Mi hai spezzata

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Ci guardammo per parecchi minuti senza proferire parola. Le mie gambe cominciarono a muoversi da sole e scappai in camera mia chiudendo la porta a chiave per evitare qualsiasi tipo di conversazione. Al momento non avevo risposte quindi meglio prevenire. Appoggiai la schiena alla porta e caddi lentamente sul pavimento.
Cosa era appena successo, e soprattutto cosa sarebbe cambiato tra noi due? Aspettavo quel momento da parecchio tempo ormai e continuavo a chiedermi se anche lui avesse provato lo stesso che provai io.
Stavo provando qualcosa nei confronti di Alex e non sapevo se questo fosse un bene o un male.

Mi alzai e mi sdraiai sul letto. Immersi la faccia nel cuscino come se volessi scomparire. Ma io ero la e le magie ancora non le avevano inventate.
Sospirai e chiusi gli occhi abbandonandomi al sonno.

Come ogni mattina la luce del sole mi accecò gli occhi e interruppe i miei bellissimi sogni. Mi stiracchiai e mi alzai di mala voglia. Appena i miei piedi furono in contatto col pavimento imprecai per il freddo. Infilai subito un paio di calzini e una felpa e aprii la porta della mia camera. Sussultai quando aprendola trovai Alex di fronte a me.
"Cazzo." mi portai una mano al petto.

"Mi dispiace." si scusò. "Dobbiamo parlare Harper." mi aveva chiamata per nome e questo non prometteva nulla di buono.
Lo lasciai entrare in camera e chiusi nuovamente la porta alle mie spalle. "Dimmi pure." sussurrai.

"È stato uno sbaglio." cominciò. "Quello che è successo è stato uno sbaglio. Non sono un ragazzo da relazioni serie e questo penso che tu lo sappia. Non voglio farti soffrire o illuderti che io provi qualcosa per te. Ieri avevo voglia di giocare e per questo ti ho baciata, ma non ha significato nulla, volevo che tu lo sapessi." riprese fiato per poi ricominciare a parlare. "Te l'avevo detto fin dall'inizio di starmi lontana e adesso ne stai pagando le conseguenza, mi dispiace bambina. Continua ad odiarmi." quelle furono le sue ultime parole prima di dileguarsi dalla mia camera e lasciarmi da sola.

È stato un sbaglio. Primo colpo.

Non voglio farti soffrire o illuderti che io provi qualcosa per te. Secondo colpo.

Ieri avevo voglia di giocare. Terzo colpo.

Non ha significato nulla. Quarto colpo. La barca era affondata.

Ma io non ero una stupida battaglia navale. Non ero uno stupido foglio con cui giocare per colpirmi e farmi affondare sempre di più nell'oceano.
Ma in questo momento mi sentivo proprio così. Ogni frase pronunciata ad Alex era come un colpo per me facendomi affondare sempre di più. E ovviamente questo gioco lo aveva vinto lui. Era riuscito ad affondare la nave e aveva raggiunto il suo traguardo. Perfetto.

Mi sedetti sul letto prendendomi la testa tra le mani. Non riuscii a trattenere le lacrime le quali erano più forti di me. Ero immersa tra i singhiozzi e le lacrime rigavano le mie piccole guance rosee.
Sentii bussare alla porta ma quasi me lo immaginai. Non avevo voglia di rispondere. Non avevo voglia di vedere nessuno.
Carter entro ugualmente in camera mia. "Scendi a colazione o res-" si bloccò appena mi vide e si inginocchiò davanti a me prendendo il mio viso tra le mani. "Ehi piccolina, che succede?"

Non risposi e lui si sedette accanto a me tenendomi fra le sue braccia. "Harper che succede?" adesso era veramente preoccupato.

"Lo odio Carter." cominciai a battere vari pugni sulle mie ginocchia. "Lo odio, lo odio, lo odio con tutto il mio cuore." urlai passandomi una mano sul viso per asciugare le lacrime che fuoriuscivano dai miei occhi.

"Lo so tesoro, lo so." mi accoccolai tra le sue braccia mentre mi accarezzava i capelli cercando di calmarmi. Restammo così per parecchi minuti finché non ripresi il controllo di me stessa.
Mi alzai tirando fuori dall'armadio un cambio. "Non me ne devi parlare per forza."

"Penso tu abbia già intuito." sussurrai a testa bassa.
"Per renderti felice ti concedo di rubare una mia felpa dal mio armadio." gli sorrisi flebilmente ringraziandolo per aver alleggerito la tensione. Corsi subito in camera sua. Eventi di questo genere non avvenivano molto spesso. Tirai fuori una felpa grigia e la infilai insieme al mio leggings nero. Raccolsi i capelli in una crocchia e andai in bagno a sciacquarmi la faccia per evitare che qualcuno capisse che avessi pianto. Soprattutto lui non doveva saperlo. Non dovevo mostrami debole davanti al nemico.

Raggiunsi Carter che mi stava ancora aspettando in camera mia seduto sul letto giocherellando con le dita delle sue mani.
"Pronta ad affrontare il pranzo?" mi chiese porgendomi la sua mano che afferrai subito. "Io no, la mia pancia si." risposi indicandola facendolo ridacchiare.

Scendemmo mano nella mano le scale e varcammo la porta della cucina. Aspettavano solo noi.
"Ti sei svegliata tardi oggi." si accorse mio padre versandosi un bicchiere di vino.

"Ehm si, avevo sonno." mentii maledicendomi per aver spostato lo sguardo verso Alex. Mi stava guardando con espressione confusa perché lui sapeva che quello non era stato il reale motivo della mia assenza a colazione.

Mangiai silenziosamente le penne al sugo nel mio piatto mentre gli altri chiacchieravano allegramente tra loro. Anche Alex non spiccicò parola. Fu il primo a lasciare la tavola a pugni stretti.
Ma chi lo capirà mai quel ragazzo?

Aiutai Lola a sparecchiare. Avevo bisogno di essere impegnata in modo che i miei pensieri volassero altrove. "Tesoro, avvisa i ragazzi che stasera saremo a cena con alcuni amici. Alex e Carter sanno di chi si tratta." mi disse quando le passai l'ultimo piatto. Annuii e mi recai in salone dove trovai i ragazzi guardare un cartone animato. "Tom e Jerry?" chiesi incredula.

"Non c'era nulla in televisione." fece spallucce Abby riportando poi lo sguardo al cartone.

"Lola mi ha chiesto di avvisarvi che questa sera saremo a cena fuori con alcuni amici." li avvisai sedendomi al fianco di mia sorella. Di certo non mi sarei seduta sull'altro divano accanto a Mr. spezza cuori.

"Non ho l'ebola." disse indicando il divano in cui si trovava. Era proprio un ingenuo a credere che mi sarei seduta accanto a lui. "Sto meglio qui." sbottai acida torturandomi le dita per non perdere la calma.
Fece spallucce e si alzò dal divano sparendo da quella stanza. Tirai un sospiro di sollievo.
Cosa faremo ora Alexander Parker?



SPAZIO AUTRICE:
capitolo extra per ringraziarvi delle mille visualizzazioni e potete ben vedere che le cose sono leggermente cambiate.
Non sempre è tutto rose e fiori.
Pensate che Alex sia stato sincero dicendole quelle cose? Forse si. Oppure no.
Mi sono dimenticata. @Alessiaah204 questo è per te che l'hai tanto atteso ahah.
-Reb

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora