1.13 ● QUANDO INIZIARONO I PROBLEMI A SCUOLA

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N.B. Gli errori grammaticali, ripetizioni di parole e modi di dire (anche nella stessa frase) sono fatti apposta per le caratteristiche del personaggio.

La prima campanella era suonata e io, in mezzo al corridoio della scuola, con gli occhi che non volevano stare aperti, stavo tentando di scassare il mio armadietto. Era diverso da quello di Seattle e non voleva saperne di aprirsi.

Una mano scura si allungò tra le mie e in un attimo lo sportello si spalancò.

Janine si mise una ciocca di treccine rosa dietro l'orecchio. «Ehi, come sei carina stamattina. Vestiti nuovi?»

Abbassai la testa e fissai le sue scarpe verdi di fronte alle mie All Star rosa. «Sì, il secchione mi ha portato a fare spese.»

«Che carino. Hai gusto. Ti stanno bene i colori pastello. L'accostamento maglione largo e pantaloni stretti è azzeccato.»

Non riuscivo ad alzare gli occhi, nessuno mi aveva fatto tanti complimenti e non sapevo come rispondere. «Grazie. Beh, sempre meglio dei vestiti di mia nonna. Sai, gonne nere al ginocchio. Maglioncini di lana che pizzicavano la pelle.» sospirai e trovai il coraggio di guardarla.

Janine alzò le sopracciglia e aprì la bocca a metà, trattenne il respiro un attimo. «Tua nonna aveva in mente una carriera da suora per te?» l'ultima parola venne coperta dal suono della seconda campanella.

Intorno, gli altri, stavano scomparendo nelle aule e le voci sparirono.

Alzai le spalle e andai verso l'aula di matematica «Può darsi. Non avevo nemmeno il permesso di stare per l'orario prolungato.»

Janine mi passò di fianco. «Beh, allora hai un gusto innato, se dopo tutto sai quali sono i vestiti carini. Ci vediamo a pranzo, ti tengo un posto.» si allontanò e girò verso un altro corridoio.

Deglutii, il cuore mi aveva ballato nel petto fino a quel momento.

Beth e Rita non mi avevano mai fatto i complimenti per... Beh, per le gonne nere. Che schifo.

Come il giorno prima, non riuscii a seguire le lezioni. Il cambio di scuola, professori che spiegavano in modo diverso e il pensiero di mia madre.

Mamma, cosa sta facendo? Che mal di testa...

A metà giornata raggiunsi la sala mensa. Janine, Juliet e Sean erano al posto del giorno prima.

Presi la sedia di fronte a loro e sorrisi.

Juliet, vestita di tutto appunto con una gonna da persona adulta e la giacca, mi osservò muta, per diverso tempo.

Forse non le piacciono i vestiti nuovi.

«Ieri il secchione mi ha portato a prendere da vestire» spiegai.

«Ho notato», rispose col broncio, «ma si notano di più le tue occhiaie, qualcosa non va?»

Mi portai la punta delle dita sotto agli occhi. «Ah.»

Era la prima volta che qualcuno faceva caso in quella maniera al mio viso, o alla mia espressione. In un momento desiderai nascondermi sotto al tavolo come aveva fatto Sean, per non rispondere.

Rita o Beth mi chiedevano come stavo per abitudine.

Sean mise le mani sotto il mento «Scommetto che hai studiato tutta notte per il test.»

Il test. Posso dare la colpa a quello.

«Sì. Il secchione ha insistito per farmi lezione lui» sbadigliai.

Juliet sorrise «Ti invidio».

«Dici questo perché non l'hai sentito parlare tutta la sera».

Janine spalancò gli occhi «Tutta la sera?»

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