Capitolo 10

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Il camino era acceso e la luce calda si abbinava alle decorazioni dell'albero di Natale che campeggiava nel salotto di Agnese e Valentin. Il piccolo indossava un maglioncino blu e dei pantaloni scuri, appositamente scelti dalla madre per paura di dover smacchiare tessuti chiari a mano. Era stato pettinato per l'occasione, ma i suoi capelli si erano già scomposti. Sua zia indossava un vestito rosso, semplice e festivo. La televisione, connessa al telefono di Mattia, riproduceva in sottofondo canzoni natalizie. Lui aveva indossato una camicia bianca e dei jeans scuri restando più sobrio del solito. Emma aveva optato per una gonna nera e un maglione rosso. Il profumo della pasta al forno aveva bucato lo stomaco a tutti e Valentin parlava a raffica, talmente veloce che Emma faticava a capirlo. Di tanto in tanto il cugino mischiava francese e italiano e Mattia ridacchiava. Il biondo provava spesso a interagire con lui, ma il più delle volte Valentin lo guardava con aria confusa e divertita dagli errori del ragazzo, poi guardava Emma e Agnese e loro sorridendo cercavano di tradurre anche per lui. Mattia capiva quasi tutto o comunque riusciva ad interpretare a logica, ma parlare francese era complicato per le sue conoscenze rudimentali e doveva far affidamento ad Emma per riuscire a esprimersi. Al bimbo, però, quei tentativi di relazionarsi piacevano e spesso rideva o cercava di correggere la pronuncia di Mattia e lui faceva lo stesso con Valentin. 

La tavola era colma di cibo e bevante: c'erano diverse bottiglie di bibite gasate, una brocca di acqua, succo d'arancia e vino bianco. Davanti ad ognuno di loro un piatto di pasta al forno che anticipava il pollo arrosto e le patate. I quattro erano in perfetta armonia e, a chiunque li avesse visti, sarebbero sembrati il più bel quadretto familiare mai visto. Emma esplodeva di gioia: quella giornata aveva tutte le carte in regola per essere una delle migliori che avesse mai vissuto. Al momento del dolce si scambiarono i regali: la zia regalò a Mattia un set per la cura della barba apposito per chi decide di radersi spesso, a Emma diede un libro sulla storia della moda francese e a suo figlio regalò un trenino giocattolo di legno di cui impazzì e lasciò in fretta il tavolo per giocare sul tappeto del salotto, fingendo che Vert dovesse partire ed andare in qualche posto di fantasia. Emma e Mattia regalarono al bimbo due pupazzetti che lui usò per interpretare i compagni di viaggio della sua ranocchia. I due regalarono alla zia un maglione lussuoso e lei ringraziò infinitamente. Emma regalò al suo amico un orologio elegante che lui aveva adocchiato da un po'. Lui, invece, non le diede nulla. La ragazza non ci diede peso e lo abbracciò comunque, contenta che lui fosse li con lei. 

"Mi farò perdonare" sussurrò lui al suo orecchio. 

"Mi basta che tu sia qua, davvero" disse lei, poi sciolse l'abbraccio e sorrise timidamente alla zia che li guardava sorridente. 

Terminarono il pranzo abbondante riempiendo di complimenti la cucina della zia di Emma, Valentin chiamò la ragazza a giocare con lui, ma lei gli chiese di attendere un momento, satura di cibo dalla testa ai piedi; il bimbo annuì e continuò a muovere il trenino avanti e dietro inventando uno scenario fantastico in cui avrebbe vissuto le sue avventure con Vert.

Agnese parlò a lungo con Mattia: gli chiese delle sue passioni, dell'università, della sua famiglia. Lui rispose quasi a tutto, schivando gli argomenti per lui delicati con destrezza e un sorriso cordiale. La donna lasciò che lui evitasse le domande spinose e annuiva mentre il ragazzo le raccontava di lui. Come Emma aveva sospettato ascoltando la loro conversazione in silenzio, Mattia non parlò del lavoro di suo padre, anche se era improbabile che lei lo conoscesse di fama, non parlò della madre, dello sport che prima gli donava energia e forza, ora gli pesava anche l'idea di cambiarsi e scendere in campo per farsi mettere in panchina dal mister. 

Emma non proferì parola per tutto il tempo preferendo restare in disparte e lasciar interagire il suo amico e sua zia da soli: lui avrebbe potuto aggiungere e tacere quello che voleva e Agnese lo avrebbe incoraggiato con un sorriso. Il ragazzo, poco dopo, si allontanò per rispondere alle chiamate di auguri di parenti e amici lasciando sola la famiglia. 

Good Positions IIWhere stories live. Discover now