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Mi vesto: scelgo il mio paio di jeans preferiti, poi aggiungo un top e un blazer, non credo proprio che ascolterò il consiglio di Luca.
Esce Anna dal bagno: "wellaaa, come siamo carine!"
"È troppo?"
"No, è il giusto. Sei a posto così"
Mentre finisce di prepararsi bussano alla porta: sono i ragazzi.
Entrambi indossano una camicia e un paio di jeans, sembrano quasi due gemellini.
"Sappi che è avresti dovuto osare di più"
"No Luca, direi che va bene così"
"Ma cosa si mangia in Turchia?" Ecco che interviene Samu.
"Boh, kebab?" Ribatte Anna.
"Non partiamo con gli stereotipi eh" mi intrometto.

18.15: iniziamo ad agitarci, l'inglese è in ritardo e non abbiamo notizie, ma ecco che bussano alla porta.
Siccome mi stavo dimenticando il telefono, esco per ultima e mi ritrovo Norris alla porta che mi scruta nel pieno del mio essere impacciata.
"Ehi ciao" arrossisco.
"Ludi muoviti, siamo in ritardo" e scoppia a ridere, probabilmente sa che è colpa sua.
Ci ritroviamo sul SUV bianco con Lando alla guida, non ha voluto nessuno se non noi. Però mi sembra strano che Charlotte o chiunque altro gli abbia dato la possibilità di andarsene in giro solo con la gara alle porte.

Entriamo in un palazzo gigantesco, dall'arredamento esotico. Non capisco se siamo fuori luogo, oppure se non ci sia dress code e va bene anche un'uscita informale.

"È uno dei pochi posti adatto a ragazzi che potesse darmi un po' di privacy, purtroppo" ci dice abbassando lo sguardo.

Prendiamo posto a sedere. Si siede di fronte a me questa volta, mentre da un lato ho Anna e dall'altro Samuele che passa tutta la cena a darmi i pizzicotti sulla gamba, come segno di darmi una svegliata.
La cena passa tranquillamente, tra uno schiamazzo trattenuto e imitazioni di episodi di una vita che sembra ormai essere lontana.
A un certo punto mi alzo per andare in bagno e poco dopo sento qualcuno che corre dietro di me: è il pilota.

"Ludi ti ha dato fastidio qualcosa?"
"No, ho solo bevuto troppa acqua" sorrido.
"Ah ok, mi stavo preoccupando. Sai, non mi capita spesso di fare serate così leggere... Sono contento. Io ho degli amici, però anche loro in un modo o nell'altro sono legati al mondo del motorsport e invece... con voi riesco a staccare".

Rimango bloccata, le sue parole mi lusingano ma non so come reagire.
Il mio corpo decide di muoversi da solo: gli prendo la mano, stringo le sue dita e aggiungo: "sono lieta che ti facciamo sentire così. Non so come tu abbia fatto a fidarti di noi, eravamo perfetti sconosciuti fino a un mese fa e ora ci inviti in giro per il mondo solo per passare del tempo insieme".
"Mi fate bene alla mente".
Gli lascio la mano ed entro nella toilette.
Quando esco dalla porta è ancora lì, a scrollare su Instagram. È talmente concentrato che non si accorge della mia presenza, così ne approfitto per tirargli un buffetto sul collo.
Scoppia a ridere senza più smettere. Questa situazione fa ridere anche me e torniamo al tavolo con le lacrime agli occhi.

"Si può sapere cosa avete combinato?" Domanda Samuele.
"Ma niente, si comporta come se avesse 12 anni, ha la serietà di un preadolescente!"
"Ehi signorina, non mi offenda"
"Ma quale offendere, hai capito per cosa ti sei messo a ridere?!" Rispondo mentre mi risiedo.
Mentre faccio questa mossa vedo la mia amica che mi fa uno strano sorriso: sembra quello di una mamma che approva la scelta della figlia. La sua smorfietta mi fa pensare che voglia dirmi qualcosa, ma so che avremo tempo in camera per confidarci i nostri pensieri.

Insistiamo per divedere il conto e, dopo aver pagato, riprendiamo la macchina, torniamo in hotel e ci dirigiamo verso le camere. Domani sarà una giornata lunga per tutti.

I primi ad essere lasciati davanti alla porta della camera sono i ragazzi: tra di loro si salutano con una pacca sulla spalla, mentre noi ragazze accenniamo solo un "ciao" con la mano.
Poi tocca a me e Anna. Lei esegue lo stesso copione e mentre entra dalla porta io mi sento afferrare la mano. Mi giro di scatto, guardo le mie dita e poi alzo lo sguardo: qualcuno mi sta fissando intensamente.
"Grazie e buonanotte" pronuncia a bassa voce.
Gli sorrido e mentre cerco di sfilare le mie dita dalle sue, con l'altra mano gli accarezzo il braccio.
Chiudo la porta.
"Sei cotta come una pera" afferma Anna.

A piccoli passiWhere stories live. Discover now