6: Infermeria

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<Non ti hanno letto il capo di imputazione? Grace, santo cielo, sei ancora più ingenua di Meg>

Jo mi rimprovera duramente, mentre Meg gli fa una linguaccia di rimando. Se non sapessi di essere in un carcere comincerei a pensare di essere in un asilo durante la ricreazione intenta a dividere la merendina con le compagnette di classe. Ad Iris e Jo molte cose non tornano, secondo loro sono stati molto rapidi a trovare un colpevole ed a sbattermi al Detention Center. 

<Questo dottore sarà stato un tipetto importante. Avranno pensato che fosse meglio trovare una beota da incolpare. E chi meglio di te?>

Stavolta sono io a fare la linguaccia a Jo. 

<Però se la telecamera non ha filmato nessuno in entrata o in uscita dopo Grace, come ha fatto l'assassino ad agire indisturbato?>

Rifletto sulle parole di Meg. Già come ha fatto ad uscire senza essere ripreso?

<Dai Grace, ci rifletteremo su. Sono sicura che ci sfugge qualcosa. Stai tranquilla>

Iris mi accarezza la mano per infondermi un po' di coraggio. Assomiglia molto a Luna e Vic. Anche loro mi sono sempre vicine quando sono giù di corda o triste.

King Kong si avvicina e si schiarisce la voce. Iris ritrae immediatamente la mano dalla mia.

<I contatti tra detenute non sono ammessi. Ce lo siamo scordate detenuta Williams>

Sussurra un nossignora rivolto alla gorilla. Dio che voglia che avrei di lanciarle una tazza di testa. Si allontana soddisfatta. Il suo ruolo è quello di incutere terrore e lo svolge a meraviglia.

<Spero che più tardi arrivi questo cavolo di avvocato> lo dico tutto d'un fiato mentre sento ribollire la rabbia dentro. Vedo Jo scuotere la testa.

<Grace non farci affidamento. A me lo hanno mandato dopo quasi un mese. La burocrazia è lenta. Il tempo di assegnare un avvocato ed inviare gli atti è lungo>

Sbianco alle parole di Jo. Un mese in attesa? Non possono trattenermi qui senza una prova. Non ho ucciso nessuno, sono innocente. Lascio il vassoio della colazione che quasi mi cade dalle mani. Il tremore aumenta. Sento le gambe farsi molli come gelatina. 

Rientro in cella. Mi siedo sul letto e mi massaggio la tempia destra. Il cuore fa le capriole e sembra voler uscir fuori dal petto. L'aria fatica ad entrare nei polmoni. Non so se sto morendo, ma se anche fosse non avrei paura in questo momento. La stanza gira vorticosamente tutt'attorno a me. Sento un dolore sulla nuca ed un tonfo. Vedo solo scuro e percepisco rumori ovattati. Mi sento strattonare. Fatico a rientrare in me. Mi lascio andare allo strano senso di pace. Spero solo di svegliarmi in mezzo ad angeli e cherubini visto che all'inferno ci sono già stata.

<Cosa ne pensi, doc?> 

Il vociare di due uomini mi arriva in lontananza. Provo ad aprire gli occhi, ma una dannata fitta mi passa da tempia a tempia.

<Bentornata tra noi, signorina Lewis> 

Provo a concentrarmi in direzione della voce che mi sembra alquanto pacata e rilassante. Riprovo ad aprire un occhio solo, magari la seconda volta sarò più fortunata. Una luce accecante mi provoca un fastidio terribile alla pupilla.

<Grace, deve aprire gli occhi molto lentamente, altrimenti avrà un altro capogiro>

Seguo le istruzioni della voce. L'immagine è ancora appannata, ma riesco a vedere che si tratta di un  medico.

<Cosa è successo?> 

Sono confusa, tonfo e dolore a parte non ricordo nulla.

<E' svenuta, Grace. Non ha lesioni, ma la terrò qui in infermeria un paio di giorni. Cadendo ha sbattuto la testa. Ha un leggero ematoma, ma nulla di preoccupante>

Già, il dolore alla nuca! Provo a toccarmi la testa, ma una scossa di dolore mi fa distogliere dal mio intento.

