Una giornata solo noi due

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Quella mattina mi svegliai con un mal di testa più forte della sera precedente.
Ero in camera mia e mi chiesi come fosse possibile. Ma la risposta era ovvia: Alex.

Guardai il comodino e trovai un bicchiere di succo di frutta e una pillola.
Ha pensato proprio a tutto.
Ingoiai giù la pillola e terminai di bere tutto il succo nel bicchiere.
Infilai le ciabatte e andai in bagno dedicando la mia prossima ora ad un lungo bagno caldo. Riempii la vasca e mi infilai dentro. Chiusi gli occhi e mi rilassai, una volta tanto. In quella casa era impossibile. Oggi sarebbero anche tornati i nostri genitori e i bambini, quindi la pace sarebbe finita del tutto.

Non mi ricordo assolutamente nulla della sera precedente. Dopo il gioco della verità la mia mente era appannata e questo non mi fu d'aiuto per la memoria.

Uscii dalla vasca e mi infilai il mio accappatoio. I capelli erano asciutti avendoli raccolti in una crocchia.
Infilai una tuta e scesi al piano di sotto. Rubai una frittella dal piatto in cucina che qualcuno aveva lasciato e la mangiai. Carter aveva lasciato un post-it sul frigorifero. Lo staccai e lo lessi: "Sono al parco con Thomas, non volevo svegliarti. Ci vediamo nel pomeriggio. I nostri tornano stasera."
Sospirai. Tranquillità per un ultimo giorno.

"Buongiorno bambina." questa mattina Alex era particolarmente felice, non che gli altri giorni lo fosso eh. "Vedo che le frittelle ti sono piaciute." indicò il piatto vuoto che aveva lasciato sul tavolo.

"Avevo fame." mi giustificai facendo spallucce.

"Hai da fare oggi?" scossi la testa. "Bene, vestiti, andiamo in un posto." si fermò un secondo davanti alla porta. "Comoda possibilmente."

Ingoiai l'ultimo pezzetto di frittella e corsi al piano di sopra.
Dove mai mi vorrà portare?

Infilai un leggings e una maglia. Mi infilai di nascosto in camera di Alex. Lo avevo più volte visto in giro per la scuola con la felpa della squadra che era a dir poco stupenda. I loro colori erano il verdone e il bianco infatti la felpa era completamente verdone con una scritta in bianco che presupposi fosse il nome della squadra. La infilai non considerando la reazione che avrebbe potuto avere ma poco mi importava. Infilai infine le converse e scesi al piano di sotto.

"Bambina." mi osservò attentamente. "Hai rubato la mia felpa dal mio armadio?" marcò la parola "mia" e "mio". Annuii e lo raggiunsi all'entrata. "Mi piace come ti sta addosso, ma la prossima volta chiedimelo." prese le chiavi della macchina e andammo in garage.

"Oggi non mi vuoi uccidere per fortuna." sospirai sollevata. "Non voglio farti morire di freddo bambina."

"Che gentiluomo, ti preoccupi per me." esclamai ironica e lui mi fulminò con lo sguardo. "Hai preso una giacca?" mi chiese e annuii sedendomi al posto de passeggero accanto a quello del guidatore. "Non sporcare la mia bambina."

Alzai gli occhi al cielo. "Non ero io la tua bambina?"

"Stai dicendo di essere mia per caso?" alzò un sopracciglio e scossi la testa. "Tu sei la numero 1."

"Che onore." risposi sarcastica e finalmente Alex mise in moto la sua bambina numero 2.

Durante il tragitto in macchina non spiccicammo parola e mi sentii parecchio a disagio.
"Posso sapere dove stiamo andando?" ruppi finalmente quel silenzio che mi stava sovrastando.

"Ora vedrai bambina." mi lanciò qualche sguardo mentre continuava a guidare. "Abbi pazienza."

