0.1 Celeste

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"It's time for me to fall apart.
Now you're gone, but I'll be okay".

Philadelphia; 2015

"Biancheria?" mi informo, rovistando in tutti i cassetti per assicurarmi di non aver dimenticato niente, e percorrendo distrattamente con lo sguardo ogni più piccolo centimetro di superficie.

"Presa" mi comunica Colin, sbirciando nella valigia posta accanto a lui sul mio letto, e scavando per riuscirne a vedere anche solo il fondo.

"Quanti cambi di vestiti ci sono?" gli chiedo, mentre sfreccio davanti ai suoi occhi a velocità supersonica - per controllare anche nei mobiletti del bagno -, con un paio di jeans che non sapevo neanche di possedere ancora in mano.

"Uhm... Uno, due, tre... Ma che cazzo ne so, io! C'è talmente tanta roba, che penso tu abbia svuotato un armadio intero, qua dentro!" lo sento lamentarsi con tono insofferente.

Ridacchio, mentre mi accerto che, no, non ho lasciato niente nemmeno in bagno, quando apro ogni sportello e ispeziono ogni mensola.

"Non farla tragica: sai che per una ragazza dieci paia di scarpe equivalgono a due" mi dà manforte Will, a suo modo.

Scuoto la testa, fingendomi sconsolata, e torno in camera, posizionandomi in piedi davanti al letto con le mani sui fianchi. Sembra che sia esplosa una bomba, in questa stanza. Ci sono indumenti sparsi ovunque sul copriletto, le ante dell'armadio e i cassetti sono tutti aperti, la scrivania è praticamente sottosopra e, se non fossi stata io l'artefice di tutto questo, penserei che sono entrati i ladri a svaligiarmi l'appartamento. Mi blocco con in mano ancora quel paio di jeans, pronta a ficcarli nel borsone alla rinfusa, come tutte le altre cose. Mi perdo a osservare meglio il casino che ho creato e la camera che ho messo a soqquadro, e cado a peso morto sul letto, a fianco a Colin, lanciando i jeans in un punto non ben identificato. Lui mi osserva stranito, così come Will, seduto di fronte a noi, sulla sedia adiacente alla scrivania, intento a giocare con un mio vecchio cubo di Rubik. Li ho sempre odiati, quei cosi: non sono mai riuscita a risolverli. Poggio i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani, emettendo uno sbuffo di frustrazione.

"Ma che diavolo sto facendo? È una follia! Non so nemmeno come mi è potuto anche solo venire in mente!" mi lagno, amareggiata, nascondendo il viso tra i palmi.

Loro due rimangono in silenzio. Mi massaggio la faccia con le mani e sbuffo per la seconda volta, per poi alzare il capo e analizzare le loro reazioni. Colin sta tentando invano di fare cenni con gli occhi a Will, cenni che lui non coglie per niente, anzi. Osserva il mio migliore amico intontito, senza capire.

"Mi stai confondendo" mormora, come se non fossi anch'io a solo qualche centimetro di distanza da lui e non potessi sentirlo.

Colin rotea gli occhi al cielo, e a me scappa una risatina involontaria, che fa accigliare maggiormente Will. Il ragazzo al mio fianco si schiarisce la voce, e gli indica la porta con un lieve movimento del capo. Ancora una volta, Will non carpisce i segnali, e continua, imperterrito, a rigirarsi quel cubo tra le mani, con un'accortezza che quasi mi spaventa - nemmeno fosse il più prezioso dei tesori.

"Ti dispiace lasciarci qualche minuto? - gli esplicita Colin, esasperato - Da soli" specifica poi, per evitare di essere frainteso.

Will sospira, ma annuisce, si alza, posa il cubo sulla scrivania e se ne va, non senza aver prima rivolto uno sguardo omicida a Colin. Quando si chiude la porta alle spalle, scoppio a ridere e mi getto di schiena sul duro materasso di questo letto oscenamente scomodo. Colin non era tenuto a precipitarsi qui con tutta questa fretta, in verità. Quando gli ho telefonato era più o meno metà mattinata, e adesso è ora di pranzo. È venuto il prima possibile, ed è naturalmente dovuto venire anche Will, perché oggi è il loro giorno speciale. E io, come una cretina, me ne ero anche dimenticata. Ora mi sento terribilmente in colpa per averlo loro, in parte, rovinato con uno dei miei attacchi isterici.

Celeste - Lasciati trovare [SEQUEL]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora