Diciotto

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Mi reggo al muro vicino al cancello della scuola, il fiato corto e le gambe che tremano in continuazione.

Non posso credere a quello che ho visto. No... Non posso assolutamente crederci. Quello non era Eddie, quello non era mio fratello. Lewis si stava baciando con qualcun altro, Eddie in quel momento era sicuramente sulla strada di casa, lontano da scuola e da quel corridoio.

Mi metto le mani nei capelli e scuoto la testa rapidamente e con insistenza. Voglio sparire, dividermi in piccole particelle e volare via nell'aria gelida dei primi di febbraio, libera da ogni peso, come se non fossi mai esistita.

Sento che mezzo mondo mi sia crollato sulle spalle e che mi stia trafiggendo con le sue rocce e le sue montagne. Ora si spiegano moltissime cose, talmente tante che non saprei quale considerare per prima.

«Zilly, tutto ok?».

Sobbalzo e sposto lo sguardo su Eddie, terrorizzata. Lui è accanto a me, una mano posata sulla mia spalla e lo sguardo piuttosto preoccupato.

Cerco di ricompormi, di non guardarlo con occhi pieni di dolore e specialmente di non gridargli contro di tutto e di più, spinta dal mio sbigottimento.

«Sto bene...» mormoro, cercando di scostarmi con finta innocenza da lui e dal suo tocco

«Zilla, dico davvero, non hai una bella cera, qualcosa è andato male a scuola?»

«No, ti ho detto che sto bene» stavolta rispondo scocciata, incapace di trattenere ancora il mio risentimento.

Eddie ritrae velocemente la mano. Dal suo sguardo posso intuire che sia molto confuso e angosciato, ma non mi preoccupo di rassicurarlo.

Mi volto e inizio a camminare diretta verso casa, lo sguardo puntato sui miei piedi e l'andatura spedita.

Eddie si affretta a seguirmi, e a tenere il passo. Non parla, anche lui tiene lo sguardo puntato sul cemento del marciapiede. È pensoso, una lieve riga solca la sua fronte tenuta aggrottata. Mi chiedo a che stia pensando... Forse sarà qualcosa legato a me e al mio "strano" modo di comportarmi.

Smetto di guardarlo di nascosto e mi concentro sulla scena che ho visto da poco. Ecco perché Eddie non si è mai fidanzato, ecco perché non ha mai mostrato interessi nonostante avesse l'intera parte femminile della scuola ai suoi piedi: gli piacciono i ragazzi, è gay.

Incrocio le braccia al petto, d'un tratto consapevole di tutte quelle uscite in eccesso che faceva, e che io avevo ingenuamente giustificato come "uscite a scopo esclusivamente sociale". Ma sociale un cazzo, andava da Lewis, dal suo "amico" Lewis, questo è poco ma sicuro.

Tiro su con il naso e mi strofino la punta congelata per scaldarla leggermente. Con la coda dell'occhio lo sbircio ancora: è come prima, sguardo basso, fronte aggrottata, occhi pensierosi ed espressione preoccupata. Mi chiedo se stia iniziando a sospettare di qualcosa, ma se anche fosse così, cosa farebbe? Ormai l'ho scoperto, non ha più niente da nascondermi.

Il mio cuore si stringe al pensiero legato al verbo "nascondere". Perché non mi ha detto nulla? Perché mentirmi e andare avanti a fingere di essere semplicemente poco interessato all'amore? Forse non si fida di me... O forse crede che io sia un'omofoba. Ci siamo da sempre raccontati tutto, persino le cose più pesanti, più dolorose o difficili da trattare e accettare. Perché questa volta no? Cosa ho fatto di sbagliato?

Mi stringo il petto cercando di ricacciare indietro le lacrime.

Non sono omofoba, sostengo accanitamente tutte le idee legate alla LGBT e sono la prima a dire che l'amore sia corretto in ogni sua forma, e che non esiste nessuna formula "maschio+femmina=giusto=normale".

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