<Ha un bernoccolo, la prego cerchi di non agitarsi e rimanga distesa sul lettino>

Obbedisco come una scolaretta diligente, in fin dei conti il dottore è lui. Saprà sicuramente diagnosticare un trauma cranico. 

<Ci vediamo tra poco. Ora cerchi di riposare. Le verrò a montare una flebo. Non si preoccupi, voglio solo reidratarla>.

Annuisco e ringrazio. Un'anima pia in questo posto, penso tra me e me, ma l'idillio dura poco. Il medico esce e dopo un nano secondo mi accordo che di spalle accanto alla finestra c'è lui. 

La seconda voce quella più dura che chiedeva informazioni. Si avvicina lentamente a me. Non so perché ma mi da l'idea di un leone che insegue la preda indifesa. Il passo è felpato. Non abbassa mai lo sguardo. E' sicuro di sé. I suoi occhi sono scintillanti, non scorgo nulla dentro le sue iridi. Sono inespressivi eppure mi trasmettono paura.

<Detenuta Lewis> 

Lo dice con voce roca e talmente tanto tagliente da mettere i brividi addosso.

<E' qui da due giorni ed è riuscita già a darmi problemi>

Alzo lo sguardo verso il direttore, che nel frattempo si avvicinato al lettino. Ora si trova a dieci centimetri da me. Il suo corpo emana calore e potenza. Vorrei obiettare che sono svenuta, non sono evasa e non ho ho polverizzato l'intero edificio! 

Ci ripenso. Decido di non replicare. Mi ritornano alla mente le parole di Jo. Meglio stargli lontano e non inimicarselo. Sarebbe pura pazzia.

Sigillo le labbra, voglio evitare di lasciarmi sfuggire qualcosa che si ripercuoterebbe inevitabilmente contro di me. Se ne accorge. Diamine non sfugge niente a questo tizio!

Mi fissa, vuole capire se lo sto prendendo in giro ed il suo sguardo ancora una volta mi cattura.

<A domani detenuta Lewis> 

Non so perché ma lo percepisco come fosse una minaccia. Esce dall'infermeria e l'aria mi sembra all'improvviso meno elettrizzata. 

Logan Jordan è una scossa pari a diecimila volt di potenza. Se non ti uccide, ti mette al tappeto.

Vedo rientrare il medico con una bottiglietta in mano. Odio le flebo e peggio ancora gli aghi. Credo che lo abbia capito subito dato che mi fa un sorriso bonario per rassicurarmi.

<Grace, prometto di non dissanguarla e bucarla come un colabrodo> 

Mi rilasso e la tensione di prima scema. Assomiglia molto al dottor Moore. Ho conosciuto Robert per poco tempo, ma anche lui era così. Ironico ed allegro. Forse è tipico dei medici. Il loro modo per non farti andare in panico. 

<La ringrazio, dottore. Io odio gli aghi, anzi sono terrorizzata. Quando devo fare un analisi mi accompagnano le mie amiche>

Ride divertito. La fa facile lui, mica sono sue le vene.

<Mi chiamano tutti Doc> 

Prende la mira ed inserisce quella specie di pugnale chiamato ago. Devo dire che non me ne sono accorta più di tanto perché mi ha preso di sorpresa. Ha inserito la flebo nel momento esatto in cui ho alzato gli occhi per dire "va bene".

<Dentro c'è un leggero analgesico, ti aiuterà a riposare. Verrò di tanto in tanto per controllare flebo e paziente> 

Fa l'occhiolino ed esce nuovamente. Il farmaco comincia a fare effetto dopo poco. Sento le palpebre farsi pesanti. So che è un sonno indotto però voglio approfittarne per riposare. 

Chissà magari al mio risveglio le mie cellule grigie avranno avuto il tempo di rielaborare gli ultimi accadimenti. 

Chiudo gli occhi e l'ultima immagine che ho prima di crollare è quella del direttore. Quell'uomo mi turba. Mi mette agitazione ed ansia, eppure non riesco a liberarmi dallo strano magnetismo del suo sguardo.

Abbraccio il cuscino e mi lascio andare al dolce sonno ristoratore.

Seconda apparizione di Logan... sempre più simpatico e comunicativo😆 Che vi posso dire...ho un debole per i bad boys 😏







Dietro le sbarreWhere stories live. Discover now