10.

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Ho le mani poggiate sulla sbarra mentre aspetto che la lezione cominci. È primo pomeriggio e Montesso ha chiesto a tutti gli allievi di dirigersi in sala per il classico poiché questa mattina non è stato possibile allenarsi.
Nel giro di pochi minuti giungono quasi tutti i ballerini e si sistemano per cominciare.

« Dov'è Nunzio? » chiede il maestro con le mani poggiate sui fianchi « È in ritardo. » puntualizza indicando l'orologio alla parete.

« Starà arrivando. » ipotizza Carola « Stava controllando il borsone quando l'ho lasciato. »

Montesso annuisce e aspetta altri dieci minuti per cominciare, senza ottenere risultato. Di Nunzio neppure l'ombra. Sbuffa e incrocia le braccia visibilmente infastidito dal ritardo del ballerino.
« Non posso più perdere altro tempo. Valentina, lo vai a chiamare? » domanda d'un tratto.

Mi blocco sul posto non aspettandomi quella richiesta. L'espressione di Carola muta ed ora leggo nei suoi occhi un pizzico di gelosia. Non voglio crearle problemi per cui non deve essere preoccupata per me.
« Posso andare io. » si propone la ballerina.

« No, l'ho già chiesto a Valentina che se si muove riusciamo forse a non perdere l'ora. » continua esortandomi ad andare a cercare Nunzio.

Ancora una volta, Carola mi fulmina ed io sospiro prima di uscire dalla sala.
Ma tra tutte le persone, proprio a me doveva chiederlo?
A passo svelto comincio a cercarlo e mi accorgo con delusione che non c'è in nessuna delle salette a disposizione. Controllo in palestra, ma è un vicolo cieco anche quello.

Torno in casetta e vado spedita nella sua stanza, che noto avere la porta socchiusa. La spingo lievemente, quanto basta per scorgere la figura del ballerino stesa sul letto. È rannicchiato tra le coperte ed evidentemente non si è per niente accorto o ricordato che a quest'ora avrebbe dovuto essere più che pronto, con le scarpette da classico ai piedi.

Lo osservo dormire per un po', in silenzio. Guardo il suo viso rilassato, le labbra schiuse e il suo petto che si alza e si abbassa in modo regolare dato il respiro tranquillo. Guardo come abbraccia il cuscino con un braccio, quasi non volesse farlo scappare e come lascia l'altro libero cadere giù dal letto.

« Nunzio. » sussurro e lo scuoto leggermente dopo essermi seduta ai piedi del letto a gambe incrociate, davanti a lui « Nunzio, dai... Devi svegliarti. » riprovo, ma lui non risponde « Ehi, su. » provo ancora.

« Val? » mugugna stropicciandosi gli occhi « Ma che ci fai qui? » chiede con la voce impastata dal sonno.

« Hai dimenticato che avevamo lezione per caso? » domando sorridendogli e lui si alza di scatto portandosi le mani ai capelli.

« Madre mia! » esclama facendo venir fuori il suo accento siciliano « Mi sono completamente scordato, che ore sono? »

« Le tre, e se non ci muoviamo Montesso ci disereda. » ironizzo mentre sbadiglia e si stiracchia.

Mi viene da sorridere a guardarlo così. Arrossisco quando mi accorgo che non porta la maglia e abbasso il volto per evitare di farglielo notare, fallendo.
« Tranquilla, adesso mi vesto. » mi avverte e trattiene una risata « Prima non avevi problemi però. » dice divertito e afferra una maglietta nera dall'armadio.

« Prima stavamo insieme, Nunzio. Ora non più. » sottolineo e lui si rabbuia tutto d'un colpo. Lo osservo andare davanti allo specchio, posto al di sopra della cassettiera, e sistemarsi i ricci scompigliati dal cuscino. Torna vicino al letto e mette in ordine velocemente le coperte, ignorandomi. Al che, io sbuffo e ricevo un'occhiata irritata da parte del ragazzo. « Comunque Carola ti ha coperto prima. » gli dico cambiando discorso « Non ha detto a nessuno che ti sei addormentato. »

a un passo da te | nunzio stancampiano. Where stories live. Discover now