Venti

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«Dimmi dove lo hai messo, ora».

Sono irritata, ho perso il mio braccialetto preferito, lo stesso che fu raccolto da Charlie tanto tempo fa, agli inizi di una relazione di cui non sapevo ancora la piega che avrebbe preso.

«Zilla, ti ho già detto che non l'ho preso io».

Lewis mi guarda imbronciato e con lo sguardo offeso, mentre tiene le mani nella tasca della felpa di Star Trek che gli calza lievemente larga.

É sabato pomeriggio, sono passate all'incirca tre settimane da quando ho chiarito con Eddie il discorso sulla sua relazione con quel ragazzo. Da quando si é sistemato tutto, improvvisamente é spuntato fuori Lewis, adesso passa molto più tempo a casa nostra, anzi, volendo proprio guardare viene qui quasi tutti i giorni.

Mi viene un po' da sospettare che fosse Eddie a non volere che Lewis venisse qui, per il semplice motivo che magari, vedendolo sempre a casa nostra, iniziassi a capire e a rimuginare qualcosa, ma mi rendo conto che tutti questi siano giudizi completamente infondati. Mi sento una stronza a solo pensarlo, a puntare il dito a casaccio contro qualcuno che può essere tranquillamente un angioletto con la lira e i boccoli d'oro. Decido perciò di ritirare tutte le accuse e lasciare il povero Eddie in santa pace.

«Lewis, avanti! Ti conosco troppo bene!».

Fa spallucce, ha l'aria simile a quella di un santo, tant'è che riesco a scorgere una lieve aureola formarsi sopra ai suoi capelli biondicci.

Lewis é così, é tanto timido e taciturno, ma quando rientri nelle sue grazie diventa la persona più simpatica e dolce di sempre, una vera e propria anima della festa.

So che ha rubato il mio braccialetto per farmi uno scherzo, a lui piace stuzzicarmi e farmi ridere. É entrato così tanto in confidenza con me che, nonostante non l'abbia mai guardato negli occhi più di tanto, ci parlo volentieri e gli voglio molto bene, ancora di più ora che fa parte della vita sentimentale di mio fratello.

«So che ce lo hai tu! Prima di andare in bagno lo avevo appoggiato sul letto accanto a te e guarda a caso adesso é sparito»

«Non sono stato io a prenderlo!»

«Ah sì? E allora chi? Il Colonnello Mustard in veranda con la spranga? Oh aspetta, magari il Professor Plum in cucina con il veleno!».

Sghignazza e mi rendo conto di quanto la sua risata, anche se calda e vivace, non si avvicini minimamente a quella di Charlie.

«E va bene mi hai scoperto» sorride e sfila le mani dalla tasca della felpa, rivelando il mio braccialetto nel palmo della sua mano.

Lo prendo, soddisfatta, neanche fossi stata Sherlock Holmes e avessi appena risolto uno dei più importanti e difficili casi dell'intero pianeta.

Eddie entra nella mia stanza con un vassoio pieno di leccornie, tra cui patatine e bibite di ogni tipo.

«Scusate il ritardo, non trovavo i popcorn» dice, porgendomi una delle tre ciotole contenenti quei soffici fiocchi bianchi e salati.

«Te l'ho detto tre volte che erano sulla mensola vicino al frigo» constato, mentre aggrotto la fronte quasi contrariata.

Eddie alza gli occhi al cielo. Lo fa sempre quando sa di avere torto, piuttosto che dire «hai ragione», come ci si aspetterebbe da tutte le persone normali. Ma gli Allen, si sa, vivono un po' nell'orgoglio, una brutta bestia tanto quanto onorevole.

Si accomoda accanto a Lewis, dal lato opposto al mio, porgendogli con gentilezza una ciotola di popcorn.

Li spio con la coda dell'occhio, attenta a non farmi beccare. Si stanno guardando con affetto, un immenso affetto, riesco quasi a percepire come un magnete potentissimo che gli sta lentamente avvicinando, fino a farli incollare. Eddie lascia un piccolo bacio sulla guancia di Lewis e posa la testa sulla sua spalla, le guance leggermente rosse e gli occhi rivolti altrove per il lieve imbarazzo. Dio quanto sono carini! A furia di guardarli mi sento un'esplosione di melassa, zuccherini e caramelle, tant'è che sento di star per avere un attacco di diabete.

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