"Hai sbagliato persona." lo avvisai e accennò un sorriso.
Parcheggiò l'auto e scese. Lo imitai. Eravamo al porto di San Diego. "Che ci facciamo qui?" domandai confusa.

"Non riesci proprio ad aspettare, eh?" alzò gli occhi al cielo e io scossi la testa. "La vedi quella lì?" si piazzò dietro di me appoggiando la testa sulla mia spalla e indicandomi una barca con il dito. "La useremo per l'intero pomeriggio."
Mi girai verso di lui. "Stai scherzando?" scosse la testa e cominciai a saltellare per poi stringerlo in un abbraccio. Fu sorpreso di quella mossa, e in effetti lo fui anch'io, infatti all'iniziò fu titubante poi si lasciò andare e ricambiò l'abbraccio.

"Andiamo." mi prese per mano e rabbrividii a quel contatto. Mi condusse verso la barca e cominciò a chiacchierare con un uomo.

"Alexander!" esclamò l'uomo appena lo vide. Era un signore sulla sessantina e aveva una lunga barba grigia. Il suo volto era tenero e gentile. Lo strinse in un abbraccio che il mio fratellastro ricambiò. "È la tua ragazza?" chiese poi indicandomi. Arrossii per non so quale assurdo motivo. "No, è la mia sorellastra." spiegò velocemente e il signore annuì.
"Mi servirebbe la barca per una giornata Andrew."

"Oh certo, figliolo." Andrew ci accompagnò fino ad essa e ci fece salire. "Sei ancora in grado di guidarla?" gli chiese e Alex al mio fianco annuì. Salì prima quest'ultimo e poi lo seguii.
Una giornata da sola con Alexander Parker che sembrava particolarmente gentile oggi. Wow, e chi l'avrebbe mai detto?

Ci allontanammo dal porto in pochi minuti e avanzammo nell'oceano. Ovviamente non ci allontanammo più di tanto e ad un certo punto ci fermammo.
"Ti piace?" mi chiese.

Annuii. "Molto." sorrisi e osservai l'oceano. Avevo sempre amato il mare fin da piccola e questa era la prima volta che salivo su una barca. Lo confessai ad Alex che spalancò gli occhi.

"C'è qualcos altro che non hai mai fatto, bambina?" mi chiese e ci pensai un attimo. "Non ho mai pattinato, non sono mai andata in montagna e non ho mai visto un film horror." quelle furono le prime cose che mi vennero in mente. "Rimedieremo a tutto." rispose e gli sorrisi. Tirò fuori poi due panini da una busta e me ne porse uno.

"Hai pensato a tutto, eh?" morsi il mio panino e mi sedetti per terra.

"Sono eccezionale, lo so."

"Solo quando vuoi." sottolineai.

"Allora lo sarò sempre, con te." si sedette accanto a me. Sentivo il suo sguardo pesante su di me ma continuai a guardare l'orizzonte.

"Se questo farà sì che non ci sia più un Alexander stronzo, mi va più che bene." fece una smorfia di disgusto. "Non chiamarmi mai più Alexander."

"Ti ricordo che tu mi chiami bambina." gli ricordai e lui mi tirò un pizzicotto alla guancia. "Solo perché sei una piccola bimba."

"Ho solo due anni in meno di te!" protestai mettendo il broncio. "Ecco proprio quando fai così sei una piccola bambina." lo guardai male e si mise a ridere.

Il resto della giornata andò abbastanza bene. Rientrammo al porto verso le 18 e a casa trovammo tutta la famiglia ad aspettarci. Che dire tutti erano sorpresi di vederci insieme e io ne fui la prima. Avevo appena passato una giornata piacevole con Alex senza litigare nemmeno una volta. Stavamo facendo passi avanti.
Dove saremmo finiti Alexander Parker?


SPAZIO AUTRICE:
ecco un intero capitolo dedicato interamente ad Alex e Harper. Spero vi piaccia come sempre. Fatemi sapere cosa ne pensate!
-R

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora