3: Dottor Moore

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Mi lascio alle spalle il tendone del Circus. Il vento caldo mi scompiglia i capelli. Sono stanchissima, ma ho trascorso una bella serata. Sono felice di aver dato retta alle mie amiche. Un poco di svago mi ci voleva proprio! Las Vegas è una città magica, soprattutto di notte. Ci sono tanti posti da visitare, ma è impossibile riuscire a farlo in così poco tempo. 

Ho percorso pochissimi metri. Sento la voce di un signore che sbraita. Mi fermo ed osservo la scena. E' un bell'uomo sulla cinquantina, vestito in modo molto elegante. La sua giacca costerà più o meno un paio dei miei stipendi. Si tocca la gamba e fa una smorfia. Ho promesso a Vic e Luna di fare attenzione, ma non mi sembra un serial killer. 

Mi avvicino e gli  chiedo se è tutto a posto.

<Ho messo male il piede scendendo dal taxi. Ho una distorsione alla caviglia a causa dell'eversione del piede>

Lo guardo allibita, non ho capito neppure una parola. 

<Mi scusi, signorina. Le devo sembrare un alieno. Sono Robert Moore, direttore del Medical Hospital di Las Vegas>

Mi allunga la mano ed abbozza un lieve sorriso che si tramuta ben presto in una seconda smorfia di dolore. Non sono un medico come lui, ma credo che la caviglia gli si stia gonfiando e gli ci vorrebbero degli impacchi con il ghiaccio.

<Piacere, Grace. Posso aiutarla dottor Moore?>

Il mio istinto da buona samaritana è uscito fuori. Spero di non cacciarmi in qualche guaio. Volevo liberarmi delle scarpe e sprofondare nel comodo letto del mio albergo, ma credo che questo mio desiderio dovrà attendere qualche attimo in più.

<Grace, non vorrei disturbarla, ma se potesse accompagnarmi in casa le sarei grato. Abito ad un solo isolato da qui e chiamare un altro taxi è impossibile >

Ho un attimo di tentennamento. Lo ammetto sono indecisa sul da farsi, vorrei andarmene ed inventare una scusa, ma mi dispiace lasciarlo in mezzo alla strada con un piede praticamente a ciondoloni.

<D'accordo, l'aiuto. Mi metta il braccio sopra la spalla> mi utilizza come una stampella umana. 

Fa fatica a camminare e dopo pochi secondi ha il fiatone.

 Ci mettiamo quindici minuti per percorrere pochi metri. Arrivo davanti all'edificio in cui abita. Deve averne di soldi! La hall del palazzo sembra il museo dove lavoro.

Il portiere ci viene incontro e mi fissa in modo strano. Ci metto pochi secondi a realizzare che mi deve avere preso per una squillo. Non sarò elegante come la regina di Giordania, ma sono a Las Vegas per divertirmi, mica per fare una sfilata di moda! Non ho tailleur da cinquemila dollari o borsette da duemila nel mio armadio!

Robert capisce immediatamente la situazione e, da persona molto educata qual è, mi toglie d'impaccio.

<John, ho avuto un piccolo incidente e Grace si è offerta di accompagnarmi. Potresti farmi portare delle compresse di Advil? Dovrei averle terminate>

Allunga delle banconote al portiere e, sempre zoppicando, entra con me in ascensore. 

Saliamo fino all'ultimo piano. L'ascensore arriva direttamente nel suo appartamento. Il salone è enorme. Al centro spicca un divano di pelle bianca. Aiuto Robert a sedersi. Lo vedo tirare le labbra, credo che il dolore sia tanto, spero che il portiere arrivi presto con le medicine. 

<So di aver abusato già tanto della tua generosità, ma ti posso chiedere di portarmi del ghiaccio? La cucina è a sinistra. Nell'anta sopra al frigo ci sono delle bustine di plastica, andranno benissimo. Poi giuro che ti lascio andare via Grace>

Annuisco e mi dirigo in cucina, prendo un sacchetto e lo riempo di ghiaccio. 

