Sedici

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Mi sveglio. E ho detto tutto. Perché sì: il semplice svegliarsi è da me considerato come un miracolo ogni santa mattina.

Alla sera vado a letto con la voglia di scomparire per sempre, ma al mattino mi sveglio, ancora viva, con una testa sulle spalle e con una coscienza sì e no presente. E tutto questo, ribadisco, per me è già tanto, tantissimo.

Mi massaggio la fronte e sbadiglio. Perché la scuola deve iniziare così presto? Chi ha inventato questa regola? Ah, se solo lo sapessi gli farei patire le pene dell'inferno, compreso il bagnarsi le maniche della felpa mentre ti stai lavando le mani. Dico io: esiste una cosa più fastidiosa di ritrovarsi della stoffa bagnaticcia e gelida a contatto con la pelle dei tuoi polsi? Semplice: no.

Mi infilo la felpa e mi sistemo un po' i capelli. Ho l'abitudine di non legarli mai, perché oltre detestare la mia immagine con i capelli raccolti, spesso, sciolti, mi aiutano a nascondere il mio viso nei momenti di puro imbarazzo. Li considero un po' come delle tende, pronte a darmi un minimo aiuto per estraniarmi dal mondo che tanto mi agita.

Scendo al piano di sotto e mi accomodo al tavolo con Eddie, ancora mezzo assonnato. Lo saluto con un leggero mormorio e mi siedo accanto a lui per fare una minima colazione. Non ho molta fame oggi, non credo di sentirmi al massimo. Sono stanca, un po' frustrata e in più ho questo mal di testa che mi sta uccidendo lentamente.

Mangio a malapena un biscotto e butto giù un po' di succo d'arancia, prima di rimanere ferma immobile sulla sedia, con lo sguardo perso.

«Tutto ok?».

Alzo lo sguardo su Eddie, ha capelli neri un po' scompigliati. Noto che non ha messo il gel, di solito se ne mette sempre un pochino, tanto per tenere in ordine la sua acconciatura, ma si vede che oggi è una giornata svogliata pure per lui.

«Sì abbastanza...» mormoro, spostando nuovamente lo sguardo sul vuoto.

«Sicura? A me non sembra»

«Ho solo un po' di mal di testa, non ti preoccupare»

«Forse è meglio che tu rimanga a casa da scuola, non credi?»

«Mamma non tollera che io rimanga a casa, tranne nei casi in cui sono moribonda»

«Quando torna dal lavoro puoi sempre fingerti moribonda»

«No, meglio di no. Ci ho già litigato qualche settimana fa perché sono tornata a casa tardi...»

«Ti sta tenendo ancora il muso, vero?»

«Oh eccome».

Annuisce, mentre divora l'ultima cucchiaiata di Corn Flakes.

Ci alziamo entrambi e ci dirigiamo verso la porta di casa, claudicanti e avvolti dal sonno che ci supplica di tornare ai nostri letti.

Sembriamo entrambi usciti da un film su un'apocalisse zombie, ma non saprei dire chi dei due in questo momento interpreti la parte dello zombie e chi, invece, quella dell'audace umano sopravvissuto, mezzo tartassato da ferite sanguinanti e morsi profondi. Insomma, siamo entrambi messi molto male.

Infilo la giacca, le scarpe e avvolgo il mio collo nella morbida sciarpa di tassorosso, prima di uscire nella gelida aria di gennaio.

Se non fosse per il freddo e per la scuola, amerei completamente l'inverno, ma a causa di questi due fattori lo apprezzo solo in parte.

Trovo però che tutte le stagioni siano belle. Ognuna ha dei pro, ma anche dei contro, ovvero tutto ciò che qualsiasi avvenimento, oggetto o azione della nostra vita possiede.

Ci saranno sempre degli aspetti positivi, in tutto, così come anche dei negativi, l'importante, però, è soffermarsi su quelli buoni, o almeno così mi aveva detto Charlie...

La Fantasma ~E l'articolo NON é sbagliato~Where stories live. Discover now