Capitolo 23

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Clyde's pov

Credo che io sia una delle persone più stronze di tutta la terra. Non solo le sto mentendo su chi sono davvero e altre mille cose, ma adesso le ho anche risposto male perché non sapevo come deviare l'argomento. Di certo non posso dirle che sono morti, quando ho raccontato a tutti che Blake si è trasferito qui per l'aumento del padre. Teoricamente potrei dirlo all'FBI, che manderebbe due agenti a fingere di essere i miei genitori, ma Paris è troppo importante perché le faccia conoscere due sconosciuti.

Oggi abbiamo fatto finta di niente, ci siamo salutati normalmente con un bacio nel corridoio della scuola, mi ha raccontato il film che ha visto ieri con i suoi fratelli e poi ci siamo separati per le lezioni, per poi esserci visti nuovamente a mensa. Adesso abbiamo appena finito gli allenamenti di football e delle cheerleader. Domani abbiamo un'altra partita, ma sono abbastanza felice di questo. Per un po' potrò far finta che va tutto bene.
Aspetto Paris appoggiato alla mia macchina, e per far passare il tempo gioco con le chiavi. Ho riflettuto molto su quello che avrei dovuto fare e soprattutto a ciò che voglio fare.

I miei non avrebbero mai approvato l'amore che provo nei suoi confronti, quindi anche se fossero ancora qui, non avrei mai potuto presentarglieli. Ma i miei genitori non sono chi reputo davvero la mia famiglia. «Hey.» Mi saluta la mia ragazza, piantandosi davanti a me. Ero così immerso nei pensieri che non l'ho neanche sentita arrivare. Mi sto proprio rincoglionendo per questa situazione.

Non la saluto e vado dritto al punto. «Hai qualcosa da fare oggi pomeriggio?» So che teoricamente è giovedì, quindi dovremmo studiare, ma conosco anche Paris. Come minimo si sarà anticipata tutti i compiti fino a martedì. Sorrido soddisfatto quando scuote la testa. «Allora scrivi ai tuoi che torni dopo cena.»

«Dove andiamo?» Domanda, con evidente curiosità nella voce. Mi allontano dalla macchina giusto per aprile lo sportello. L'ultima volta che ci è salita ci siamo baciati come non mai. Dovrei proprio smetterla di pensarci, prima che i miei ormoni prendano il controllo. «C'è solo un modo per scoprirlo.»
Lei ride, fa un cenno a William che non capisco ed entra. Le chiudo lo sportello, facendo anche un inchino per farla ridere di più, e quando torno al mio posto di guida, le prendo la mano prima di partire. «Ottima scelta signorina Collins. Dai piani alti mi chiedono se ti piace la lasagna. Credo proprio di sì, ma domando per sicurezza.»

Mi stringe un po' più forte la mano. «Blake, da chi mi stai portando?» Ieri mi sentivo così in colpa, che ho pensato a chi vorrei davvero che lei conoscesse. «Comunque sì, mi piace la lasagna.»

«Ieri ti ho detto che l'opinione dei miei non é importante, ed è così. Ma ci sono altre due persone a cui tengo e che voglio farti conoscere.» Zia Abbie è stata più logorroica del solito, soprattutto quando ha capito che Paris è la figlia del criminale che dovrei arrestare. Non le volevo dire che sono innamorato di lei per telefono, perché so che le chiamate sono registrate e anche che Steven mi controllerà molto di più, adesso, per cui sono andato a dirglielo di persona. Poi zia si è calmata e ha iniziato a pensare a cosa cucinarle per cena. Ho passato mezz'ora a dire ai miei zii di chiamarmi Blake e ricordare che teoricamente io sono venuto a Los Angeles solo due mesi fa. Ce l'abbiamo tutti nel sangue, quindi non dovrebbe essere difficile omettere alcune cose. «Sono i miei zii. Non hanno mai avuto figli ed io sono la cosa più simile ad un figlio che potevano avere. Sono tutto per me.»

«Allora non vedo l'ora di conoscerli.» Sussurra, dandomi un bacio sulla mano. Vorrei fermarmi e baciarla, ma come ho detto prima, non sono sicuro che poi riuscirei a controllarmi. «Ieri pensavo che tu ti vergognassi di me e per questo non volevi farmi conoscere i tuoi. Mi dispiace di aver insistito così e anche di aver reagito male.» Mi giro a guardarla non appena ci fermiamo per un semaforo rosso. Vergognarmi di lei? Adesso inizio a pensare di nuovo che si droghi con il padre.

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