Capitolo 2

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Mi dispiace tanto doverlo scrivere perché dò questa cosa per scontato, ma purtroppo ci sono state delle persone che hanno copiato frasi intere e situazioni dalle mie storie senza chiedere il consenso, quindi voglio partire sicura con questa storia

Clyde's pov

«Quindi, agente Evans...» Il preside di questa scuola è veramente un idiota. Gli ho già detto tre volte di chiamarmi signor Moore o Blake, come preferisce, ma continua a chiamarmi con il mio vero nome. Ci manca solo che adesso ci senta qualcuno, così tutta la mia copertura sarà saltata. «Ho convocato William dieci minuti fa. La voglio aiutare, per cui sarà lui a farle fare il giro della scuola. Sarà più facile, in questo modo, per lei approcciarsi ai fratelli Collins. Entrambi fatto attività extracurricolari, William football e Paris è una cheerleader, nello specifico. Vuole unirsi ad uno dei corsi?»

Al liceo facevo football e me la cavavo abbastanza bene. Anche se non gioco da qualche anno non dovrà essere molto difficile tornare a giocare. «Quello che fa William.» Rispondo quindi, incrociando le braccia al petto. Ho due occhiaie spaventose sotto gli occhi e fatico a non sbadigliare. È sempre così, prima delle mie missioni, soprattuto quelle sotto copertura. Per i primi dieci giorni avrò l'ansia che mi mangerò vivo, poi capirò di star andando bene e mi tranquillizzerò. Il preside -di cui non mi ricordo il cognome- annuisce e dice che dopo andrà a parlare con l'allenatore per farmi inserire. Nessun professore sa che sono in realtà un agente, per fare in modo che nessuno mi tratti in modo diverso. Meno persone lo sanno meglio è, ed infondo è l'ultimo anno a cui devo prestare i corsi: mi ricordo le cose basi.

Finalmente la porta si apre e un ragazzo biondo con gli occhi chiari entra nella stanza. Mi ricorda Chase con il suo andamento sicuro di sé e il sorriso sulle labbra. Ecco, uno snob che si crede chissà chi solo perché ha la felpa della squadra di football. Sapevo che lui era quel tipo di persona. Il preside gli fa cenno nella mia direzione. «Signor Collins, le presento il signor Moore. La prego di farle fare il giro della scuola, anche la palestra e dove si tengono gli allenamenti di football. Siete esonerati e giustificati per le prime due ore.» William annuisce e io mi alzo, fingendo un sorriso e ringraziando il preside.

William, una volta che richiude la porta dietro di noi, mi porge la mano. «Ciao. Sono William, ma puoi chiamarmi Liam.» Ricambio la stretta e dico il mio finto nome. Blake. Suona strano detto come se mi chiamassi così. Un nome che non mi appartiene, che non mi viene naturale. Mentre mi fa cenno di seguirlo, intrattiene lui la conversazione e se è così socievole non sarà difficile essergli amico. «Allora, il preside ti aggiungerà alla squadra di football? Mi ha detto di fartela vedere, per cui sei interessato.»

Annuisco e gli racconto che nella mia vecchia scuola ero bravo e che voglio continuare. Poi gli chiedo se lui ne fa parte, data la giacca, e faccio finta di non sapere già la risposta. Come c'è da aspettarsi risponde positivamente. «Sarà bello averti in squadra, Blake.» Aggiunge poi. Lo ringrazio e ricambio il complimento, se così lo vogliamo definire.

L'ora successiva non parliamo molto, lui mi spiega le varie classi, i corsi e se è necessario i professori. Mi porta al campo da football, mi fa vedere gli spogliatoi e poi ritorniamo nel corridoio principale, vicino l'ingresso. Cerco di prestare attenzione il più possibile e ogni tanto di fare qualche domanda. Lui non accenna mai a sua sorella, ed io non chiedo. Infondo, se deve fidarsi di me nel futuro, non devo dare sospetti. Soprattuto non subito. «Puoi mangiare con me e i miei amici in mensa.» Sorride quando me la fa vedere. «Non mangio spesso con la squadra di football, in genere siamo io, mia sorella e i nostri due migliori amici; ma se preferisci possiamo mangiare con loro così te li presento.»

UndercoverWhere stories live. Discover now