Capitolo 16

142 7 4
                                    


Il giorno dopo Emma fu svegliata dal telefono che squillava. Aveva la testa come chiusa in una morsa appuntita, la bocca secca, gli occhi gonfi e i ricordi annebbiati.  Rantolò a lungo prima di allungare una mano e controllare chi la stesse chiamando. Quando si accorse che era il numero di sua madre decise di mutare la chiamata preferendo dormire ancora e richiamare in seguito. Non prese più sonno per via del mal di testa. Le fitte di emicrania le arrivavano come scosse elettriche sulle tempie e dietro agli occhi. Non ricordava nulla di quello che aveva sognato: in momento come quelli era convinta di non aver sognato niente, ma Alessandro una volta le aveva detto che si sogna sempre e che se si ha quell'impressione significa solo che non ci si ricorda del sogno in questione. 

Si alzò a fatica per mangiare qualcosa che le riempisse lo stomaco senza godere dei sapori di quella sorta di colazione e dopo prendere un paio di pasticche sperando facessero effetto nel minor tempo possibile. Tornò a infilarsi sotto le coperte scegliendo una posizione comoda per dormire eppure non riprese sonno. Lanciò un'occhiata al cellulare e decise che non avrebbe richiamato i genitori, troppo esausta per accollarsi anche quella pesantezza; nella migliore delle ipotesi avrebbe ricevuto dei tardivi auguri di compleanno, nella peggiore Emma nemmeno immaginava cosa avrebbero potuto dirle. La soluzione più utile e sana sarebbe stata quella di ignorare. 

Si rigirò più volte nel letto, ma non riprese mai sonno; eppure la stanchezza inondava testa, braccia e gambe di pesantezza. Restò a vegetare nel letto per minuti che parvero interminabili, poi accese la televisione per distrarsi e la mattina le scivolò fra le dita senza che riuscisse a prendere un libro os studiare sugli appunti, ma, al contrario di come avveniva di solito, non si sentì in colpa per non essere stata produttiva. Seguì i consigli che spesso le dava Mattia. Si era divertita e non se ne era pentita e non sarebbe morta se per un giorno non si fosse dedicata allo studio. Anche perché sapeva che non ne sarebbe stata fisicamente e mentalmente in grado. Emma si considerava una persona matura e per lei la maturità voleva dire consapevolezza; sia dei propri punti di forza che dei propri limiti, come è giusto e umano possedere entrambi. E in quel momento il limite per lei sarebbe stato studiare. Si appigliò a quello e al ricordo delle parole di Mattia per sentirsi giustificata nel non aprire libro. 

Quando ebbe la forza di controllare il suo telefono strizzò gli occhi a causa della luce dello schermò, sistemò le impostazioni e potè finalmente connettere il cervello. Trovò un messaggio di Viola che l'avvisava che in una mezz'ora lei avrebbe fatto un salto al bar e le chiese di unirsi. Emma domandò con chi sarebbe uscita e comunicò subito che le avrebbe fatto piacere, ma rigorosamente per un cappuccino o un succo di frutta. Di alcool non ne avrebbe toccato per un bel po' di tempo. Viola rispose in fretta sfruttando l'occasione di aver trovato l'amica sveglia e le scrisse che lei era con Edoardo, ma che al chiosco sarebbero andate solo loro due per un caffè tra amiche. Emma accettò e con fatica si trascinò giù dal letto per infilarsi sotto la doccia. Restò sotto l'acqua scrosciante per minuti interminabili cercando di riprendersi del tutto; evitò di bagnarsi i capelli sapendo che non avrebbe avuto nessuna voglia di asciugarli. Li lasciò legati in una coda. Nello specchiò notò che la sua immagine era disastrata, ma preferì risolvere con un paio di lenti da sole grandi e spesse per nascondere gli occhi gonfi e arrossati contornati da profonde occhiaie violacee piuttosto che optare per il trucco. Infilò la felpa larga e comoda della IUR e un paio di jeans scuri. Portò il cappotto con se senza indossarlo e, dopo aver infilato nella sua borsa tutto ciò che sarebbe potuto tornarle utile si chiuse la porta alle spalle. 

Un disastro con le gambe, questo si sentiva. Vide Viola, da lontano, salutare il suo fidanzato con un bacio sulle labbra ed Edoardo allontanarsi nella direzione opposta e lei si fermò qualche secondo per lasciarlo andare via. Viola non si era accorta di nulla e prese in mano il telefono, Emma si avviò e scansò la sedia facendola stridere. Viola alzò lo sguardo e non appena si rese conto delle condizioni dell'amica scoppiò in una risata. Al contrario, la mora era ben pettinata e truccata, ma le occhiaie marcate si notavano. Emma sospettò che l'unico motivo che aveva spinto Viola a prepararsi era il suo appuntamento con Edoardo. 

Good Positions IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora