Capitolo 5

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I due si erano alzati tardi e avevano fatto una colazione abbondante. Mattia si era preso un'aspirina per combattere il mal di testa con cui si era svegliato e aveva annunciato che quel giorno non avrebbe studiato nemmeno se glielo avesse chiesto il Rettore in persona. Emma aveva annuito e si erano accordati su una passeggiata nel pomeriggio, dopo il pranzo. Ma Mattia non si era del tutto ripreso e dopo mangiato vomitò tutto quello che aveva in corpo dalla sera precedente ed Emma dovette fargli da infermiera. O meglio: gli portava da bere, gli vietava di mangiare quello di cui lui aveva voglia, gli impediva di fumare le sigarette e si occupava di fargli prendere le medicine che gli servivano per stare meglio. 

"Chi l'avrebbe detto che accettando di passare qualche giorno insieme a te mi sarei ritrovata con un moribondo in casa."

"Un moribondo molto carino" cercò di sdrammatizzare lui sdraiato sul divano con un cuscino dietro la schiena. Sorseggiava un bicchiere di acqua calda e limone lamentandosi dopo ogni assaggio di quanto fosse disgustoso e accusandola di trarre vantaggio dalla sua indigestione per prenderlo in giro.

"Sempre un moribondo rimane" concluse lei sbuffando al commento del biondo. Lui si tirò leggermente più su e poggio il bicchiere con quello strano intruglio su un tavolino, poi la guardò negli occhi e si sentì un peso.

 Le fece un sorriso tenero e fece per alzarsi: "Grazie di tutto, ma non voglio tenerti qua a badare a me. Vado a casa."

Emma cercò con tutta se stessa una scusa valida per far si che lui rimanesse li con lei, ancora un po', e si appigliò con le unghie e con i denti al fatto che stesse troppo male per guidare. Mattia cedette e lei sospirò sollevata all'idea di aver vinto quella battaglia di portata insignificante e allo stesso tempo notevole. La giornata sfumò in fretta sotto i loro occhi. Mattia riposò a lungo durante il pomeriggio; essere nel silenzio, in un letto comodo sicuramente fu per lui un toccasana perché uscì dalla stanza di Emma per la cena, carico a molla e vorace come quando si era privato di carboidrati qualche anno prima e poi aveva visto una pizza.

Emma non si vide con Viola e Aurora rifiutando l'invito e, quando alla fine Mattia dovette tornare a casa sua, lei attese il rientro al campus da sola. Viola l'aveva chiamata e le due avevano chiacchierato a lungo, ma nessuna delle due toccò mai l'argomento di Samuele o di Edoardo. Ad Emma, in realtà, il fidanzato della sua amica piaceva molto. Lo trovava un bravo ragazzo, simpatico e rispettoso, eppure non riusciva a fidarsi ciecamente di lei perchè sapeva che Viola avrebbe ricominciato tutto da capo e avrebbe sorvolato tutto e tutti pur di fare di testa sua. L'avrebbe sostenuta sempre, ma non avrebbe nascosto il suo fastidio.

Passò qualche giorno e l'inizio dell'università si avvicinava sempre di più, Emma passava tutto il suo tempo libero a studiare. Ripensò con rammarico all'entusiasmo con cui aveva cominciato l'anno precedente vivendola come una nuova magnifica avventura, ma il secondo si prospettasse più problematico, più agitato. Quanto meno sarebbe andata via di casa e non avrebbe dovuto più condividere la vita quotidiana con i suoi genitori.

Si organizzarono tutti insieme via messaggio: sarebbero andati con due macchine, come al solito, ma oltre Mattia si offrì Viola. Il biondo, dopo aver letto quel messaggio corse a scrivere in privato ad Emma e le propose di scendere alla IUR con lui e Alessandro invece di andare con le ragazze. A lei in fin dei conti cambiava poco, l'importante era arrivare sani e salvi e, soprattutto in tempo, all'università e quindi accettò senza rifletterci troppo a lungo. Prese a prepararsi le valigie infilando in una l'essenziale e nell'altra il superfluo che comunque avrebbe voluto portarsi dietro. I suoi bagagli erano grandi e pesanti e lo comunicò a Mattia con una battuta e lui, dopo aver sbuffato, si propose di passare a prenderla per ultima così che avrebbero potuto incastrarli per bene nel bagagliaio.

La mattina della partenza, anche se si trattava degli ultimi sgoccioli dell'estate, Emma aveva addosso una felpa perché il freddo si faceva sentire alle prime ore del giorno. Preferì vestirsi a strati in modo da togliergli o aggiungerli qualora ne avesse avuto bisogno. Salutò con un abbraccio Alessandro dato che non lo vedeva da un po', gli diede un bacio sulla guancia e lui le offrì il posto davanti. Emma scosse la testa e si infilò velocemente nei sedili posteriori annunciando che avrebbe dormito per la prima metà del viaggio. Mattia la svegliò quando fu ora di pranzo e si fermarono a mangiare un trancio di pizza prima, presero un caffè.

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