Capitolo 7

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Clyde's pov

Non sono mai andato sul serio ad un appuntamento. Ho avuto alcune relazioni, neanche tanto serie, ma non sono mai uscito sul serio per un appuntamento. Mi baciavo con qualcuna e in automatico ci vedevamo spesso. Poi uno dei due finiva le cose. Per questo, sono piuttosto nervoso quando parcheggio la mia auto fuori casa Collins. Ho messo dei jeans ed una camicia nera a maniche corte, sperando che vada bene. Non sono troppo formale, ma non sono neanche vestito per andare al supermercato. Insomma, ho trovato un giusto equilibrio.

Ho mandato un messaggio a Paris cinque minuti fa, dicendole che ero quasi a casa sua, ma non la vedo ancora fuori. Mi mordo il labbro. Beh, se è un'occasione per conoscere suo padre... Esco dall'auto dopo averla parcheggiata e mi affretto a bussare. Una volta, in modo da non disturbare. Mi dondolo sui talloni per far passare il tempo, ed il nervosismo. Ad aprire la porta è Liam, che mi guarda con un sopracciglio inarcato. In realtà sembra piuttosto incazzato, anche se il primo giorno mi ha dato consigli su come conquistarla. Forse soffre di bipolarismo. Strano che non è segnato sul suo fascicolo all'FBI. «A che ora ce la riporti, Blake?» Ciao amico, sto bene grazie e tu?

«Al suo coprifuoco. Non un minuto in più.» Possibilmente neanche uno in meno, ma evito di dirlo.

«Ottima risposta.» Alle spalle di Liam compare Adam Collins. Riconosco l'espressione da duro, la stessa che ha nelle foto, e la figura imponente. Vorrei tanto avere la mia pistola in questo momento e sparargli dritto in faccia. Lui è l'uomo che sogno di arrestare da mesi, l'incubo del dipartimento di polizia più importante degli Stati Uniti d'America. Ed è proprio davanti a me, in carne ed ossa. «Tu devi essere Blake.»

«Sì, signore.» Mi schiarisco la voce e lo guardo negli occhi. Liam e Paris hanno gli occhi chiari, un azzurro così intenso che sembra quello del cielo, ma Adam li ha neri. Non riesco a decifrarli, e mi chiedo come può Paris parlare così bene di lui quando ha una faccia chiaramente da criminale.

Lui annuisce, soprappensiero. Prima che Liam o Adam possano dire qualcosa, Paris si fa largo tra loro e mi sorride. «Ciao.» È adorabile. Ha un vestito con sopra delle rose, i capelli sciolti e pochissimo trucco. Non che ne abbia bisogno, sia chiaro.

«Sei stupenda.» Le dico, ignorando le occhiate minacciose che mi lanciano Liam e Adam. Si fottessero pure. Lo è sul serio e ho voglia di dirglielo. In realtà in questo momento ho voglia di tante cose, cose che non dovrei voler fare dal momento che sono un agente dell'FBI e sono sotto copertura, e anche perché ci sono i suoi parenti davanti. Ma, finché rimangono solo voglie e niente fatti, va benissimo così.

Paris arrossisce. Lo fa spesso, in realtà, come se non fosse abituata agli sguardi della gente o ai complimenti, quando in realtà tutti la guardano e tutti glielo dicono. Eppure continua ad arrossire ogni volta che qualcuno la guarda per troppo tempo o ogni volta che una ragazza la ferma per dirle che vorrebbe essere come lei. È successo, tre giorni fa, e la scena era adorabile. Forse penso troppo alla parola adorabile quando c'è lei. «Grazie. Stai molto bene anche tu.» La ringrazio sottovoce, mentre i due maschi Collins continuano a fissarci in modo inquietante. Steven mi deve comprare una casa, dopo questo appuntamento, altro che aumento.

«Alle undici e mezza la voglio a casa. Ci siamo intesi, Blake?» Adam incrocia le braccia al petto. Immagino che se non fossi un agente, se fossi sul serio un ragazzo interessato a Paris me la farei sotto per lo sguardo che mi sta rivolgendo suo padre. Ma non è così. Ho delle manette, a casa, una pistola e sono bravo nel combattimento corpo a corpo. Volendo, potrei arrestarlo anche ora. Peccato che non abbiamo abbastanza prove. Per arrestarlo e assicurarci che resti in prigione per il resto della vita dovremmo fargli ammettere in una registrazione o con una confessione che è lui il capo dello spaccio della droga qui.

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