10 - L'ora è un'illusione

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Lea e Thomas rimasero in silenzio per qualche secondo finché il ragazzo non chiese: "E' così che si divertono?"

"Beh, quando ci venivo io era diverso, stavo con il gruppo di Alexander" Lea sentì Thomas irrigidirsi. "Scusa. Comunque si sta qui a parlare, a bere o a mangiare. Qualcuno va a ballare ma non ne avevo voglia questa sera."

"Okay."

"Sei a disagio."

"No." mentì lui.

"Per tutto il cronospazio! Non serve essere empatici come te per capirlo. E' per Alexander vero?"

"Ho solo un brutto presentimento riguardo a lui." era una mezza verità. Certo il presentimento c'era ma da quel pomeriggio la figura di Alexander era stata un fantasma onnipresente nelle loro conversazioni. Era quel luogo, quel tempo, qualcosa era successo. Un ragazzo si girò verso di loro perplesso e Thomas poteva intuire che era per il loro diverso abbigliamento. Lui poteva avere anche i capelli bianchi, ma aveva addosso una camicia e il tatuaggio non si vedeva perché era dietro la schiena, mentre Lea faceva quai paura con il tatuaggio sull'occhio, il trucco e quell'AA+ bianco sul braccio che sembrava una cicatrice. Thomas avrebbe voluto dirgli che era tutto un travestimento, ma ogni travestimento è un autoritratto ed era vero che Neuma faceva paura e lui era solo un ragazzino che avevano messo al suo fianco quasi a caso. Lea diceva che l'avevano fatto apposta per fare in modo che non scoprisse della sua capacità ma lui ancora non aveva capito quale fosse questa fantomatica capacità. Si limitava a osservare.

"Domani continuiamo l'addestramento" Lea cambiò discorso, poi ripiombò il silenzio. Stavano tutti e due pensando alla missione, all'Agenzia e ad Alexander ma tenevano le considerazioni per loro. Thomas sbottò.

"Okay, no. Mi rifiuto di passare la mia ultima serata libera prima di iniziare la missione in queste condizioni. Neumalea andiamo a ballare."

"Non ne ho voglia, Tommy." Lea accavallò le gambe e prese un sorso di birra

"Io si. Quindi adesso ti alzi, chiami l'Agenzia per una macchina e andiamo, sennò lo faccio io."

Lea si tocco svogliatamente l'auricolare e fece mille scene e smorfie prima di chiedere la macchina e un paio di tacchi. In verità l'idea di andare a ballare non le dispiaceva più di tanto ma non poteva ammetterlo davanti a Thomas.

"E i tacchi per cosa?" chiese lui. Lea lo guardò inorridita.

"Come per cosa? Già il mio abbigliamento nom è adatto, i tacchi sono il minimo! Se bisogna fare qualcosa si fa per bene!" poi , vedendo Thomas ridere, rise anche lei. Quella sera era così, un secondo malinconia e un secondo felicità, un secondo Alexander e un secondo Thomas, un secondo ricordi e un secondo futuro. Le andava bene, aveva imparato a prendere le cose così come vengono, senza pensarci troppo, vivendo ogni singolo momento.

"Sai guidare?" chiese a Thomas.

Il ragazzo non riuspose, solo sorrise e si mise dalla parte del giudatore.

"Imparo in fretta, tesoro."

"Non chiamarmi tesoro!"

"Va bene tesoro." Gli piaceva stuzzicarla, gli piaceva vederla assottigliare gli occhi e storcere la bocca in quel modo così particolare, gli piaceva vederla gesticolare animatamente quando si arrabbiava. Lea alzò la mano in un moto di stizza.

"Okay, okay. Andiamo?"

La discoteca era un caos unico al quadrato.

"Ma che ore sono?" chiese Thomas.

