Undercover

Capitolo 6

Clyde's pov

«La missione sta procedendo molto bene.» Steven, Chloe e Chase mi guardano come se qualunque cosa dicessi fosse oro colato. In un certo senso è così, per la missione, ma mi irritano i loro sguardi indagatori. «Sono riuscito a convincere Paris ad uscire con me, questa sera, e ieri siamo andati tutti e tre ad una gara clandestina di moto.» Diciamo che il sabato mattina preferirei passarlo a dormire fino alle undici o andando in palestra invece che venire qui allFBI, a fare il resoconto della giornata di ieri, ma per ovvi motivi non siamo riusciti a comunicare fino a stamattina. Io l'ho detto che mi merito un bell'aumento quando finisco questo teatrino da quattro soldi.

«Gare clandestine, hai detto?» Steven annota tutto su un taccuino. Mi ricorda Paris quando si segna le mie risponde alle sue domande all'armadietto. L'espressione concentrata è la stessa, ma le somiglianze tra quella ragazza e questo idiota finiscono qui. Annuisco e Chase fischia, quasi a prendere in giro.

«Non mi stupisco che dei criminali fanno questo il venerdì sera.» Alza gli occhi al cielo Chloe, rivolgendomi infine un sorriso. «Saputo niente delle droghe? Qualcuno di loro si è fatto o ha cercato di vendere?»

«No.» Un problema alla volta, almeno. «William era spaventato che dicessi qualcosa agli adulti o alla polizia sulle gare. Le fanno ogni due settimane. Se mandate adesso la polizia la mia copertura salterà, io dico di agire tra un mese. È inizio marzo, ci siamo dati fine maggio come scadenza per arrestare Adam Collins. A metà aprile chiudiamo queste gare.» Più che suggerire, sto dando un ordine. Anche se Steven è il mio capo, su questa missione sono io a decidere, o almeno in parte. Sono io che sono sotto copertura, sono io che vedo.

«Va bene. Uno dei due Collins gareggiava? Potrebbe essere una scusa per arrestarli.» Appena Chase dice questo, ripenso alle parole di Paris. A come le ho detto dei miei, e non perché ero sotto copertura, quello non era Blake. Ero Clyde. Stavo dicendo la mia storia, quella vera. E lei mi ha trattato quasi con amore, mi ha fatto sentire bene anche se di solito mi sento sempre male quando ne parlo. Mi sento in colpa la maggior parte delle volte, ma con lei non è stato così. Esito. Voglio sul serio condannare anche Paris? Chiudo gli occhi. Ovvio che sì. Quello era un discorso del cavolo. Stava mentendo anche lei. Sono criminali, non devo avere pietà di loro.

Apro gli occhi. «Sì.» Sussurro, schiarendomi poi la voce. «Il più grande dei Collins, William.» Steven continua a scrivere e io sento una morsa nel mio petto. Il ragazzo sorridente che mi ha accolto nel suo gruppo non si merita questo, ma il ragazzo che ha gareggiato ieri e che probabilmente fa parte di brutti giri? Quello sì che deve essere punito. In un certo senso anche Paris e Liam sono sotto copertura, fingendosi ragazzi normali. Ma come farò a guardare stasera Paris, a sorriderle e a far finta di non aver appena condannato lei e la sua famiglia? Generalmente non mi faccio mai questi problemi. Ma qui è diverso, e devo ancora capire il perché.

Chloe si avvicina quando Steven esce, senza dire nulla, e mi lascia un bacio sulla guancia. Chase ci guarda con un sorriso malizioso, come se avesse visto che facevamo chissà che cosa. «Stai andando alla grande, Clyde. Sono orgogliosa di te.» Chloe è un osso duro. Durante la sua preparazione era una delle più brave, infatti ha fatto molta carriera. È intelligente, osservatrice e sospettosa. Non mi dice mai niente di dolce, però apprezzo che lo stia facendo adesso. La ringrazio sottovoce, ma lei se ne sta già andando.

Chase guarda la porta da dove è uscita e poi me. «E quello che diavolo era?» Faccio spallucce. Non ne ho idea. Darmi un bacio sulla guancia è stato... intimo, per noi. È vero, usciamo insieme spesso, ma non ci siamo mai dati baci o abbracci per salutarci. Adesso ho il dubbio che abbia una cotta per me, e non per Chase, come ho sempre pensato. «Amico, quella è cotta di te. Che bastardo fortunato, che sei.»