Capitolo 8

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Mentre Emma era china sui libri, come sui solito, Mattia era fuori dalla porta della sua stanza che cercava di placare il suo respiro pesante e i battiti cardiaci. Con le mani impegnate e la testa carica di pensieri, cercò di trovare il momento opportuno per bussare e farsi aprire. Era passato una giornata dalla loro discussione e, in realtà, Mattia aveva atteso tutte quelle ore solo per poter organizzare delle scuse che era certo che lei avrebbe accettato e apprezzato. 

La ragazza aprì la porta  e il biondo fece capolino con un sorriso dolce sulle labbra e gli occhi dispiaciuti. In una mano una busta di carta di cui Emma non poteva vedere il contenuto, nell'altra dei palloncini che lui teneva stretti dai fili lunghi. Sopra la plastica colorata di blu lui aveva disegnato con un pennarello indelebile: c'erano cuori troppo storpi e fiori troppo storti per essere carini ed eleganti. Sul palloncino più grande campeggiavano delle scuse scritte a mano. 

"Ma sei impazzito..." mormorò Emma sconvolta mentre tratteneva le risate, con gli occhi spalancati, poi lo prese per la manica della felpa e lo trascinò dentro la stanza così che nessuno potesse vederlo la fuori con una marea di palloncini. 

"Scusami. Ci ho messo un po' a dirtelo perché ho dovuto gonfiare i palloncini" alzò le spalle lui con un sorriso gentile. 

"Tu sei pazzo..." scosse la testa lei non riuscendo a trattenere le risate davanti a quella situazione comica. 

"Può essere!" annuì lui "senti non è che ti prendi questa roba?" aggiunse porgendole i palloncini e la busta di carta. 

Emma non seppe cosa dire a riguardo e prese in mano la busta lasciando che i palloncini volassero fermandosi sul soffitto e lasciando i loro fili a penzoloni. Nella busta c'era una fetta di torta presa da una qualche pasticceria e una bottiglia di prosecco più piccola delle solite che si trovavano in commercio. 

"Ti volevo chiedere scusa come si deve, ho esagerato e ho sbagliato, mi dispiace."

"Il prosecco serve per brindare alla prima volta che ammetti le tue colpe?"

"Non è la prima volta che ti chiedo scusa, scema!" scosse la testa lui e poi si morse la lingua tra i denti gettando lo sguardò all'indietro, pentendosi nell'immediato di aver lasciato campo libero alla sua amica.

Emma, non si lasciò sfuggire l'occasione e piegò le labbra in un ghigno malizioso: "Infatti sono io quella che ha sempre ragione!"

"Che palle che sei! Dai, ti ho preso anche i palloncini!" rispose Mattia offeso. 

Emma lasciò la busta sulla scrivania e abbracciò Mattia tenendolo stretto a sé. Aveva apprezzato infinitamente il gesto di Mattia e si era immediatamente lasciata tutto alle spalle. Lui restò in silenzio mentre poggiava la sua guancia sulla testa di lei e le accarezzava la schiena. Fu un abbracciò diverso dal solito; più dolce, più tenero, più intimo. Quando si staccarono l'una dall'altro si guardarono negli occhi e Mattia le sorrise, Emma arrossì e poi andò verso la scrivania a prendere la fetta di torta per mangiarla con lui. Mattia stappò la bottiglia ed entrambi si attaccarono per prendere un sorso di prosecco. 

"Rae" disse Emma scocciata tenendo la torta tra le mani "a me non piace la crema."

"Lo so, l'ho presa per fare scena, la voglio io" rise lui togliendola all'amica e aprendo la confezione. Lei gli assestò una gomitata tra le costole e poi scosse la testa prima di ridacchiare e lasciare che lui mangiasse la sua torta. 

La questione fra loro passo in sordina e i due si accontentarono di essere tornati in buoni rapporti: Emma era soddisfatta delle scuse e Mattia era sollevato dal fatto che lei le avesse accettate e tutto andò per il meglio dopo che ebbero fatto pace e restarono insieme a studiare, fino a quando lui implorò una pausa.

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