Ritorno in salotto e glielo porgo. La caviglia è praticamente il doppio di una normale e mi sembra anche un po' viola.

<Non è rotta, tranquilla. Un paio di giorni di riposo assoluto, qualche analgesico e del ghiaccio e ritornerò nuovo di zecca>

Gli sorrido e mi siedo sulla poltrona di fronte al divano. Non appena arriverà il portiere con le medicine me ne andrò via. Il mio lavoro da crocerossina terminerà subito dopo.

Parliamo per ingannare l'attesa. Devo ammettere che Robert è un uomo affascinante, spiritoso, ironico e molto galante. Strano che non sia sposato! Un tipo del genere è un ottimo partito e, se ci fossero i miei, mi direbbero di accaparrarmelo, anche se ha il doppio dei miei anni!

Rido ad una sua battuta. E' strana la vita. Sono a mio agio con un perfetto sconosciuto ed a disagio con la mia famiglia. Bussano alla porta, vado ad aprire e mi ritrovo parato davanti quel simpaticone del portiere che mi porge un piccolo pacchetto. 

<Le compresse del dottor Moore, signorina> abbozza il sorriso più falso che esista sulla faccia della terra e se ne va via.


<Grace, sei stata molto gentile. Non so come ringraziarti e come sdebitarmi con te> mi sorride dolcemente. Se avesse qualche anno di meno una proposta indecente gliela avrei fatta! 

Apro il pacchetto con gli analgesici e lo poso sul tavolino di fronte al divano, riempo una brocca con dell'acqua fresca e porto un bicchiere dalla cucina. Ora ha tutto a portata di mano ed io non gli servo davvero più. 

<Non mi devi nulla. Se passi per Phoenix vieni a trovarmi> 

Prendo la borsa e mi avvicino a lui per salutarlo. 

<Se mi dai il tuo numero lo registro in memoria così potrò venire e tu costaterai di persona che sono un normale bipede, cammino su due gambe e non salterello come una rana impazzita> 

Scoppio a ridere. 

Prendo il suo cellulare ed inserisco il mio numero di telefono.

<Come vuoi che lo salvi in rubrica?> gli dico continuando a digitare sul display.

<Angelo Grace, direi. Se non mi avessi soccorso starei ancora zampettando in Elvis Presley boulevard > mi risponde facendomi l'occhiolino.

<Ti aspetto a Phoenix. Ti conviene chiamarmi prima, così ti vengo a prendere in aeroporto. Non si sa mai dovessi inciampare scendendo dal taxi>

Sento la sua risata squillante che mi raggiunge mentre entro in ascensore. 

Faccio ciao ciao con la mano e schiaccio il tasto G per scendere.


<Buonanotte signorina Grace> 

Il portiere ammicca e mi rivolge il suo solito mezzo sorriso tirato.

<Questo deficiente mi ha scambiato per Vivian> penso tra me e me contraccambiando con un falso sorrisetto di circostanza.

Adoro Pretty Woman, credo di aver visto quel film almeno dieci volte. Sono un inguaribile romantica, non posso farci nulla. Devo ammettere però che paragonare me a Vivian e Robert ad Edward mi secca davvero tanto. Per fortuna che non rivedrò mai più questo gorilla per tutto il resto dei miei giorni!


Inspiro a pieni polmoni l'aria tiepida di Las Vegas. Le luci sfavillanti mi ipnotizzano. Questa città è davvero uno spettacolo. Spero di riuscire a tornare presto ma, per ora, mi dovrò accontentare di questa mia mini vacanza, che rimarrà per sempre nei miei ricordi.

Ne sono sicura! 


Volevo postare il capitolo prima, ma ho la testa altrove. Questo virus ci ha levato tanto, ma non vincerà. Una mia amica (che dico sorella!!) ricoverata a causa di questo malefico Covid19 ieri mi ha scritto "lui è tosto, ma noi siamo più tosti di lui". A Raffy ed a tutti quelli che stanno lottando per sconfiggerlo un immenso abbraccio e mega bacio💓💓💓





Dietro le sbarreWhere stories live. Discover now