Eros 16 (parte 2)

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Quando tornai alla villa, erano circa le tre del mattino. Aprii la porta lentamente, facendo attenzione a non fare rumore per non svegliare Diamond.

Varcai la soglia e chiusi la porta alle mie spalle. Tolsi il cappotto e mi avviai verso la cucina con l'intenzione di prendere un bicchiere d'acqua. Tuttavia, appena attraversai il corridoio, vidi l'ombra di una persona.

La seguii con lo sguardo finché non vidi una figura femminile, avvolta in un pigiama, con i lunghi capelli sciolti, di fronte alla vetrata che si affacciava sul giardino e la luce della luna ad illuminarla.

<Diamond?> la chiamai, avvicinandomi.

<Dove sei stato?> domandò, senza voltarsi verso di me. Non risposi e mi fermai a pochi passi da lei. <Da lei?> continuò, voltandosi nella mia direzione. <Proprio non riesci a stare senza la tua "ninfetta"?> affermò, incrociando le braccia al petto e pronunciando l'ultima parola con evidente disprezzo.

<Mi stavi aspettando?>

La mia piccola Helianthus non ha dormito per aspettare me?

Sorrisi e le sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. <Questa è gelosia, little red rose?> sussurrai a pochi centimetri dalle sue labbra.

Mi guardò negli occhi per un'istante prima di distogliere lo sguardo. <No.> disse, alzando le spalle con il broncio. <Ma non voglio che tu soffra ancora per lei. Non voglio più vederti in quello stato a causa sua.> concluse, sciogliendo le braccia e guardandomi con serietà.

I suoi occhi sembravano brillare sotto alla luce argentea della luna mentre le sue labbra erano lucide e pronte per essere baciate.

<Pensi di potermi proteggere?> domandai, accarezzandole la guancia e inclinando la testa per poter osservare ogni sfumatura di colore nei suoi occhi.

<Non penso, sono certa di poterci riuscire.> disse, stringendo la collana di mia madre e mostrandomela. <Proprio come avrebbe fatto Denise.> aggiunse, guardandomi da sotto le ciglia.

Alternai lo sguardo tra lei e la collana. La aprì girando lo specchietto verso di me. <Guarda> disse, e io obbedii, osservando il mio riflesso nella collana di mia madre. <Cosa vedi?> domandò, stringendo la mia mano e avvicinandola al suo collo, per poi posare delicatamente la collana su di essa. <Chi vedi?>

Cosa vedo?
La duplicazione del mio occhio all'infinito.

Chi vedo?
L'anima di un assassino che teme di uscire e mostrarsi per quello che è, che teme il tuo giudizio, Diamond.

<Un bellissimo occhio.> risposi, sorridendo.

<Sto parlando seriamente, Emilien. Cosa vedi?> ripeté, con un tono di voce serio.

Cosa vuoi sapere esattamente, Diamond?

Vuoi che ti dica che il mio cuore vede ancora quel ragazzo quindicenne, responsabile della morte di sua madre?

Vuoi che ti racconti di mia madre distesa a terra, con il polso tagliato e la collana stretta fra le dita? Vuoi che ti racconti delle sue lacrime, delle sue urla?

Cosa pretendi che ti dica, Diamond?

<Non lo so.> affermai. Mi avvicinai per baciarla ma lei mi fermò alzando una mano nella mia direzione. Feci un passo indietro. <Rispondi tu.> conclusi, guardandola.

<Secondo me, vedi l'anima di un uomo smarrito, incapace di trovare pace, che si colpevolizza per tutto.> rispose, avanzando verso di me. <Vedi l'anima di un uomo stanco di fingere, esausto di indossare la maschera dell'uomo forte e invincibile. Stanco di dover pensare mille volte prima di pronunciare ogni parola e di eseguire qualsiasi azione.> continuò, alzando la collana verso di me e costringendomi a guardarla. <Vedi l'anima di un uomo desideroso di libertà, ma intrappolato in un paese chiamato Brasile e vincolato a un titolo chiamato König.>

The Promise 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora