14. Percezioni

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Il sole scaldava il mio corpo e la musica che stavo ascoltando riusciva a farmi sentire bene, nonostante tutto quello che stava accadendo nella mia vita e in reparto.

Bryan e Luca rimasero leggermente indietro, meglio così, almeno per un po' non mi sentivo vincolata a socializzare con qualcuno, nonostante si possa pensare il contrario a primo impatto, sono una persona che preferisce stare per le sue, odio il contatto visivo, le situazioni sociali e soprattutto mia più grande caratteristica, odio il ritardo e i cambi di programma all'ultimo minuto, mi fanno veramente infuriare e stare male psicologicamente.

Posso essere molto coinvolgente quando voglio o almeno, quando mi riesce con naturalezza. Se so di dover incontrare persone o dover andare in un ambiente che non conosco, vado in tilt, devo prima ricercare il luogo dell'incontro su internet per farmi un idea visiva e non arrivare li completamente spaesata, per di più, devo far mente locale e organizzarmi su argomenti da trattare, in modo da non sembrare idiota o associale, se fosse per me, starei piantata lì in piedi, immobile ad 'ascoltare anche più discori alla volta, senza sentire il bisogno di intervenire ma, vorrei sembrare normale agli occhi degli altri.

Ogni tanto mi sale il dubbio che io possa essere autistica ma questo ormai, sarebbe solo un altro nome da aggiungere alla mia lista dei disturbi.

Eh vabbè, questa sono io, provo a cambiarmi e a migliorare ogni singolo giorno ma è veramente difficile e fuori dal mio controllo, l'ansia mi accompagna ormai da tutta la vita e ovviamente, non è evidente riuscire a cambiare uno stato d'animo che ormai si è come codificato nel mio cervello, come se fosse l'unica parte di me che conosco e che potrà mai effettivamente esistere. Ho pensato tante volte alla morte e ho anche provato a farla finita ma in fondo, se sono ancora qua è perché in quel momento sapevo che non era ciò che davvero volevo. Non voglio scomparire dalla faccia della terra, vorrei solo godermi la vita e riuscire a fare anche le cose più banali, come andare a fare la spesa ma, anche solo quello, per me è già un'impresa, le luci, la gente, gli odori di vari alimenti che si mischiano l'uno con l'altro, il rumore dei carrelli e il bip-bip dei prodotti quando vengono passati sulle casse, per me è infernale, ma si continua, si resite e si prova ad andare avanti fino all'ultimo, sono fatta così, devo farcela nelle cose, devo farcela per me.

Dopo alcuni minuti e dopo tutti questi pensieri, arrivammo finalmente davanti l'entrata della palestra, da fuori si potevano già vedere altri pazienti che, aspettavano dentro l'inizio dell'attività. Quest'oggi, si trattava di una bella partitina a basket.

-"Bryan, sei pronto?" Esclamai tutta elettrizzata.

-"Ne ho per caso scelta?" Disse lui completamente demotivato.

-"Dai, non fare così, entriamo e divertiamoci." Cercai di caricarlo.

-"Va bene, andiamo!" Rispose un po' più convinto.

Salutammo Luca che ovviamente, ci avrebbe aspettati lì di fuori tra una sigaretta e l'altra.

Il tempo trascorse rapidamente e di colpo si fecero le cinque e mezza, uscimmo dalla palestra consapevoli di ritrovarci Luca.

-"Eccovi qua! Allora come è andata?" Chiese l'infermiere dagli occhi blu.

-"Molto bene grazie!" Risposi io.

-"Si confermo! Disse Bryan. "Ci voleva sfogarsi un po', mi ha fatto proprio bene, grazie a tutti e due". Aggiunse lui.

-"Visto? Te l'ho detto, mica ti rompo le scatole a random!" Esclamai rivolgendomi al mio migliore amico.

-"Beh, su questo avrei da ridire." Disse Bryan ridendo.

-"Sono contento che sia andata bene ragazzi, ci dirigiamo in reparto?" Chiese Luca.

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