Capitolo 3

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Emma lasciò la villa insieme ai suoi amici dopo aver passato giorni spensierati e divertenti. Si era riempita il cuore e la testa di quei ricordi che sapeva che le sarebbero serviti sia per il rientro a casa che per tutto l'anno alla IUR. Quando si trovò davanti al portone di casa sua iniziò a pesarle il petto e cominciò a pregare tra sé e sé che i suoi genitori non ci fossero, sperando che avessero già raggiunto sua zia Agnese e Valentin. Il rientro all'università si stava avvicinando sempre di più e aveva voglia idi tornare al campus il prima possibile senza avere la necessità di supplicarli di credere che lei avesse davvero talento nella sua passione e nello studio. Ma le sue speranze furono vane perchè appena entrò vide le luci accese e andò alla ricerca della figura di suo padre. Lo trovò poco dopo, seduto sul divano, che sorseggiava una tisana e leggeva il giornale. L'uomo alzò gli occhi per pochi istanti, poi immerse di nuovo il naso fra le notizie di politica, economia e cronaca nera aggiustandosi gli occhiali quadrati che indossava per leggere.

"Ciao" le disse con tono piatto. Emma e suo padre non si erano visti per quasi un mese, fra le settimane passate dalla zia e i giorno passati con gli amici, ma per lui pareva che fosse passato qualche minuto e non sembrava aver sentito la sua mancanza. 

"Non sei partito?" Domandò Emma lasciando la sua borsa sull'appendiabiti.

"Andiamo via domani, te lo avevamo già detto" rispose l'uomo sbuffando per la disattenzione della figlia.

Emma preferì tacere e si diresse velocemente verso la sua stanza. L'uomo, senza alzare la testa dagli articoli sportivi, la richiamò: "Ti ricordi della tua compagna delle elementari? Mi pare Tornio, quella che aveva i capelli lunghi."

La ragazza si fermò e alzò gli occhi al cielo, pronta ad incassare l'ennesimo schiaffo morale di quando uno dei suoi genitori nominava qualcuno del passato per poi passare ad elogiarli perchè stavano avendo più successo di lei nella vita. Il sottotitolo era sempre lo stesso: "Quella persona ce l'ha fatta, tu no."

"Si, be'?" ribattè lei seccata.

"Gareggia con le Fiamme Gialle. Ha vinto l'oro nell'ultima gara di nuoto. Mi ricordavo che fosse una ragazza in gamba."

"Buon per lei" rispose lei senza sapere cosa aggiungere.

"L'impegno premia, no?" continuò l'uomo sfogliando il giornale. Emma annuì guardando verso la sua direzione e osservando la sua testa spoglia di capelli scuotersi scocciata. L'uomo alzò le spalle: "basta impegnarsi nelle cose giuste, quelle che contando e che ti danno il pane."

Emma abbassò la testa e si sentì umiliata, poi diede ragione al padre per concludere la conversazione e accelerò per arrivare il prima possibile nella sua stanza lasciandolo nel salone. L'entusiasmo che aveva provato fino a quel momento nel tornare alla IUR e la spensieratezza acquisita dalle giornate passate con gli amici restarono dietro le sue spalle, sedute sul divano a leggere il giornale insieme all'uomo che le finanziava gli studi.

Emma si buttò sul letto, si infilò i vestiti comodi che usava per stare in casa, spalancò le finestre e prese una sigaretta dal pacchetto di riserva che teneva nel comodino. La accese, poi prese il suo iPhone in mano. Combatté a lungo contro la voglia di scrivere a Mattia per ritrovare la leggerezza che aveva vissuto fino a quel momento grazie a lui, ma alla fine l'orgoglio ebbe la meglio e lei si mise ad ascoltare la musica lasciando perdere l'idea di sentirlo. Non aveva bisogno di lui, ne del suo conforto.

Sul gruppo che avevano le tre amiche, Aurora e Viola si stavano scambiando messaggi per organizzare qualcosa tutti insieme. Emma, presa dal fastidio e dallo sconforto che le aveva lasciato la classica conversazione tra lei e suo padre, si stava limitando a leggere e non scriveva nulla: non dava le sue disponibilità di giorni o orari, non consigliava i posti e non dava idee su cosa fare, perchè voleva tirare completamente fuori dalla situazione sentimentale di Viola, soprattutto ora che che andava bene e lei era certa che si sarebbe sabotata da sola, quindi aveva stabilito, con se stessa e con Aurora quando ne avevano parlato, che l'avrebbe aiutata e supportata, ma non avrebbe cercato di aiutarla se lei non avesse avuto voglia di essere aiutata. Non avrebbe spostato uno scoglio che aveva tutta l'aria di voler rimanere ancorato nella sua esatta posizione per sempre. 

Good Positions IIWhere stories live. Discover now