21 - Questione di priorità

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Atterrarono in camera da letto. Lea si tirò su e si massaggiò la schiena.

"Sappiamo viaggiare nel tempo ma non sono siamo capaci di atterrare per bene."

"Questa volta niente trasloco eh?" chiese Thomas per poi rendersi subit conto che quello che aveva detto non aveva senso. Non potevano mica portare un frigorifero nel 1801!  Si alzò e si sistemò la giacca guardandosi attorno. "Tutta questa precisione è stupenda, mi rilassa".

Thomas si avvicinò allo specchio ammirando soddisfatto la sua elegante e distinta figura. Lea intanto era uscita dalla camera per andare a controllare la posta.

"Si!" urlò dall'ingresso tornando di corsa verso Thomas. Già le si erano distrutti i capelli, il cappello era finito per terra e si teneva il vestito alzato con le mani. Il ragazzo sospirò visibilmente a quella mancanza di stile.

"Cosa?"

"Un ballo stasera, un ballo stasera! Vedrai lo adorerai, io amo i balli di quest'epoca. Ci vogliono buone maniere, compostezza, un buon uso della dialettica ed una certa eleganza innata!" la ragazza stava saltellando per la camera sorridendo e facendo volteggiare quell'enorme gonna.

"Tutte cose che a te mancano." il ragazzo alzò un sopracciglio e si tolse momentaneamente l'illusione. Era perfetto anche con i capelli bianchi, etereo, composto, elegante.

Lea gli fece una linguaccia. "Ti stupirò. Tu invece non sai ballare."

"Non è mai troppo tardi per imparare." rispose Thomas porgendole la mano. Stava cercando di perdonarla per le sue parole di quella sera. Lei faceva come se nulla fosse successo anche se ogni volta che lo vedeva aveva una fitta al cuore e lui cercava di sorriderle e di non essere arrabbiato. Lea si stirò la gonna e gli porse la mano, per togliersi l'illusione con l'altra. Le dava fastidio avere una maschera in faccia quando la persona davanti a lei non ce l'aveva. I suoi occhi si accesero di qualche nervatura gialla mentre Thomas la guardava dubbioso.

"Oh a volte succede, molto raramente. Ma ora... via alle danze." lo trascinò fino al salotto e iniziò a guidare i suoi passi. Ben presto lui capì lo schema e allora iniziarono a ridere tutti e due mentre ballavano. Era tutto in insieme di piccoli passi, saltelli e scambi di partner; i capelli di Lea iniziavano a chiedere pietà mentre Thomas era ancora impeccabile. Si toccavano a malapena e solo le mani. Era così diverso dall'ultima volta che avevano ballato, dalla musica alta e dal ritmo sfrenato, dai loro corpi così vicini e i loro occhi così distanti. Ora si guardavano, non erano imbarazzati, sorridevano in quelle vesti cosìn particolari e persino Lea sembrava a suo agio, nonostante tutto avresti detto tranne che fosse il suo genere. Sotto un Agente ben addestrato rimaneva comunque una donna che a volte riusciva a fare capolino tra la ragazza ribelle e la fredda evoluzione. Thomas lo notò, notava sempre quei piccoli cambiamenti e sorrise involontariamente.

"Quindi Alexander domani?" chiese ad un tratto.

Lea smise di ballare. "Lo vedremo stasera. Sa perfettamente che Lady Elisabeth non può perdersi un ballo a Londra, ci sarà anche lui." si riaggiustò la gonna e sospirò.

"Che ore sono?" chiese Thomas. Lea si riscosse un attimo.

"Tardi tardi tardi tardi tardi. Oh quanto è tardi! Presto che è tardi! Chiama l'Agenzia per la carrozza Tommy, è tardissimo dobbiamo arrivare a Londra!" la ragazza si chiuse in camera. Doveva vestirsi per un ballo dell'Ottocento. Non lei, Lady Elisabeth doveva vestirsi. Per prima cosa si rimise l'illusione, poi cercò un vestito elaborato. Ne trovò uno dorato e bianco, lo guardò e rimase soddisfatta. Elegante, sobrio nonostante il colore e perfetto per una donna del suo rango.

"Tommy!!! Il vestito."

Stranamente nessuno brontolò ma quando la porta si aprì davanti a lei c'era un drone.

Il fabbricante di dèiWhere stories live. Discover now