2.5 Another love

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Xavier

Ero sempre stato bravo ad interfacciarmi con le altre persone, molto probabilmente a causa della spontaneità e della curiosità che mi caratterizzavano sin da bambino. Ma in quel momento trovavo quegli appunti di macroeconomia così pesanti ed incomprensibili. Rileggevo le pagine scritte ordinatamente. Cosa c'era da sapere che già non sapessi? Era la solita storia.
Chiudo il quaderno e sospiro pesantemente, prendendomi la testa tra le mani. Decidere di studiare subito il giorno dopo essersi ubriacati non era stata una grande idea.
« Xavier!»
Faccio una smorfia. Mi scoppiava la testa. Mia madre aveva il brutto vizio di urlare in casa per chiamarci. In fondo non era neanche colpa sua se la casa era enorme e quasi perennemente vuota. Mi alzo dalla scrivania, uscendo dalla stanza.
« Xavier! »
« Arrivo!»
Grido di rimando, scendendo le scale velocemente. Mia madre era una delle donne più eleganti e a modo che avessi mai conosciuto. Giulia le assomigliava, per certi versi.
Giulia. Mi manca.
« Sì?»
Alza la testa dal tavolo, tappezzato di documenti, per guardarmi dritto negli occhi.
« Non ti sarai mica svegliato a quest'ora?»
Chiede, fissando il mio pigiama blu con disapprovazione.
« Stavo studiando, in realtà.»
Mi guarda e annuisce, tornando su i suoi documenti. Non le avrei di certo confessato di essere rincasato alle quattro del mattino, in condizioni pietose e non autonomamente.
« Prepara le tue cose, dobbiamo andare a Vienna per la riunione di domani mattina.»
La guardo stralunato.
«Come? Cosa c'entro io ?»
Sospira, lasciando stare i documenti. Si alza, avvicinandosi di poco.
« La metà delle azioni della nostra azienda sono intestate a te. Sei un membro ufficiale e futuro presidente Xavier, è tuo dovere come leader partecipare alle riunioni tesoro.»
Fisso il tavolo e tutti quei documenti a riempirlo. Davvero sarebbe andata così, la mia vita?
Sospiro pesantemente. Probabilmente sarebbe andata così.
« Senza la mia firma non si può fare niente, giusto?»
Mamma mi sorride dolcemente. Era un sì.
« Non può firmare papà? È lui il presidente in carica.»
«Xavier, serve anche la tua. Domani tu e Thomas raggiungerete papà . I tuoi esami non subiranno variazioni.»
« Va bene.»
Acconsento, era una battaglia persa. Prima di tornare in camera mia, faccio una sosta in cucina. Mi serviva un'aspirina. Non parlavo con Giulia da sole ventiquattr'ore ed ero già riuscito a ridurmi uno schifo. Mi aveva bloccato ovunque, su qualsiasi social possibile ed immaginabile. Mi ero preso anche una sberla, ma non la biasimavo di certo. Le avevo fatto male.
Butto l'aspirina nell'acqua e aspetto che si sia sciolta, prima di buttare giù il tutto.
Non avevo mai visto degli occhi così affranti.
Assomigliavano a quelli di un animale ferito, incapace di fidarsi di chiunque.
Si sentiva tradita. L'avevo involontariamente tradita.
Non pensavo che una bugia bianca potesse creare un simile danno. Non le avrei mai fatto del male, anzi, tutt'altro.
Giulia mi aveva fatto qualcosa. Era riuscita a muovere qualcosa dentro di me e neanche io sapevo esattamente cosa. L'aveva fatto soltanto sorridendo e per giunta, quel sorriso non era neanche dedicato a me.
Era curioso. Non avevo mai avuto problemi a interagire con il sesso opposto, a dirla tutta, ero consapevole del fatto che fossi molto attraente. Lo avevo realmente capito alle medie, quando anche le ragazze delle altri classi si piazzavano davanti alla mia classe per rivolgere la parola solo a me. Avevo fatto le mie esperienze, avevo avuto anche delle fidanzatine. Ne avevo avuta una di una certa importanza che aveva cambiato la mia vita. Il tradimento, purtroppo, è una cosa comune al giorno d'oggi. Ci ero rimasto male, per un certo verso ma non come i miei amici dopo una rottura. Niente pianti, niente suppliche, solo rabbia. Non avevo avuto paura di perdere questa ragazza. La cosa mi aveva fatto riflettere a lungo, arrivando alla conclusione che non avevo l'esigenza di una ragazza o di affetto e non perché non volessi, semplicemente, non provavo alcunché di tenero per nessuna. Neanche per lei. Riconoscevo l'attrazione fisica, ma non c'era alcuna gelosia dentro di me, nessun pensiero dolce. Eppure sognavo di provare sentimenti simili. Avrei trovato anche io l'amore e forse era proprio per questo che non sentivo niente. Come avrei potuto riconoscere un sentimento vero, altrimenti? Amore e interesse erano diversi.
Giulia mi era dannatamente entrata dentro e non era più uscita. Vedevo una luce in lei, una luce che non avevo mai scorto in nessun altro.
Avevo cercato di reprimere quel moto che insorgeva in me ogni volta che la scorgevo per i corridoi dell'università.
È fidanzata amico, mi dispiace.
Mi aveva avvertito Lucas, la prima volta che l'avevo vista per puro caso insieme a Claire.
È solo attrazione fisica, ti dispiace soltanto di non poterci provare con lei.
Mi convincevo di questo, ma a questo punto mi sembra anche stupido dire che ne dubito altamente.
Poi, ero riuscito a conoscerla. Conoscevo parecchie ragazze, ma nessuna sfuggente come lei. Era sfuggente, diffidente, riservata ma nonostante tutto, riusciva a conservare una gentilezza innata. Avevo persino pensato che fosse fredda come un ghiacciolo, ma non riuscivo a non esserne affascinato. Ero maledettamente curioso di conoscerla meglio.
L'occasione mi si era presentata con le ripetizioni di italiano impartite dall'università.
Il fatto che io fossi praticamente madrelingua a causa dell'attività di famiglia non aveva importanza, la scusa era ottima per riuscire ad avvicinarmi a lei e conoscerla meglio. Non pensavo di rimanere vittima della mia stessa trappola. Conoscere quel Riccardo mi aveva fatto ribollire il sangue nelle vene. Quale uomo tratta così una donna? Non avevo mai sentito così tanta voglia di picchiare qualcuno come quella sera. Aveva adottato un comportamento irrispettoso, da ignoranti ed io non ci avevo visto più. Scoprire che era il suo ex, che lei fosse così ferita, spaventata e diffidente nei confronti del mondo; aveva soltanto rafforzato la mia voglia di conoscerla e di instaurare un rapporto con lei. Quella notte era iniziata la nostra amicizia e lei mi piaceva da morire. Ho perso il conto di tutte le volte che mi sono dovuto trattenere dal baciarla, dal chiederle qualcosa che era ben più di un'amicizia.
Se lei non è pronta per una relazione, l'aspetterai.
E l'avrei aspettata, ma più avanzava il tempo e più sentivo il bisogno di confessarle quello che provavo, compresa quella stupida bugia bianca che mi aveva permesso di conoscerla e di farmi conoscere per quello che sono.
E l'averla conosciuta mi era piaciuto da impazzire. All'apparenza era fredda, realmente era di una spontaneità e semplicità disarmante. Era dolce, sincera ed era maledettamente difficile trattenersi dal baciarla ogni volta che mi sorrideva o semplicemente mi guardava.
Ma, le bugie hanno le gambe corte e la mia mossa azzardata e impulsiva mi era costata due cuori spezzati. Il mio si era rotto non appena ero riuscito a farla piangere. Io che volevo proteggerla, l'avevo fatta piangere . E a quel punto, lo schiaffo non mi aveva sfiorato nemmeno.
Avevo fatto fuori metà della cantina di Kirill, a detta sua ho addirittura pianto e mentre faceva i salti mortali per trascinarmi su per le scale di casa, chiamavo Giulia mormorando. Ho anche pianto nel sonno. Non piangevo da quando a dieci anni era morto Blueberry, il mio Bovaro del Bernese. Si era accertato che stessi bene e aveva aspettato che mi addormentassi, prima di lasciare casa mia, alle quattro del mattino.
Avevo accusato i postumi della sbornia la mattina, vomitando anche l'anima. Non mi conciavo così male dalla maturità.
Avevo provato a contattarla in tutti modi possibili e immaginabili la mattina, ma lei mi aveva bloccato ovunque e presentarsi a casa sua in quelle condizioni non era il massimo.

Guardo il cielo fuori dalla finestra. Plumbeo. Salgo le scale, pronto a trastullarmi sui libri, cercando di studiare davvero. Ma mi fermo davanti alla camera degli ospiti. Giulia.
Apro la porta ed entro nella stanza. La domestica non aveva cambiato le coperte, erano quelle con le quali avevamo dormito. Mi avvicino al letto, fino a sedermici sopra.
« Ho combinato un bel casino.»
Mormoro poi, stendendomi sopra alle coperte.
Vaniglia. Profumo di vaniglia.
Sospiro, abbracciando il cuscino e chiudendo gli occhi.
Poteva tormentarmi anche in casa mia?
Non mi sarei dovuto lamentare, visto che abitava nella mia testa da tempo ormai.
Non l'avrei lasciata andare, avrei risolto le cose, le avrei confessato il mio amore, divenuto troppo grande per essere nascosto.

Ero irrecuperabilmente innamorato di Giulia e la cosa mi piaceva da impazzire.

Buonasera a tutti ❤️
Allora, questa volta abbiamo dato voce ai pensieri di Xavier, erano troppo rumorosi, non ne volevano sapere di stare confinati nella sua testa.🤷‍♀️
Voi come reagireste ad una simile scoperta? La considerereste una bugia bianca? Sono curiosa di conoscere i vostri punti di vista 🙈
Un bacione ❤️

Parigi, amori e bugie. Where stories live. Discover now