12: Ann e Jack

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Le mie amiche volevano portarmi a cena, ma ho rifiutato l'invito. Luna ha insistito fino allo sfinimento affinché andassi a dormire da lei per un po' di tempo. Ho preferito andare di corsa a casa. Ho bisogno di un lungo e rilassante bagno con tanto di sali profumati per togliermi di dosso l'odore che sento addosso. E' la medesima sensazione che si quando si esce dall'ospedale dopo una lunga degenza. Non appena metti piede fuori del reparto l'odore dei disinfettanti e dei farmaci ti inonda le narici.

Lancio le scarpe all'ingresso e le chiavi sul piccolo divano del soggiorno. L'appartamento è immacolato. Opera di Vic e Luna.  Quando sono arrivata qui non pensavo di riuscire a fare amicizia tanto presto e nemmeno di trovare due sorelle maggiori. Le amo alla follia!

Sono immersa da più di mezz'ora nella vasca da bagno. Le piccole bollicine di sapone aleggiano leggere accanto al mio corpo nudo. Inspiro la fragranza alle rose del bagnoschiuma. La mia mente è più leggera adesso. 

Infilo l'accappatoio e mi dirigo in cucina nella speranza di trovare qualcosa di non ammuffito da sgranocchiare. Il frigorifero è pieno di ogni ben di dio. Avrà fatto salti di felicità visto che di regola è sempre mezzo vuoto. Il giorno mangio alla mensa del museo e la sera cucino qualcosa di leggero tanto per sopravvivere. La maggior parte delle volte preferisco comprare qualcosa di pronto nella tavola calda all'angolo. Non mi diverte cucinare per una persona sola. 

Trovo due grossi contenitori che contengono pomodori ed insalata pulite e pronte da mangiare. E' opera di Vic. Lei ama le verdure, i probiotici, gli alimenti naturali e la soia. Io vivrei solo di pizza e dolci. Dietro i barattoli vedo un piccolo pacchetto colorato. Lo tiro fuori dal ripiano e lo apro. 

<Luna sei grande> saltello per la gioia come una bimbetta.

Dentro ci sono i Cadbury ed io li adoro. Sono degli ovetti di cioccolata a forma di ranocchia. Le loro faccine buffe mi hanno sempre divertito. Ne scarto uno e lo mangio. 

Quanto mi sono mancati i dolci durante il periodo di detenzione!

Ne prendo un paio ancora e mi stendo sul divano. Accendo la televisione non perché abbia voglia di vedere uno spettacolo, ma per sentire delle voci e vedere dei colori.

Il display del mio cellulare lampeggia, saranno le mie amiche di certo.

Mi manca il coraggio di aprire il messaggio e leggerlo quando vedo il mittente. E' un sms di Jack, il proprietario del museo, nonché mio datore di lavoro. 

La mano mi trema, il telefono mi sfugge di mano e cade sul divano. Lo riprendo e mi faccio coraggio, tanto immagino già cosa vorranno dirmi lui e sua moglie. 

<Ci vediamo domani. PS ben tornata piccolina :) Ann e Jack>

Piango senza ritegno. Vogliono che rientri in servizio domani? Ero certa che mi avessero già sostituita. Mi chiedo perché non sia possibile scegliersi i genitori. I miei sono letteralmente spariti, volatilizzati. Ann e Jack non hanno avuto figli e, non so per quale motivo, mi hanno benvoluta fin dal mio primo e disastroso colloquio. 

<A domani..grazie di cuore> digito sul display con la vista annebbiata dalle lacrime. 

Vado in camera, prendo il pigiama e lo indosso, mi lavo i denti e mi lancio sul letto. La tenue luce del televisore mi fa compagnia. Inserisco la suoneria della sveglia sul comodino e sprofondo tra le soffici e profumate lenzuola color lilla.

Spengo la sveglia qualche minuto prima che cominci a trillare. Non ho dormito tanto, per dirla tutta ho fatto dei brevi sonnellini. Di tanto in tanto mi risvegliavo in preda ad una strana sensazione di soffocamento, come se l'aria non volesse entrare nei miei polmoni. Spero che lo stress della detenzione mi passi velocemente. 

Mi alzo, vado in bagno per una doccia tonificante e mi vesto. L'aroma del caffè appena spento invade la cucina. Lo sorseggio mentre mangio uno snack. 

Prendo la borsa, il cellulare e le chiavi di casa ed esco velocemente con il cuore che batte a mille. Mi sembra di essere tornata indietro di anni e, più esattamente al mio primo giorno al Museum. 

Ann e Jack sono all'entrata, sono felici. Ann ha gli occhi rossi, spalanca le braccia non appena mi vede. Volo da lei, mi sento a casa, sono finalmente al sicuro. Le parole non servono. Capisco quanto bene mi vogliano, lo leggo nei loro sguardi. Hanno sofferto per me come fossi la loro figlia naturale. 

<Signorina si sta facendo tardi> 

Fa finta di essere burbero, ma la voce di Jack si flette leggermente. Apre il palmo della mia mano e depone la chiave del mio armadietto.

<La terza elementare sarà qui tra una decina di minuti> ribadisce con un sorriso luminoso.

<Volo> rispondo con un groppo alla gola causato dall'emozione che mi sta uccidendo.

Lo faccio veramente. Corro nello spogliatoio e deposito i miei oggetti nell'armadietto, appunto sulla mia maglia la targhetta con il mio nome e mansione. 

Ero certa che non l'avrei mai più indossata!

Scendo qualche minuto prima dell'arrivo del pullman.

I bambini ridono e scherzano, sono felici di trascorrere una giornata diversa dal solito. 

Le maestre li invitano ad entrare ed a mettersi in fila in silenzio. 

Adoro i bambini ed il suono delle loro voci mi era mancato. 

<Sono Grace, oggi vi farò visitare il nostro museo. Vedrete, sarà molto interessante>

Un coro di evviva mi tuona nelle orecchie. Faccio fatica a trattenere le lacrime. 

Ann mima un bacio e Jack mi fa il segno del pollice in su.

Sento la vita scorrere nelle mie vene e sono nuovamente felice!


Grace non ha perso il lavoro e Logan Jordan è solo un brutto ricordo..sarà così?

Dietro le sbarreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora