1.9 Natale

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Il portico di marmo di Carrara è addobbato da piccole lucine dorate, il prato è sempre verde e rigoglioso, la piscina coperta, il gazebo pulito, le cucce riempite da coperte di lana. Il fumo del camino usciva dal comignolo: papà stava arrostendo le castagne, come ogni anno quando faceva freddo. Sorrido, aprendo il cancello nero con il telecomando che custodisco nel portaoggetti. Giacomo aveva lasciato la sua macchina alla stazione la sera prima, affidando le chiavi ad un amico che lavorava al bar lì di fronte.
Ero tornata a casa, finalmente.
Non appena uscita dalla macchina, l'aria fresca mi colpisce il viso, e io la respiro a grandi polmoni, chiudendo gli occhi. Niente smog.
Lascio il garage, decidendo di usare la porta d'ingresso e non le scale che lo collegano alla cucina. Volevo che papà mi aprisse la porta. Suono il campanello, posando la valigia al mio lato destro.
Sento Bucks ed Athos che abbaiano senza una sosta e Blacatz miagola nella sua gabbietta, che tengo saldamente nella mano sinistra. Riconosco i passi di mio padre, e la prima cosa che vedo è il suo sorriso ed i suoi occhi nocciola, prima di essere atterrata da un Canelupo Cecoslovacco di cinquantatré chili. Blacatz si libera dalla sua cuccia temporanea, avvicinandosi a Bucks, che gli lecca la testa, mentre Athos, lecca la mia faccia, facendomi ridere.
«Anche tu mi sei mancato, bestione!»
Esclamo, mettendomi a sedere e accarezzandogli la testolina.
«La mia bambina!»
Esclama papà, aiutandomi ad alzarmi per accogliermi in un abbraccio caldo e sicuro.
«Ciao, papà.»
Biascico, appoggiando la testa sulla sua spalla, coperta dalla felpa blu. Mi era mancato il mio papà.
Entriamo con i tutti i miei bagagli, raggiungendo la mamma nel salone. Giacomo stava dormendo in camera sua.
«Ciao tesoro»
Mormora mia madre, attirandomi in un abbraccio. Sorrido, sedendomi sul lungo divano a penisola beige.
«Allora? Che si mangia? Ho una fame!»
Esclamo, toccandomi la pancia con la mano. Mamma ride, sbucciando una castagna. Aveva addosso una vestaglia rossa di ciniglia. Aveva raccolto i capelli biondi in uno chignon e i suoi occhi grigi erano lucenti. Giacomo era la sua copia esatta.
«Sveglia tuo fratello, si mangiano i tortellini in brodo.»
Proclama, alzandosi e dirigendosi in cucina, seguita da Bucks. Blacatz si era raggomitolato sul pouf bianco vicino al camino ed Athos era poco distante da lui, su un enorme cuscino turchese. Papà mi passa un piccolo cesto di castagne, lo ringrazio, salendo al piano superiore dal mio adorabile fratellino.
Apro la porta di legno il più silenziosamente possibile, entrando nella camera del biondo più pimpante d'Italia. Lo trovo sotto il piumone a righe verticali bianche e blu, mentre dorme beato. Controllo l'ora sul cellulare. Le otto spaccate. Appesi al muro, oltre a un quadro di noi due da bambini, trovo tantissimi cartelloni, sicuramente fatti dai fan. Sorrido, appoggiando le castagne sul comodino per coricarmi al suo fianco. Le labbra piene sono sigillate e le ciglia lunghe e folte lo rendono tenerissimo. I capelli spettinati gli ricadono sulla fronte. Do un buffetto sul naso dritto. Non si smuove. Provo con un bacio sulla guancia, liscia e profumata. Niente. Lo smuovo per un braccio. Non dà segni di vita. Sbuffo, non mi resta che passare alle maniere forti. Con pollice e indice tappo le narici, non ci vuole molto, prima che si alzi a sedere di scatto, prendendo aria a grandi polmoni. Si guarda intorno, prima di girarsi verso di me, leggermente irritato. Ridacchio.
«Buongiorno, principino.»
Mi lancia uno sguardo truce, prima di trascinarmi sotto le coperte per infliggermi un solletico atroce.
«La metti così, eh? Va bene!»
Esclama, iniziando a solleticarmi i fianchi. Scoppio a ridere, cercando di fermarlo mettendogli le mani sul viso.
«A-Aspetta, ho-ho un'offerta di pace!»
Trillo e lui si ferma, dandomi tregua. Mi guarda sospetto, bloccandomi i polsi.
«Quale offerta?»
Sorrido compiaciuta, guardando i suoi occhi curiosi.
«Castagne.»
Dico, accennando al bottino con il capo.
Fissa il cesto, poi annuisce, afferrando il sacchetto e rotolando su un fianco, per stendersi accanto a me. Sbuccia una castagna e la divide in due, cedendomi la parte più grande. Sorrido e la metto in bocca, appoggiando la testa sul suo petto tonico, coperto da una felpa a girocollo di cotone grigio. Ne rompe altre due e le divide con me.
«Che si mangia?»
Chiede, con la bocca piena, accendendo la televisione sul comò bianco. Stava guardando "Ritorno al futuro" prima di addormentarsi.
«Tortellini in brodo.»
Bofonchio, mangiucchiando la castagna.
Annuisce, abbracciandomi. Finiamo le castagne e scendiamo giù a cenare.
Ed è come se non fossi mai partita, scherzo a tavola, mangio per tre e dopo cena giochiamo a giochi di società, coccoliamo i piccoli di casa e guardiamo tutti i film di Natale con Massimo Boldi e Cristian De Sica. Sono di nuovo a casa.
A Natale ci vediamo tutti nella tenuta dei miei nonni, parlo tanto con i miei cugini e scherziamo tutto il tempo. Dopo pranzo apriamo i regali. Mamma e papà mi hanno regalato l'ultimo Mac dell'Apple, mentre io e Giacomo abbiamo regalato loro una vacanza di una settimana in giro per la Grecia. Giacomo mi ha regalato un paio di occhiali da sole che volevo da una vita ma che non ho mai comprato e io gli ho regalato un accappatoio bianco di spugna, lungo e con il cappuccio, all'altezza delle spalle ci sono ricamati con molta cura, il suo nome e cognome, in oro. Capisco che gli è piaciuto non appena se lo prova, entusiasta. Dai miei zii ricevo maglioni e borse, dai nonni delle scarpe firmate.
Avrei scambiato i regali con i miei amici la sera dopo, non appena fossimo arrivati a Barcellona, da Eleonora. I suoi nonni abitavamo lì e ci avrebbero gentilmente ospitato. Per il resto del pomeriggio chiacchiero con i miei cugini e verso le sei ci prepariamo per tornare a casa. Ci aspettavano due ore di viaggio. Non a caso, mi addormento sulla spalla di Giacomo, in macchina.

Parigi, amori e bugie. Where stories live. Discover now