Ventinove

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Seduti sui divanetti della biblioteca, io e Charlie si scambiamo occhiate divertite tutte le volte che la mia lingua si inceppa. Sono intenta a leggergli un libro, precisamente "Le cronache di Narnia", ma dato che non sono mai stata abituata a leggere ad alta voce, la mia lingua continua ad arrotolarsi su se stessa, costringendomi a fermarmi, tornare indietro e rifermarmi, all'infinito.

Ho sentito dire che nella nostra scuola ci sono professori di Italiano che amano fare leggere testi di antologia ai propri alunni, davanti a tutta la classe. Per non si sa quale grazia divina la nostra prof non ha mai fatto così, preferisce leggere lei alla classe, donando l'intonazione giusta ai discorsi diretti o ai testi scritti in prima persona. Se solo avessimo avuto uno di quei professori di Italiano di quella categoria, sarei sicuramente già morta. Non oso immaginare cosa riuscirei a combinare durante una lettura davanti ai miei compagni, è probabile che sverrei di faccia sul banco, ritrovandomi la scritta "Rebecca puzza" stampata sulla fronte al contrario.

«Non sei ancora stufo di ascoltarmi?» borbotto, chiudendo con un botto il libro

«Ti ascolterei per ore e ore».

Roteo gli occhi e sprofondo con la testa nel suo petto. Fuori dalla biblioteca, provenienti dai corridoi, si odono gli schiamazzi, le urla e le risate dementi degli altri alunni, tutti intenti a fare gli idioti durante l'intervallo.

Una volta avrei sicuramente detto che l'intervallo fosse l'ora che detestavo di più, per via di tutto quel casino e quella folla di persone riversate nei corridoi. Adesso, invece, penso sia una delle ore che preferisco di più, perché posso isolarmi dal mondo, ma isolarmi dal mondo con Charlie, è ben diverso.

Inizia a impastarmi le guance, neanche fossero fatte di una pasta soffice e morbidosa. Solo Eddie era l'unico ad avere il permesso di giochicchiare con le mie guance paffutelle, ma di recente l'ho dato anche a Charlie, anche se non ho idea di cosa trovi di attraente nelle mie guance...

«Zilla?».

Il mio nome mi riscuote dai miei pensieri.

«Dimmi»

«Hai sentito del... Ballo?».

Dio, 'sto ballo, perché tutti si ostinano a parlarne? Oggi, nella mia classe, fin dal primo istante, tutte le ragazze hanno iniziato a parlarne, sognando a occhi aperti i vestiti eleganti, le scarpe e i trucchi che si sarebbero messe per attirare le loro crush. Insomma, tutte stronzate da aggiungere all'annuario delle stronzate. Persino Margot, dalla quale non ci si aspetterebbe una vita sociale alquanto movimentata e ludica, è caduta nel tranello del ballo. Adesso non fa che parlare di fermagli per capelli da quattro soldi e anelli con diamanti fake presi sulla prima bancarella a portata di mano e scontati al 90%.

Anche io ho dovuto cercare di allontanarmi dal tranello, rispondendo a tremila domande sul ballo con un "no, io non vengo".

«Sì, ne ho sentito parlare fin troppo» sbuffo «un ritrovo di gente vestita elegantemente, ma con un cervello di livello diverso dal loro ambizioso modo di vestire».

Attendo una risposta da parte di Charlie, che sia un appoggio, una risata, una concordanza, ma non arriva niente, solo il silenzio più assoluto.

Sento che ci sia sotto qualcosa di strano, lo deduco dall'insolita atmosfera che si è appena formata.

«Charlie?» mi volto e alzo la testa per guardarlo.

E' arrossito, i suoi occhi guardano altrove e le sue mani sono scivolate via dalle mie guance. E' come... terribilmente imbarazzato...

Lo fisso, confusa. Sulle prime non riesco a capire cosa gli stia accadendo e da cosa derivi tutta questa sua improvvisa vergogna, ma, alla fine, una consapevolezza pesante quanto l'ancora della Jolly Roger di Capitan Uncino si fa strada in me.

La Fantasma ~E l'articolo NON é sbagliato~Where stories live. Discover now