0.1 Prologo

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Ricordo ancora la sensazione di quella sera.

Il cuore c'era, ma non batteva. Lo stomaco si contorceva su sé stesso e le parole non uscivano dalla mia bocca neanche a morire. Gli occhi pizzicavano e le mie labbra tremavano. La mia mano si mosse da sola, scontrandosi con la sua guancia. La guancia dove fino a poco prima lasciavo baci e dolci carezze. Guardai quegli occhi. Occhi che fino a poco tempo prima ritenevo essere i più belli del mondo. Verdi, brillanti e vivi.
Guardai  quelle labbra; quelle labbra dove fino a poco prima amavo depositare baci e nascondere sorrisi.
Guardai quel petto; quel petto in cui mi rifugiavo ogni sera, dove mi sentivo protetta e del quale il battito  mi cullava. Lo guardai e capì che quel cuore non batteva più per me.
So che certi amori non sono in eterno, ma tradire non mi è mai piaciuto. Le corna erano spregevoli da fare e strazianti da ricevere  e sono certa che per gente del genere esista un girone all'inferno. Era lì che sarebbe finito Riccardo, il mio ex-ragazzo e la sua cagnolina,  Elena.
Lo avevo lasciato con una bella cinquina stampata sul viso, di sicuro non mi avrebbe dimenticata facilmente.  Dopo quella sera mi sono promessa di non permettere a nessun uomo di ferirmi così brutalmente e voglio mantenerla.  Lo devo a me stessa. Me lo devo.

Mi alzo dal letto sospirando come ogni mattina e mi dirigo in bagno per lavarmi. Metto dei jeans ed un maglione bianco, le solite sneakers bianche e copro le mie fastidiose occhiaie con un po' di correttore. Apro le tende rosse della mia stanza per far entrare la luce del sole e cambio le lenzuola del letto. Non faccio colazione se non per un caffè e corro dritta in biblioteca. Gli esami di cinese non si passano mica da soli.
La biblioteca è uno dei miei luoghi preferiti. È aperta fino a mezzanotte ed è fatta totalmente in legno, i libri sono sempre perfettamente ordinati e disposti in maniera impeccabile. La bibliotecaria, Patricia, è una signora anziana molto elegante e sempre disponibile, inoltre, penso di starle simpatica, ogni volta che mi vede mi offre caramelle al limone, le mie preferite.

Mi siedo al solito tavolo di noce ed inizio a trascrivere tutti gli ideogrammi con tanto di significato e pronuncia vicino, faccio molti esercizi e quando sposto lo sguardo sull'orologio bianco da parete, mi rendo conto del tempo che è passato. È già ora di pranzo e io non ho ancora raggiunto il traguardo che mi sono predisposta di conquistare. Mi manca comunque poco, quindi decido di finire.
Passa un'altra mezz'ora prima che io possa prendere le mie cose e andarmene. Saluto la bibliotecaria che mi sorride, offrendomi la solita caramella che io accetto sempre, felice e mi dirigo fuori dalla facoltà, dove incontro Claire, un'amica, nonché compagna di corso.

«Giulia! Ciao!»
Esclama, venendomi incontro nel suo vestitino rosa.
Le sorrido.
«Ciao bella bionda!»
Rispondo prima di abbracciarla.
«Hai sentito la novità? Si possono dare ripetizioni di lingua a nome dell'università ed essere anche retribuiti! Sei italiana, potresti dare ripetizioni di italiano senza alcuna fatica. Io pensavo di darle di inglese, che ne dici se andiamo a fare domanda insieme?»
Propone, guardandomi con i suoi occhietti blu. Pensandoci bene, non sarebbe una cattiva idea, potrebbe essere un'ottima distrazione.
Circondo le sue spalle con un braccio e le sorrido.
«Affare fatto!»

Non sapevo che delle semplici ripetizioni avrebbero cambiato tutto.

Parigi, amori e bugie. Where stories live. Discover now