metallica delle correzioni era quella di Lea, eppure i suoi esercizi erano mille volte più difficili di quelli delle altre ragazze. Le lezioni dell'Agenzia erano rigidamente suddivise per età ma Lea, che di anni ne aveva quattro, si allenava come i ragazzi della Scuola. La Scuola era il sogno di tutti i bambini che venivano presi dall'Agenzia; dai quattordici ai diciannove anni ti addestravi e se eri abbastanza bravo diventavi Agente, in caso contrario andavi a coprire altri ruoli meno importanti nonostante fossero comunque fondamentali per il funzionamento della gerarchia. A Lea da sola, in una stanza insonorizzata, veniva imposto l'addestramento dei ragazzi della Scuola. Aveva quattro anni. Avevano ragione quando, quattro anni prima,avevano scritto che l'umanità non faceva più parte di loro. Le altre bambine vedevano solamente Neumalea, la ragazzina che già si allenava come per la Scuola, non sentivano le sue urla, i suoi pianti disperati in quella sala, quando il dolore fisico e mentale era troppo per essere sostenuto. E Lea non faceva trasparire nulla, tutti i suoi gesti erano misurati, i suoi colpi letali, i suoi problemi risolti correttamente. Se qualcuno l'avesse guardata attentamente si sarebbe reso conto che aveva smesso di ridere, ma nessuno ci faceva caso. L'unica persona con cui parlava era Alexander. Si vedevano durante il pranzo e parlavano di tutto, tranne che dell'addestramento di Lea.

"Neumalea" a metà pranzo c'era sempre l'uomo in blu che la chiamava. Non gli aveva mai chiesto il nome e non era suo interesse farlo. Lui la portava nella stanza insonorizzata e allora Lea si lasciava andare in un sospiro rassegnato. Sentiva l'Agenzia come casa più della sua epoca ma non poteva dire di aver trovato una famiglia se non sorelle gelose e fratelli impauriti. I bambini infatti non si avvicinavano a lei, era più forte di loro e per un maschio questo è imperdonabile.

"Benvenuta Neumalea. Seduta di allenamento numero due del giorno 317 da quando sei arrivata all'Agenzia." era sempre quella voce metallica che l'accompagnava da trecentodicassette giorni. Era passato quasi un anno e alla fine Lea avrebbe dovuto sostenere l'esame con i ragazzi quindicenni della Scuola. Quel giorno una donna in carne ed ossa si presentò davanti a lei. Di solito l'uomo in blu la accompagnava fino ala porta e poi se ne andava lasciandola sola con il computer.

"Cosa vuoi?"

"Sono Trillian"

Lea colse l'ironia di quel nome. Tricia, Trillian. Un nome più spaziale. Quei libri era disponibili nella biblioteca dell'Agenzia e lei li aveva letti tutti e cinque. Non aveva amiche e un sacco di tempo libero la notte quando le altre si scambiavano pettegolezzi.

"Cosa vuoi?" chiese solo. Si domandò se la donna sapesse che lei aveva letto la Guida Galattica, ma non parlò oltre.

"Non ti presenti?" chiese affabile, facendo guizzare i suoi occhi rosso fuoco da una parte all'altra di quella stanza asettica che Lea non si era mai presa la briga di decorare.

"Sai perfettamente chi sono, Tricia."

La donna sussultò. "Come sai...? Oh. Sei la prima che mi ha ricollegato a quei libri."

"Addestramento da Scuola nella testa di una bambina di quattro anni. I risultati sono sorprendenti, ma tu lo saprai meglio di me. Già mi immagino cosa dite intorno ai vostri tavoli." la bimba moderò la voce per imitare un tono pomposo, riuscendoci a metà e rendendo tutto ancora più grottesco. "L'immaginazione e le capacità intuitive presenti nella fascia di età dai quattro ai sei anni combinate con un addestramento fuori dalla norma portano alla creazione di un... mostro."

Quell'ultima parola era stata pronunciata in tono piatto e non ampolloso. Non era più un'imitazione.

"Che cosa vuoi, Tricia mcMillan*" può la voce di una bambina essere sarcastica? Avete mai sentito l'ironia amara dalla bocca di una ragazzina di quattro anno? E' terribile. E' come se quelle parole non fossero sue ma di un adulto forzato a vivere in quel suo piccolo corpo.

"Non possiamo farti fare l'esame senza aver visto che ne sei effettivamente capace."

"Avete il computer."

"Si, ma la commissione ha deciso che è il caso che assista uno di noi alla prova."

"Oh." Neumalea rise tristemente. "Sono un mostro anche per voi, non ci credete perché non volete crederci."

"Non sei un mostro, se l'evoluzione" la voce della donna cercava di essere comprensiva.

"Evoluzione. Peggio ancora, avrete paura di me. Comuneu dimmi, cosa devo fare."

Trillian sembrò momentaneamente riprendere tutta la dignità che aveva perso stando a guardare quella bambina spaventosa a bocca aperta per tutto il tempo.

"Okay. Tecniche di combattimento step cinque e sette. Blocco mentale, capacità di dividere i due emisferi cerebrali e creazione di un muro d'aria." disse con tono professionale.

"Bene. Vieni verso di me" la incitò svogliatamente Neumalea e appena la donna fece due passi la fece andare a sbattere contro un muro d'aria invisibile. Trillian fece una faccia così stupita e buffa che Lea accennò una risata.

"La capacità di dividere i due emisferi cerebrali è compresa nel trucco che le ho appena mostrato."

"Non è un trucco, è una manipolazione dell'aria da parte..."

"Si, si" rispose Lea. "E' un trucco."

La bimba si mise in posizione di attacco a sferrò il primo calcio al manichino umano davanti a lei. Dentro di lei si erano già formati decine e decine di schemi di attacco che avrebbe potuto applicare a seconda della mossa che il computer avrebbe fatto fare al manichino. Gli schemi del computer erano sempre quelli mentre la sua mente da bambina ancora creava schemi nuovi con decisioni marginalmente irrazionali che le permettevano di sconfiggerlo sempre. Sorrise dentro di sè, un sorriso di vittoria. Il giorno del suo compleanno, a cinque anni, avrebbe passato l'esame.



*per chi non avesse letto la Guida Galattica per Autostoppisti e i quattro libri che la seguono. Leggetela, è stupenda. Comunque Tricia McMillan è una terrestre che scappa con il presidente intergalattico Zaphod Beeblebrox (due teste, affascinante, idiota, quelle cose lì...). Girano lo spazio con una nave rubata la Cuore d'Oro (propulsione d'improbabilità infinita**, porte che mettono buonumore, il computer di bordo idiota, un robot depresso incorporato, quelle cose lì...) e Tricia cambierà il nome in Trillian, definito da lei stessa più "spaziale".

**attenzione ad attivarla, potreste essere sommersi da budino o inseguiti da scimmie urlanti volenterose di parlare della sceneggiatura di Amleto o, nel caso del film, potreste trasformarvi in un divano o in dei fiori. Ma il libro era più bello.



Il fabbricante di dèiWhere stories live. Discover now