"Penso le una, l'ora è un'illusione..." rispose Lea e, prendendolo sotto braccio, lo trascinò all'interno del locale. Thomas decisamente era a disagio, non aveva mai visto tutte quelle persone in uno spazio in quel modo piccolo, le ragazze svestite che si mettevano in mostra per dei ragazzi che non riuscivano a distinguere un maschio da una femmina per quanto erano fuori. La musica era rintronante e ripetitiva e quei corpi si muovevano improvvisando un ritmo semplice e cadenzato. Lea si avvicinò a lui e iniziò a ballare.

"Coraggio Tommy." le sussurrò attraverso l'auricolare. Era un aggeggino piuttosto utile in caso di rumori molesti, ti permetteva di sentire l'altra persona anche se sussurrava. Thomas prese un respiro e provò ad andare a ritmo di musica. Non ne capiva il senso, non ne capiva il divertimento ma Lea sembrava così a suo agio in quell'epoca che ti chiedevi se veramente era nata mille anni dopo oppure se apparteneva a quel secolo disastrato. Si prese un secondo per guardarla, guardarla veramente come persone, come donna e non solo come leggenda. Era decisamente più bassa di lui, mingherlina, il fisico scattante, così diverso dalle forme morbide di tutte le altre ragazze dentro il locale. Non le servivano gonne corte o scollature per essere attraente, tutta la sua figura era provocante ed estrema, la sua espressione, i suoi movimenti. Avrebbe fatto impazzire chiunque. Si tolse i capelli dalla faccia e sorrise a Thomas, un sorriso non schietto e decisamente malizioso. Si avvicinò ancora di più tanto che i loro corpi quasi si sfioravano. Il cuore di Thomas perse un battito indipendentemente dalla sua volontà e lui si morse il labbro.

Lea ridacchiò.

"Tantissima gente ci sta guardando." gli disse nascondendo il viso sul collo di lui.

"Ci credo sei bellissima." fu un attimo, poi si rese conto di quello che aveva detto. "Cioè, nel senso..."

"E' okay. Anche tu sei bellissimo, non faccio altro che ripetertelo."

Si ma per te non ha importanza - pensò Thomas. Sospirò.

"Vado a prendere qualcosa da bere." le disse e la lasciò in mezzo alla pista. Non che a Lea interessasse qualcosa e non che le mancassero gli aspiranti cavalieri, ma in fondo ci rimase un po' male, prima di ricominciare a ballare con uno dei ragazzi. Thomas andò al bar e chiese della vodka quando gli si avvicinò una biondina sorridente. Aveva troppo trucco intorno agli occhi che stonava con la sua faccia ancora un po' infantile e una scollatura troppo generosa per non essere volgare. Avrà avuto la stessa età di lui e di Neumalea ma erano così diversi. Sul viso di Lea non c'erano i tratti leggermente infantili che ancora si potevano ritrovare in quella ragazza.

"Chiara." gli urlò cercando di sovrastare la musica.

"Thomas." si presentò lui. Il barman hgli servì la vodka che lui finì tutto d'un fiato. Chiara sorrise.

"Ti va di ballare?"

Thomas scrollò le spalle, il che fu un incoraggiamento sufficiente per lei che lo trascinò in pista. La ragazzina gli mise le braccia intorno al collo e si lanciò in una danza che di decente aveva poco. Thomas si chiese perché lo faceva, perché tutto quel bisogno disperato di affetto che lui non avrebbe mai potuto dargli. Per una sera forse, ma non era il tipo e lei non era la sua tipologia di ragazza. Quale era la sua tipologia? Se lo chiedeva anche se lo sapeva già, con lo sguardo che si girava per cercare Lea e la mente assente. Quando Chiara provò a baciarlo decise che era ora di darci un taglio, la mollò in mezzo alla pista con poca grazia, si girò verso il ragazzo che stava ballando con Lea lo spinse via e ricominciò a ballare con lei. Aveva deciso. I problemi alla mattina dopo, e quanti problemi ci sarebbero stati!


Il fabbricante di dèiWhere stories live. Discover now