Capitolo 44

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Clyde's pov

Cerco di sorridere ad Amanda quando mi ringrazia per averla fatta parlare un'altra volta con Adam, ma poi lei se ne va dicendo di andare a cercare William e Paris, ed io osservo la macchina della polizia allontanarsi lentamente, con il signor Collins dentro. Dieci anni. So che se ne meritava anche di più, o almeno così la pensavo prima di conoscerlo, ma sapere che perderà dieci anni di vita tra tre mura e delle sbarre mi fa venire la nausea.

«Pistola e distintivo, Clyde.» Quando mi giro, trovo Steven ad un palmo dal mio naso. Corrugo la fronte.

«Scusa?»

«Pistola e distintivo.» Scandisce bene le parole. «Se non si fosse capito, sei licenziato.» Per un attimo non capisco le sue parole. So che ho fatto una cazzata in questa missione e che ne avrei pagate le conseguenze, ma generalmente quando un agente sbaglia viene retrocesso al grado inferiore. Difficilmente viene direttamente licenziato.

Ho la bocca asciutta. «Non credo di aver capito, signor Gonzalez.»

Steven assottiglia gli occhi. Improvvisamente mi ricordo perché io, Chase e Chloe lo chiamiamo Thanos. In più mi sta licenziando qui, in pubblico, e sono sicuro che il poliziotto dietro di me stia sorridendo. «Hai sbagliato, Clyde, hai sbagliato così tante volte che non te le posso più far passare per buone. Io volevo bene ai tuoi genitori e loro erano degli agenti provetti, ma non posso dire lo stesso di te. Ti fai prendere dalla situazione, provi compassione e mandi a quel paese gli ordini dei tuoi superiori.» Apro la bocca per ribattere, ma lui non mi lascia la possibilità. «Anche quando ti ho detto di lasciar stare il caso di Erik Lee tu mi hai ignorato, hai messo la mia stessa squadra contro di me per farti aiutare e non hai aiutato per niente ad arrestare Adam Collins, ci hai solo remato contro. Dimmi come posso ignorare tutto questo.»

Sono letteralmente fottuto. Ne è valsa la pena, alla fine? Il risultato è sempre quello. Avessi aiutato di più per l'arresto di Adam, forse Paris mi avrebbe odiato di più, ma almeno avrei ancora un lavoro. E non è che ora Paris mi voglia così tanto bene. «Non puoi.» Lo assecondo, annuendo appena. So come funzionano le procedure. Niente gli vieta di non licenziarmi.

«Scriverò che tu hai lasciato l'FBI da solo, Di tua spontanea volontà, dando le dimissioni, in modo che il tuo curriculum non sarà rovinato per sempre. Mi dispiace farlo Clyde, davvero, ma non posso lasciarti stare nella quadra. Li distrai tutti.» Annuisco di nuovo e Steven sospira. «Non provare a lavorare nelle forze dell'ordine, mai più. Non credo faccia per te. E se scopro che ci hai riprovato ti vengo a cercare sotto casa, mi sono spiegato?»

«Sí.» A stento riesco a dire, con le mani che quasi mi tremano. Posso capire che lo sta facendo per la questione di Paris e di come ho protetto i Collins in generale, ma non può licenziarmi anche per la questione di Erik. Ho davvero fatto il mio lavoro: ho fatto giustizia. Non è giusto che mi penalizzi solo perché la pensa diversamente. Eppure sono stanco di litigare, stanco di fingere che questa vita mi appartenga. Infondo ha ragione: non ne sono portato. Non sono sicuro che voglia ancora fare l'agente. «È tutto chiaro, grazie.»

Steven annuisce, mi lascia una pacca sulla spalla e se ne va. Mi passo una mano tra i capelli, non realizzando ancora. Ho passato tutta la vita a voler essere un agente speciale dell'FBI per aiutare le persone e, egoisticamente, anche per rendere orgogliosi i miei genitori. Farmi notare da loro, era il mio piano prima che tornassero nella mia vita sei anni fa. Ora non posso levarmi di dosso la sensazione che se fossero qui mi avrebbero guardato quasi con disgusto.

«Clyde.» Davanti a me c'é Chloe, non mi ero nemmeno accorto che fosse qui. Non c'era nella stanza dove stavano processando Adam. «Ho sentito quello che ti ha detto Steven, mi dispiace tanto.» Non mi oppongo neanche quando le sue braccia mi stringono a sé. Ricambio, cercando di ricordarmi l'affetto che prima provavo per lei. La consideravo la mia migliore amica, cavolo. Non posso credere che negli ultimi tre mesi ci siamo allontanati così tanto che a stento so chi è ormai.

UndercoverWhere stories live. Discover now