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La stava torturando da quelle che sembravano ore e invece erano passati solo venti minuti. Come faceva a saperlo? Tra tutti gli oggetti che potevano essere messi in una stanza così inquietante, George aveva fatto mettere un orologio, come per ricordarle che era la da qualche ora eppure stava soffrendo così tanto che le sembravano giorni.
La cosa positiva, se così poteva essere definita, era che adesso era legata a una sedia e non penzolava dal soffitto. George si era occupato personalmente delle sue torture e non aveva mandato un estraneo a ucciderla lentamente, un altro segno del fatto che amava controllare tutto da sé e che affidava a Morgan le mansioni di poco conto.
L'ennesimo calcio allo stomaco la fece trasalire ma dalla sua bocca non uscì neanche un suono – Sei un osso dura ragazzina! Non hai versato neanche una lacrima da quando siamo qua.
Ogni volta che quell'uomo le stava accanto l'impulso di trasformarsi diventava irrefrenabile. Ma era questo che voleva. Voleva vederla arrabbiata, voleva la conferma che era una debole e che non era degna di essere un membro di quella famiglia ma soprattutto voleva la conferma che lei era solo un mostro.
Sorrise tra sé e sputò il sangue che le stava ancora colando in bocca a causa del pugno che le aveva dato poco prima. Aveva una certa età ma era ancora molto forte – Non ti darò mai la soddisfazione di vedermi soffrire, mai!
– Questa volta Morgan non verrà a salvarti, lo sai? E anche se lo facesse non ci riuscirebbe.
– Che cosa c'entra Morgan? – disse con una punta di preoccupazione nella voce – Non osare fargli del male altrimenti...
– Altrimenti cosa? Mi mordi? – rise di gusto a quelle parole – Ammetto che inizialmente non capivo come mai mio nipote fosse così interessato a te. Temevo che si fosse innamorato di un mostro e invece aveva solo capito che eri sua sorella – Sospirò e le accarezzò i capelli – Chissà che faccia farà quando gli racconterò che fine ha fatto la sua tanto amata sorellina!
– Sei un bastardo!
L'uomo per tutta risposta si lasciò andare in una fragorosa risata e strinse ancora di più le corde dei suoi piedi facendola trasalire. Erano così spesse e strette che le fecero sanguinare le caviglie – Vuoi la guerra? E guerra sia!
Estrasse un piccolo pugnale d'argento e lo face oscillare vicino al viso della ragazza con aria compiaciuta, come se stesse mostrando un piccolo trofeo. L'argento brucia i lupi e George lo sapeva benissimo. Di solito non si usano pugnali simili durante le missioni, erano severamente vietati oltre che fuori dal mercato delle armi, ma si trattava di George Winkler, un uomo dalle mille risorse – Voglio vedere se riesci a non urlare anche adesso – dopodiché si avvicinò alla ragazza e fece scorrere il pugnale sulle sue braccia nude facendola tremare per il dolore.

Si trovava in un grande prato verde circondato da alberi e siepi. Provò a mettere a fuoco ma non riusciva a vedere bene dove si trovava di preciso. Continuò a camminare fino a imboccare un piccolo sentiero. Si guardò intorno e solo in quel momento capì. Si trovava in un cimitero pieno di lapidi ma la sua attenzione venne catturata da una statua posta al centro di esso che raffigurava un angelo. Avanzò verso la statua e notò che ai suoi piedi c'era una lapide di marmo bianco con dei disegni dorati. Sembrava che qualcuno fosse stato sepolto da poco visto che la terra sembrava fresca ma non c'era niente di strano in tutto questo. La cosa strana era la scritta sulla lapide: WINKLER.
Maia aprì gli occhi di colpo e si portò una mano sul petto. Sapeva che quello era un sogno premonitore, ormai riusciva a riconoscerli e a distinguerli dai sogni normali.
Si trovava sul divano del salone, ma non ricordava di essersi addormentata. Cercò l'interruttore della luce ma prima ancora che potesse accenderla qualcuno lo fece per lei. Maia si voltò e trasse un sospiro di sollievo.
– Tutto bene? – Amanda la guardava con quei suoi grandi occhi rossi e indagatori. Quasi non le sembrava vero di aver ritrovato la sua migliore amica.
– Ho fatto un brutto sogno...
– Un brutto sogno o una premonizione?
Maia la guardò e per la prima volta era combattuta se dire o no cosa aveva visto. Amanda era stata con George per troppi anni e Maia, nonostante tutto, non riusciva a fidarsi di lei al cento per cento ma questa volta scelse di farlo – Ho visto una lapide bianca.
Amanda fece una smorfia di disappunto – Hai visto cosa c'era scritto sopra?
Maia annuì – Winkler.
L'espressione che fece la sua amica se la sarebbe ricordata per sempre. Capì subito che lei sapeva qualcosa e che quel sogno non era un caso. Stava succedendo qualcosa a Cassie.
– L'ha catturata e la ucciderà – disse Amanda come se le stesse leggendo nel pensiero – Era questo il suo piano fin dall'inizio.
– E tu lo sapevi fin dall'inizio?
Amanda annuì – Aveva affidato a me il compito di spiarla ma poi sono andata via..
– E perché non ce lo hai detto? Avremmo potuto evitare che succedesse!
– Speravo che cambiasse idea...
Maia si rannicchiò sul divano – Ma è sua nipote, ha il suo sangue!
– Non gli importa. Per lui è solo un mostro... – disse tra sé.
– Cosa possiamo fare? – Maia stava cominciando a perdere il controllo. Era stato un duro colpo scoprire che la ragazza era stata portata in quel palazzo, non sapeva come si sarebbe comportata se George l'avesse uccisa ma, soprattutto, non sapeva come l'avrebbe presa Nathaniel.
– Chiama Robert e digli di avvisare il branco della ragazza. Dobbiamo trovare un modo per portarla fuori dal lì e loro possono aiutarci.
Maia prese il cellulare e compose il numero – Quanti segreti custodisci, Amanda?
La donna sospirò – Più di quanti vorrei.

La cacciatrice ibridaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora