3.0 Ti fa bene.

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Passeggio per i giardini di Lussemburgo, tenendo saldo il guinzaglio di Ava, un Maremmano del canile da cui avevo preso Blacatz. Mi piaceva portarli a spasso e farli svagare un po', ti davano tanto ed erano ottimi ascoltatori, nonché consolatori nati.
Ava in particolare era una gigantesca nuvola, dolce e vivace, avevo legato parecchio con lei.
« Va bene Ava, andiamo.»
Mormoro, avvicinandomi a una fontanella poco distante dall'entrata del parco. Una volta arrivate, Ava beve e poi si scrolla di dosso tutta l'acqua, schizzando sulle Converse bianche che ho deciso di indossare stamattina.
Sorrido lievemente.

« Sei la mia sbrodolona, non è vero?»
Le domando, accarezzandole il manto bianco della testa. Scodinzola, cercando di leccarmi tutta la mano. Ridacchio e il cellulare che ho riposto nella tasca posteriore dei jeans inizia a squillare. Chiudo l'acqua che non aveva smesso di scorrere dalla fontanella e rispondo alla chiamata senza controllare il mittente.
« Sì?»
Rispondo, continuando la mia passeggiata con Ava.
« Ciao italiana preferita, se ti giri, mi vedi.»
Esordisce Mathis. Sento che sta sorridendo. Mi volto di scatto, passando in rassegna tutte le panchine verdi che si trovano sotto i miei occhi. Lewis sventola una mano per farsi vedere e io ricambio, incamminandomi verso i miei due amici.
« Ma chi è questo batuffolo? Una new entry?»
Chiede il biondino, accarezzando il musetto di Ava, una raccattacoccole nata. Ava era stata data al canile a soli quattro mesi perché il padrone era morto poco prima in un incidente stradale e nessuno poteva prendersi cura di lei. Era lì da quasi un anno e nonostante fosse più facile per i cani giovani trovare una casa permanente che non fosse il canile, Ava era ancora lì come centinaia di altri cani e gatti, a ricevere coccole di rado e solo dai volontari del canile. Ogni volta che andavo a trovarli, cercavo di portare provviste e vecchie coperte o maglie, per evitare che patissero il freddo in inverno. Sorrido, sedendomi vicino a lui.
« È del canile, ci credi?»
Lewis mi guarda, dispiaciuto.
« Peccato, è così bello.»
Sorrido, guardandolo mentre gioca con Ava. L'aveva catturato.
« È una lei, si chiama Ava.»
Specifico, abbandonandomi sulla panchina in ferro battuto.
Sospiro, era tutta la mattina che portavo fuori cuccioli, Ava era l'ultima della giornata.
Lewis sorride raggiante, fissando prima Ava e poi Mathis, catturato quanto lui dalla dolcezza della mia amica a quattro zampe.
« Mati...»
Il rosso solleva un sopracciglio, guardando il suo ragazzo con sospetto.
« Lu...»
Lewis sfodera i suoi occhi da cerbiatto, inclinando la testa da un lato.
« Ti prego, guarda quant'è carina. Non puoi davvero lasciarla in un canile, al freddo...»
Mathis fissa Lewis, poi fissa me, indispettito.
« Lo sai che me la menerà finché non gli dirò che possiamo tenerla?»
Sorrido sorniona, abbracciando Lewis.
« Lu ha ragione, guarda com'è carina...»
Mathis sbuffa e si alza dalla panca, fissando Ava dall'alto.
« È addestrata?»
Chiede, tirando fuori dalla tasca della felpa nera degli snack al formaggio.
Annuisco, tornando seduta sulla panchina.
« È ubbidiente e non fa neanche troppo casino, però è giocherellona, esige anche le coccole sul pancino.»
Spiego, legandomi la giacca di jeans in vita. Finalmente iniziava a fare caldo.
« Stiamo a vedere. Ava! Seduta.»
Esclama il rosso autoritario ed Ava lo guarda, prima di sedersi e fissarlo con la lingua rosa penzolante.
Mathis le porge una mano e Ava gli dà la sua zampa.
« Brava. Tieni.»
Mormora, passandole un mini biscotto al formaggio che prontamente si sbafa, soddisfatta. Guardo la mia amica a quattro zampe, magari era la volta buona che trovava casa.
« Non è finita qui. Guarda.»
Dico, alzandomi.
« Ava. Parla.»
Abbaia e fa un giro su se stessa.
Lewis è esaltato e Mathis piacevolmente sorpreso.
« Guardami.»
Ava mi fissa, con il musetto chiuso.
« È davvero brava.»
Bisbiglia il biondo, fissando Ava, incantato.
Mi abbasso alla sua altezza e sorrido.
« Dammi un bacio.»
Ava inizia a leccarmi tutta la faccia, provocando la mia risata e facendomi anche cadere a terra.
« Va bene va bene, ti voglio tanto bene anche io!»
Confesso, tirandomi in piedi.
Mathis fissa Ava senza espressione.
« Veniamo con te a prendere le sue cose.»
Proclama poi, prima di sorridere e sfilarmi il guinzaglio dalle mani.
« Sì!»
Sibila Lewis e Mathis ridacchia.
« Però facciamo a turni per portarla fuori!»
Specifica il rosso, incamminandosi verso l'uscita del parco, affiancato da una Ava scodinzolante.
« Quanto ci scommetti che tempo neanche una settimana e amerà più lei che me?»
Bisbiglia Lewis, facendomi ridere. Mathis aveva la maschera del duro ma in realtà era un tenerone.
« Mathis brontola sempre, ma è il primo che si lascia convincere.»
Dico e Lewis ridacchia.
« Come mai non ti sei fatta vedere in università questa settimana?»
Chiede il rosso, mentre gli passo tutti i documenti di Ava. Eravamo nello studio del canile. Sospiro, mettendo le mani sui fianchi, fasciati da un top bianco.
« C'ero, ma mi sono resa invisibile.»
Confesso e Lewis mi guarda accigliato mentre accarezza la testa della sua "adorabile bambina". Ava era bellissima, come dargli torto?
« Mathis, avevi ragione.»
Ammetto, mettendo in un sacchetto il giocattolo preferito di Ava. Un osso di corda bianco e blu. Mathis mi guarda non capendo.
« Non farmelo dire.»
Lo intimo, passandogli la sportella. Sgrana gli occhi e mi regala un sorriso compiaciuto.
« Quindi? Cosa pensi di fare ora?»
Sospiro e Lewis ci fissa, confuso.
« Che succede?»
Lo guardo e mi inumidisco le labbra.
« Ho litigato con il mio migliore amico per avermi mentito sin dall'inizio e non ci parliamo più. Almeno, io lo evito, ma ho realizzato che in realtà c'è qualcosa che va oltre l'amicizia e non so cosa fare.»
Dico di getto, disinfettandomi le mani con del gel apposta ed uscendo dallo studio, seguita dai miei due amici.
« Bella situazione del cavolo, cos'hai intenzione di fare?»
Chiede allora il biondo prendendo il guinzaglio dalla mano del rosso.
« Non lo so, dovrei parlargli, credo.»
Mormoro, salutando Leon, uno dei volontari più anziani del canile.
« Penso sia l'unica soluzione, Giulia, se vuoi mettere fine a questa storia, è tutto quello che puoi fare.»
Dice Lewis e Mathis annuisce.
« Ha ragione, è l'unica cosa che puoi fare. Anche se sono arrabbiato con lui, è anche l'unico che può farti del bene.»
Confessa, tirando la maniglia della Mercedes grigia.
« Che può farmi bene?»
Sibilo, mentre Lewis apre il bagagliaio per far accomodare la sua nuova amica.
Mathis sorride, attirandomi in un abbraccio.
« Tesoro, so che fai di tutto per essere indistruttibile, ma Xavier ti è entrato dentro e adesso è da lui che dipende la felicità del tuo cuore. Devi andare dove ti porta il cuore.»
Mormora, accarezzandomi i capelli. La vista si appanna, finché non inizio a piangere, nel tentativo inutile di soffocare le lacrime.
« Io non ci capisco più niente Mati, lo voglio con me però sono così arrabbiata.»
Confesso con la voce spezzata mentre lui mi accarezza la schiena, cercando di calmarmi.
« Lo so tesoro, vedrai che una volta vicini, saprai cosa fare e non avrai paura.»
Dice, lasciandomi un bacio sulla fronte.
« Ora fila in macchina, ti accompagno a casa.»
Mi asciugo le guance e sorrido, sedendomi sul sedile posteriore del fuori strada.
Fisso Parigi fuori dal finestrino. Alla luce calda del sole era ancora più bella. Sospiro rilassata e canticchio con Mathis e Lewis tutte le canzoni che passano alla radio, finché la Tour Eiffel non si materializza davanti ai miei occhi magnifica, imponente, meravigliosa. E se prima la ammiravo e piangevo per la sua magnificenza, ora piangevo silenziosamente per i ricordi.

«Vuoi andare da qualche parte in particolare?»
Chiede Xavier. Mi aveva portata via veramente. Fisso lo specchio d'acqua e sospiro, prima di girarmi e trovarlo a fissarmi, attendendo una risposta.
«Voglio fidarmi di te. Portami dove vai quando sei triste.»
Dico, appoggiando la testa allo schienale e chiudendo gli occhi.
«Va bene, c'è poco da aspettare allora.»
Mormora.
«Dove stiamo andando?»
Domando, camminando al suo fianco. Lui guarda la torre, illuminata e maestosa.
«Proprio là in cima.»
Risponde, mettendo una mano sul mio fianco, passando vicino alla sicurezza che lo saluta come se fosse un amico di vecchia data. L'ascensore impiega poco tempo e ci ritroviamo sulla cima della Tour Eiffel, isolati dal mondo.

Era con lui che mi sentivo isolata dal mondo comune e immersa in un altro mondo, nel nostro.

E lo capivo solo adesso.
🌻🌻🌻

Sospiro, rilassata. Ho passato l'ultima settimana in preda all'ansia a causa degli esami, ma almeno avevo dato i due esami più difficili, togliendomi una grande mole di studio e angoscia. Il sedile in pelle bianca della prima classe era davvero morbido e sono tentata dall'idea di fare una mega dormita fino alla fine del viaggio.
« Siamo in partenza, vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza e di spegnere tutti i dispositivi elettronici.»
Apro la borsa di pelle nera, prendendo lo smartphone per spegnerlo ma prima decido di controllare le notifiche.

Da: Bambolina🌹
Stasera affronterai le tue paure.
📸
10:30

Nella foto Kirill e Xavier ridono, davanti ad un bel piatto di borscht.
Non ricordo da quanto tempo non lo vedevo sorridere in quel modo, spontaneo e genuino, forse dall'ultima volta che abbiamo fatto colazione insieme. Sento il cuore stringersi, come se qualcuno ne stesse facendo una spremuta.
Mi mancava ed ero arrabbiata.

Diamo inizio alle danze.

Buongiorno girasoli 🌻
Allora, Giulia presto si ritroverà faccia a faccia con la causa dei suoi problemi e della sua felicità.
Avete delle aspettative? Dai che sono curiosa di sentire la vostra🙈
Non appena mi sarà possibile, scateneremo l'inferno, fino a quel momento, vi mando un bacio ❤️

Parigi, amori e bugie. Where stories live. Discover now