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Giulia.

In casa tirava un'aria di tranquillità, ognuno stava preparando la propria cena dopo una lunga settimana di lezione e una puntata molto intensa.

All'improvviso, qualcuno ha deciso di rovinare tutto con il suo malumore sempre presente.

<<Non posso tenere la porta aperta e non posso parlare. Dimmi tu quello che devo fare, non credi?>>

Dico con un tono di voce pieno di risentimento e disprezzo.

<<Se fosse per me andartene. Sai com'è... stai sempre a rompere i coglioni.>>

Roteo gli occhi verso il cielo.

<<Alessandro, sei tu che sei sempre dove devo essere io, è diverso.>>

Stringo forte il bicchiere che ho in mano, evito di lanciarglielo addosso con violenza.

<<O forse è il contrario, Giulia?>>
<<Smettila di fare la bambina e non rompermi il cazzo, grazie.>>

Facci un lungo respiro prima di rispondere.

<<Hai fatto tutto da solo, sei tu che rompi il cazzo a me Alessandro. Possibile che non sia ancora chiaro?>>

<<Io eh? Non tu.>>
<<Perché tu sei la principessa del cazzo, amata da tutti, che non fa e dice mai niente.>>

Sgrano gli occhi. Questa situazione non mi piace, ma non posso farci niente.

<<Alex, ti rendi conto della figuraccia che stai facendo, vero?>>

Appoggio il bicchiere sul davanzale prima di toccare il fondo. Troppa tensione potrebbe portarmi a dire o fare qualcosa che non va veramente bene.

<<E tu ti rendi conto di quella che stai facendo tu, o vuoi lo schemino?>>

<<Alex, smettila...>>

<<Ma smettila tu di rispondere, che almeno stai zitta e fai un favore a tutti.>>

Lo sguardo di tutti ricade nella mia direzione. È abbastanza visibile il mio volto spiazzato, i miei occhi sbarrati, anche un pochino lucidi.

Non voglio compassione da parte dei miei compagni, non voglio scuse e giustificazioni da parte di nessuno.

Voglio silenzio, lasciare questa stanza senza che nessuno venga in mio soccorso... voglio stare sola e non ho intenzione di sentirmi dire che non è vero.

È ogni giorno la stessa storia, io che faccio qualcosa, lui che puntualmente mi riprende. Come fosse mio padre.

E odio questo suo comportamento, il
disprezzo, il ribrezzo, del suo sguardo.

Siamo tante persone, capisco che non possiamo andare tutti d'amore e d'accordo. Convivere a questa età è abbastanza complicato, compromette molte belle amicizie che potrebbero formarsi.

Però questa situazione è completamente diversa, più difficile e a questo punto non risolvibile.

Non c'è stato un fatto, un litigio importante che lo abbia portato ad odiare me e ogni cosa che faccio o dico così tanto.

Siamo entrati e la situazione era già così, insostenibile.

Io vado d'accordo con tutti, e lui anche. Poi ci incontriamo e basta uno sguardo per cominciare ad urlarci contro e fare casino, dando fastidio anche ai nostri compagni.

<<Giulia, posso entrare? Se vuoi stare sola, dimmelo...>>

<<Luigi entra, non preoccuparti, lo sai che puoi venire quando vuoi.>>

Anche se per me è un grande sforzo, ma non voglio voltargli le spalle.

<<Ci sei rimasta male?>>

<<Forse un pochino, ma ci sono abituata. E poi sarà sempre così... ormai ho perso ogni minima speranza, sono proprio stufa.>>

<<Io ho provato a parlarci, ma adesso non vuole proprio saperne niente.>>

<<Beh, avevi qualche dubbio?>>

<<No, però ho voluto provarci. Ho visto la delusione più totale nei tuoi occhi, non ci ho visto più.>>

Sorrido.

<<Non può deludermi una persona del genere, mi dà semplicemente fastidio ciò che dice su di me.>>

<<Comunque, bando alle ciance. Il tuo piatto di pasta è ancora sul tavolo e aspetta di essere mangiato... mi fai compagnia, mangiamo insieme?>>

Annuisco.

<<Oddio hai ragione, sto morendo di fame, andiamo ti prego.>>

Gigino, come faccio ad essere delusa?
Come può deludermi una persona con cui, l'unica cosa che ho fatto, è stata discutere.

Come posso essere delusa da una persona che non conosco, della quale non so minimamente nulla, se non che mi odia...

Al massimo delusa da alcuni miei compagni, che in circostanze più importanti e gravi, non sono intervenuti in mia difesa.

Però le delusioni nella vita credo siano altre, quindi faccio finta di niente e vado avanti. Come sempre.

<<Con il compito? Come va?>>

<<Molto bene. Anna è venuta a trovarmi durante le prove, mi ha rassicurato, dicendo che le piaccio e che semplicemente voleva sentire qualcosa di diverso, tutto qui.>>

<<È stata carina nel venirti a parlare... cioè, non credo sia da tutti.>>

<<Non lo credo neanche io e mi ha fatto molto piacere, poi comunque il pezzo è già pronto, sta andando benissimo alle prove.>>

<<Vabbè ma che ti aspettavi? Io ti ho sempre detto che sei brava, secondo me una delle più forti qua dentro.>>

<<Sì, ma non nel mangiare. Mi passi un tovagliolo, per favore?>>

<<Diciotto anni, tu? Ma per favore... guarda quella povera felpa come l'hai combinata.>>

<<Luigi, fatti struccare da Carola vai, prima che ti meno.>>

Magnifico difetto// Alex WyseWhere stories live. Discover now