Diamond 1

1K 43 1
                                    

Colui che combatte con i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro.
Friedrich Nietzsche

In seguito a un anno da quell'inferno chiamato matrimonio, la mia vita divenne un mosaico di grigi e neri.

Fui costretta a pronunciare quei voti nuziali non perché il mio cuore lo desiderasse, bensì poiché la vita decise di tessere una tela di ingiustizia intitolata "La Promessa", una tela che io, contro la mia volontà, fui costretta a indossare.

Indossai l'abito bianco, ma la sua purezza venne distrutta dal peso dei ricordi e dalla consapevolezza che lui, lo psichiatra n. 7, non avrebbe mai camminato al mio fianco.

Nel giro di un anno di matrimonio, la villa che avrei dovuto chiamare "mia" rifletté solamente la solitudine. Ogni stanza incominciò a condividere l'eco delle risate che mai avrei condiviso con quest'uomo.

Un anno di torture.
Un anno di sofferenza e dolore ingiusto.
Un anno di lacrime.
Un anno dalla morte dell'unico uomo che sia mai riuscito a insinuarsi nel mio cuore e ad appropriarsi della mia mente.

Sento i suoi passi.
Sento le chiavi rigare la parete.
Sento il suo respiro.

<Diaaamooond>

Sento la sua voce.
La sua presenza.
L'oscurità che aleggia attorno alla sua aura.

È qui.
È vicino a me.
Mi sta raggiungendo.

Il respiro mi iniziò a mancare.
Le palpitazioni accelerarono.
La sudorazione aumentò.

<Dove sei piccola mogliettina?>

Sono in bagno.
Chiusa a chiave.
Con le braccia ricoperte dal mio sangue.
Una canottiera bianca addosso e un paio di pantaloni neri.

Vorrei parlare.
Urlare.
Ma la voce non mi diede retta.
La bocca non volle obbedire ai miei ordini.
Le mani e le gambe mi parvero immobilizzate.

Deglutii a vuoto.
Fissai con insistenza i miei polsi.

Quelle gocce. Quelle dannate gocce di una lucentezza strabiliante, rosse, rosse come questi capelli.

Ne raccolsi una con il pollice e avvicinai il dito alla luce. Lucente, brillò a contatto con la lampada.

Sentii i suoi passi farsi più vicini.
Sentii il suo respiro.

<Apri!>

La porta vibrò a contatto con i suoi colpi, la fissai e rimasi lì, immersa nel mio sangue.

<Diamond, non te lo ripeterò nuovamente. Apri.>

Non risposi, rimasi seduta al suolo.

Presi nuovamente la lametta ed effettuai un altro taglio vicino al precedente, sentii il freddo sprigionarsi a contatto con quest'ultima, chiusi gli occhi per assaporare quel momento.

Mi sentii catapultare in un'altra dimensione, per un'istante dimenticai Eros e non udii quei colpi insistenti.

Appoggiai la testa alla parete e lasciai il braccio cadere al suolo, il polso pulsava e il calore del sangue mi riscaldò.

Aprii gli occhi e fissai il mio braccio oramai ricoperto solamente di rosso, era bello, dannato. Segnato dal mio peccato, dagli errori che mi condussero a una simile vita.

La porta si ruppe aprendosi dinanzi a me, alzai gli occhi e lo vidi, quell'occhio bianco, quei capelli color neve e la cicatrice sulla guancia, vestito completamente di nero.

The Promise 2Where stories live. Discover now