7: Hank

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Doc mi ha dimesso dall'infermeria e mi ha dato delle pillole per l'emicrania. Da quando ho sbattuto la testa, le fitte mi perseguitano. Devo dire che è stato davvero in gamba, mi ha trattenuto un giorno in più. Lo ha fatto per aiutarmi non perché ne avessi realmente bisogno. Ha anche lui le mani legate da Logan Jordan e dal rigido protocollo che ha imposto a tutto il personale della struttura.

Ho scoperto che il direttore è un pignolo maniacale, un perfezionista ossessivo fino allo sfinimento ed un supervisore eccelso capace di captare i segnali meglio di un radar. 

Il signore incontrastato del Detention Center. Tutto deve passare sotto le sue mani. 

Iris, Jo e Meg ogni giorno ripercorrono assieme a me, minuto per minuto, i momenti salienti del mio incontro con Robert Moore. Ho ben impressa in mente ogni singola parola del nostro discorso. Non riesco veramente a capire. In certi momenti, quando lo sconforto mi attanaglia l'anima, mi convinco di aver fatto qualcosa che lo abbia portato alla morte. La cosa folle è che non so ancora di cosa sia morto.

<Detenuta Lewis seguimi> 

King Kong mi sbuca da dietro le spalle. Sussulto per lo spavento. Cammino di fianco a lei come da regolamento. Arriviamo al parlatorio e la mia curiosità aumenta sempre di più. Magari sono i miei genitori che, saputa la notizia, hanno deciso di dissotterrare l'ascia di guerra con la sottoscritta. 

Non sono loro. Figurarsi. Mia madre starà cercando di insabbiare con tutte le sue forze la mia reclusione e mio padre starà pregando una qualche divinità affinché non arrivi l'eco della notizia che la sua debosciata e scapestrata sia stata buttata in una cella.

Mi trovo di fronte un giovane uomo, molto elegante, con un fascicolo stracolmo di documenti. Si avvicina e mi allunga la mano per presentarsi.

<Signorina Grace, sono Hank Sullivan, il suo difensore. Sono stato nominato dallo stato del Nevada>

Spalanco gli occhi. Non posso crederci. Qualcuno lassù si è ricordato di me. Era ora! Stavo per battere il record di Jo.

<Avvocato Sullivan, la prego mi tiri fuori di qui. Capisco che la parola innocente se la sentirà ripetere da ogni detenuto che incontra, però in questo caso è la pura verità>

Mi sorride e mi invita a sedermi. La sua voce è tranquilla e pacata. E' abituato a trattare con uomini e donne di tutte le risme. 

Lo imito tentando di nascondere l'ansia che il mio corpo sta sprigionando.

<Grace, posso chiamarla così?> annuisco <Grace, la situazione è alquanto complessa. Ho letto tutte le carte in possesso della polizia. Il dottor Moore è stato trovato alle ore sette e trenta del mattino privo di vita dalla sua cameriera. Era riverso sul tappeto di fronte al divano del soggiorno. Sul tavolino è stato rinvenuto un bicchiere con le sue impronte, Grace. Hanno analizzato il poco liquido rimasto. Acqua con tracce di veleno>.

Ho un capogiro terribile, mi aggrappo al tavolino, devo essere pallida come un fantasma. Il mio difensore mi tiene la mano e mi chiede se ho bisogno di un medico.

<Qualcosa da bere, la prego. Ho la gola che brucia> 

Mi porge un bicchiere e versa dell'acqua, la bevo in un sorso solo. Sembro una che vaga nel deserto alla ricerca di un oasi. 

<Avvocato, non sono stata io. Robert aveva subito un trauma, l'ho accompagnato a casa. Entrando nella hall del palazzo ha chiesto al portiere di portargli un analgesico. Jack, John non mi ricordo neanche il nome, ha bussato dopo un poco. Aveva un pacchetto con il farmaco. Ho preso una caraffa ed un bicchiere in cucina. Ho riempito la caraffa d'acqua ed ho lasciato tutto sopra il tavolino. Ci sono le mie impronte per quel motivo. Ci siamo scambiati i numeri e la promessa di rivederlo a Phoenix. Questo è tutto. Era vivo e sorridente quando sono andata via>

Dietro le sbarreWhere stories live. Discover now