8. Incontro inaspettato

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Era ormai mattino, non avevo dormito tutta la notte ripensando a quanto accaduto la sera prima, Marcus era qui con me, in camera mia, sapevo che non era un'allucinazione.

Mio fratello era venuto da me per cercare aiuto e io come sorella maggiore mi sentivo in dovere di scoprire quanto successo, dovevo assolutamente dimostrare che mio padre non era un mostro.

Oggi essendo domenica, ci sarà il primo turno di mia madre. Dopo la reazione avuta in seguito la notizia di mio padre, le sembrava logico passare più tempo con me, nello stesso reparto, la sua idea folle mi sembrava solo un orribile incubo dalla quale dovevo uscirne alla svelta.

Passai tutta la notte a girovagare per il reparto, da una saletta all'altra e per fortuna in compagnia del mio migliore amico.

Verso le sei e quarantacinque, io e Bryan dalla sala tv ci spostammo in saletta fumatori.

-"Vuoi una sigaretta?" Chiese Bryan.

-"Volentieri grazie, ho lasciato le mie sul comodino e non ho voglia di andare a prenderle". Risposi strofinandomi gli occhi dal sonno.

-"Fra quindici minuti arriverà tua madre, sei nervosa?" Chiese Bryan porgendomi il pacchetto.

-"Si, non mi va giù questa sua scelta, sai che non ho mai avuto un buon rapporto con lei e vederla anche girovagare nel mio stesso reparto non sarà facile." Dissi a Bryan sbadigliando.

-"Già, posso solo immaginare quanto sia difficile per te".

Passati alcuni minuti sentimmo suonare il campanello d'entrata, sapevamo cosa significasse. Mia madre è arrivata. Alcuni minuti dopo la luce del corridoio si accese e dalla porta della saletta sbucò lei.

-"Bryan!" Esclamai.

-"Xila, che succede?" Chiese Bryan spaventato.

-"Mia madre non sta bene". Dissi aprendo la porta della saletta fumatori per dirigermi verso di lei.

Bryan senza pensarci due volte mi seguì.

Entrò in stanza barcollando, a malapena si reggeva in piedi.

-"Mamma! Mamma! Che cosa succede?" Le chiesi cercando di appoggiarla sulla sedia.

Mi inginocchia davanti a lei, appoggiai la mano dietro la sua nuca per reggerle la testa, i suoi occhi erano lucidi e il suo alito puzzava di alcool.

-"No, non dirmi che hai riiniziato a bere!" Dissi cercando conforto nello sguardo del mio migliore amico.

-"Xila aspetta, vado a prenderle un bicchiere d'acqua". Disse Bryan dirigendosi in cucinino.

-"No, non ho bevuto, ho solo un calo di zuccheri". Mentì lei.

Non potevo crederci, il suo primo giorno in questo reparto e si presenta ubriaca fradicia, doveva prendersi una pausa, non sono l'unica ad 'averci rimesso la salute mentale, anche mia madre aveva bisogno di aiuto, non era facile affrontare la perdita di un figlio e un marito.

Non ci volle molto prima che la sala si riempisse di infermieri provenienti da ogni reparto, si riunirono in torno a mia madre, alcuni le davano supporto, altri ormai li sentivamo far rapporto telefonico ai medici di picchetto. Stavolta l'aveva combinata proprio grossa.

Io e il mio migliore amico ci spostammo in sala fumatori, ci sentivamo a disagio davanti a tutta quella gente, non volevamo dare l'impressione di due ragazzi ficcanaso.

Passarono due ore, il tempo che mia madre impiegò per riprendersi, nel frattempo in sala arrivarono anche i tre medici di picchetto che ne io ne Bryan conoscevamo. Bisbigliarono fra di loro, non era difficile per me e il mio migliore amico pensare alle conseguenze di quell'avvenimento.

-"La licenzieranno, non è vero?" Chiesi a Bryan guardandolo negli occhi.

-"Purtroppo è molto probabile, si è presentata sul posto di lavoro sotto effetto di alcool, poteva mettere in pericolo la sua vita e quella degli altri, pensa se avesse somministrato un medicamento sbagliato ad 'un paziente". Rispose Bryan analizzando i fatti.

-"Si, hai ragione, da una parte sono sollevata perché non dovrò più vederla". Dissi osservano mia madre da dietro una porta di vetro.

La Signora Laffingher si alzò dalla sedia e con lo sguardo basso, si fece spazio tra medici e infermieri per dirigersi verso l'uscita.

-"È tutto così complicato." Sospirai, sentendomi esausta.

-"Lo so." Rispose Bryan, con tono serio. "Ma affronteremo tutto insieme, come sempre."

Accettai le sue parole con gratitudine, sapendo che avevo un amico su cui contare in ogni momento.

Con il passare delle ore, il reparto riprese la sua routine, come se nulla fosse accaduto. Ma dentro di me sapevo che le cose non sarebbero mai più state le stesse. E quel giorno, nel silenzio dell'ospedale, capii che la vita ci avrebbe riservato molte sfide, ma che avremmo affrontato ognuna di esse con coraggio e determinazione, perché, alla fine, è così che si sopravvive nel mondo, stando uniti e affrontando le tempeste con la forza della propria volontà. E io ero pronta a farlo, con Bryan al mio fianco e con il ricordo di mio fratello Marcus nel cuore.

Room 43Where stories live. Discover now