8. What Happened To Perfect

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"Remember when I used to make,
You laugh and every joke was better
Than the last.
Tell me how to bring
You back to this".

Ecco, l'ho detto. Bel guaio. Mi complimento con me stessa per il tempismo e il tatto. Peter si irrigidisce di scatto e risucchia un respiro. Sgrana gli occhi e, affannato, smette di depositarmi baci languidi sul collo e porta il viso all'altezza del mio. Mi fissa con un'espressione indecifrabile, e non dice niente. È come se fosse pietrificato. Il calore che mi si è propagato in corpo da quando abbiamo iniziato a sfilarci i vestiti defluisce per gradi, finché non comincio a sentire freddo e a tremare. Lui si discosta da me e mi passa gli indumenti, che raccatta da terra, prima di prendere anche i suoi e andare sul sedile del guidatore, mentre li indossa e si dà una sistemata. Scombussolata, mi infilo gli slip e la camicetta e cerco i jeans. La pioggia all'esterno è meno violenta di prima e, come da manuale, funge nuovamente da unico sottofondo sonoro, al momento. Solo una volta completamente rivestita comprendo che non è per il freddo, che ho la tremarella. Ho anche un fastidioso nodo alla gola e uno che mi attorciglia lo stomaco, divorato dall'ansia. Perché ha reagito così? Capisco la sorpresa, lo stupore iniziali... Ma sono passati più di due minuti. Apre il suo finestrino di uno spiraglio e fa lo stesso con quello del passeggero.

"Sarà meglio che ti riaccompagni in albergo" decreta poi, lasciandomi a bocca aperta, incapace di fare qualsiasi cosa.

Scelgo di rimanere qui dietro. Mi allaccio la cintura di sicurezza mentre lui leva il freno a mano e mette in moto, e sono sommersa da talmente tante emozioni contrastanti, adesso, che non so neanche come prendere questa sua reazione. Mi schiarisco la gola e sbuffo, passando poi il palmo di una mano sul vetro freddo del finestrino appannato, e inizio a guardare il paesaggio notturno che muta forma a ogni metro che il veicolo percorre. Il mio cellulare emette un fastidioso ronzio da dentro la borsetta che ho lasciato sul sedile del passeggero. Peter solleva lo sguardo e mi lancia un'occhiata tramite lo specchietto retrovisore, per poi allungare la mano destra verso la borsa, afferrarla e passarmela in religioso silenzio. Gliela strappo di mano senza troppe cerimonie, guadagnandomi una sua espressione dubbiosa, e la apro, alla ricerca del telefono tra le tante cianfrusaglie. La lucina gialla lampeggiante mi segnala l'arrivo di un messaggio. È da parte di Colin, che si è ricordato della mia esistenza dopo più di due ore da quando gli ho inviato il primo messaggio.

"Divertiti, tigre ;-)".

Sorrido e trattengo un risolino nervoso. Gli occhi di Peter saettano immediatamente ancora una volta verso lo specchietto.

"Che c'è?" gli chiedo, in tono seccato, rimettendo intanto il telefonino al proprio posto, dopo aver letto l'SMS.

"Uh, ora siamo addirittura diventate acide. Eppure, di solito, del buon sesso dovrebbe sortire l'effetto contrario..." pondera, celando a stento un irritante sorrisino.

"È un peccato che io non ricordi l'ultima volta che ho fatto del buon sesso, allora" ribatto, con un sorriso trionfante.

Spalanca occhi e bocca, fingendosi scandalizzato, e si porta una mano al cuore.

"Così mi ferisci!" esclama, recitando la parte dell'offeso.

Gli rivolgo un altro piccolo sorriso e abbasso lo sguardo sulle mani che ho congiunto in grembo. Evito di fargli presente che il suo non è l'unico orgoglio a essere rimasto leso da questa conversazione. Gli ho detto di amarlo, e non solo mi ha ignorata alla grande, ma si è proprio allontanato fisicamente e mentalmente da me. Come se avesse preso una scarica elettrica o si fosse scottato, e si è poi chiuso in se stesso, come faceva sempre anche in passato durante una circostanza che non sapeva gestire. Ma come mi è venuto in mente di confidargli una cosa del genere? Non è che gli ho detto di aver comprato un nuovo paio di scarpe o di essermi dedicata al giardinaggio. Il punto è che non è stato qualcosa di prestabilito, o voluto. Nel senso che, sì, volevo dirglielo - morivo dalla voglia di dirglielo -, ma non così. È un discorso delicato, e io gliel'ho presentato con la delicatezza di una doccia fredda. È comprensibile che si sia comportato in questo modo. Anche io sarei alquanto destabilizzata, al suo posto. Il bello è che io sono destabilizzata, pur non essendo nei suoi panni. Perché confessare al ragazzo che si ama che si prova un sentimento così forte nei suoi confronti, dopo non si sa quanti anni in cui lo si è tenuto solo per sé, terrorizza. E io sono terrorizzata. Sono terrorizzata perché è la prima volta, in venticinque anni di vita, che ho confessato una cosa simile a qualcuno con cognizione di causa. Sono terrorizzata perché è la prima volta che ho confessato a Peter di amarlo. Mi sento più esposta e vulnerabile ora, che non prima, quando ero completamente nuda e predisposta a ogni sua volontà o desiderio. E sono terrorizzata perché la mia frase non è stata: "Peter, ero innamorata di te", ma "Ti amo, Peter". Della serie che fraintendere sarebbe stato impossibile. E se non mi avesse sentita? No, altrimenti non avrebbe fatto così. Devo guardare in faccia la realtà, una volta tanto: è rimasto talmente sconvolto, da non sapere cosa fare. Il che non so fino a che punto possa essere un bene. Ha fatto l'amore con me, o è stato solo sesso? Mero bisogno fisico, o l'ha percepita anche lui, una certa affinità? Quella complicità, quel trasporto, quella passione, li ho avvertiti soltanto io? Sussulto quando accende inaspettatamente la radio, strappandomi ai miei pensieri piuttosto confusionari. Colin mi ripete spesso: "La tua peggior nemica sei tu". E ha ragione. So che ha ragione. Probabilmente ci sto rimanendo più male per le congetture che mi sto creando, che non per la sua effettiva reazione. Ora mi piacerebbe credere che l'accensione dell'apparecchio sia dovuta al fatto che anche lui vuole mettere a tacere le voci nella sua testa, e che quindi stia riflettendo pure lui sull'accaduto. Ma sembra ancora una volta che il caso ce l'abbia con me, viste le parole della canzone che stanno or ora trasmettendo alla stazione su cui è settato l'aggeggio.

Celeste - Lasciati trovare [SEQUEL]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora