17. Nel labirinto delle emozioni

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Lasciammo la saletta fumatori e portammo le tazze di caffè in cucinino, per poterle lavare.

Ci dirigemmo verso il corridoio, il silenzio sembrava avvolgerci come un mantello oscuro, interrotto solo dal suono monotono delle nostre scarpe che battevano sul pavimento.

Arrivati davanti alla porta della stanza di Halley, esitai per un istante prima di affrontare la visione dell'interno, ancora segnato dall'orrore. Dovevamo farlo, non potevamo permettere che la paura ci paralizzasse.

Entrai con Bryan e Dylan al mio fianco, affrontando il gelo che avvolgeva l'ambiente. Era come se l'ombra della morte stesse ancora lì, in attesa di stringerci nelle sue fredde braccia.

Ci guardammo intorno, cercando di cogliere qualsiasi dettaglio che potesse darci qualche indizio su ciò che accadde. La stanza era così vuota, priva di qualsiasi traccia utile.

-"Dobbiamo trovare qualcosa che ci possa aiutare a capire cosa successe qui." Disse Bryan, rompendo il silenzio angosciante.

Annuii, concentrandomi sui dettagli apparentemente insignificanti che potessero gettare luce sulla situazione.

Ogni angolo della stanza sembrava gridare il vuoto, senza offrire alcuna risposta alle nostre domande.

Dylan si avvicinò a quella che fu la scrivania di Halley, guardando con occhi pieni di dolore il luogo dove poco prima la sua amica, giaceva in agonia.

Le lenzuola erano state cambiate, la stanza pulita, ma l'odore del terrore persisteva nell'aria.

-"Dylan, troveremo chi le ha fatto questo." Disse Bryan con voce ferma, cercando di infondere un po' di speranza nel cuore del nostro ormai amico.

Dylan annuì, ma il suo sguardo rimase vuoto, perso nei ricordi di quella terribile mattinata.

Continuammo a esaminare la stanza, scrutando ogni centimetro quadrato nella speranza di trovare qualche traccia utile.

Il destino sembrava aver deciso di celare la verità tra le pieghe del mistero.

-"Forse dovremmo parlare con gli altri pazienti." Suggerii improvvisamente, cercando una nuova strada da seguire.

Bryan e Dylan annuirono, accettando la mia proposta con una determinazione rinnovata. Forse le risposte che cercavamo non si trovavano nei confini angusti della stanza di Halley, ma nel labirinto delle vite degli altri pazienti.

Ci incamminammo verso le altre stanze, pronti a confrontarci con i demoni nascosti che si annidavano nelle menti dei nostri compagni di sventura. Era un rischio che dovevamo correre, perché la verità era l'unica via che avremmo potuto seguire per trovare giustizia in memoria di Halley e Brad.

-"Ciao ragazzi!" Esclamò una voce proveniente dal fondo del corridoio.

Tutti e tre ci girammo improvvisamente e davanti a noi trovammo Micael.

-"Ciao!" Esclamammo in coro stupiti.

-"Allora? Come ve la passate?" Disse lui poggiando due valigie che portava appresso.

-"Micael, sei tornato?" Chiese Bryan.

-"Si! Esattamente cinque, dieci minuti fa, sono stato in farmacia per la solita prassi d'entrata." Spiegò lui.

-"Ma, quindi, sei stato rilasciato?" Chiesi io.

-"Beh, così si direbbe, l'ho detto a tutti fin da subito che, non c'entravo niente con la morte di Brad." Rispose.

-"Abbiamo saputo del maglione che la polizia ha trovato in camera tua." Approfondì io, guardando Bryan e Dylan.

-"Ricordate il motivo del mio trasferimento in questo reparto?" Chiese lui.

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